Le sfide della consulenza per il futuro, parla Assoreti

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570 miliardi gestiti da 25mila consulenti per 4,5 milioni di famiglie. Questi alcuni dei numeri presentati da Marco Tofanelli, segretario generale di Assoreti, che spiega quali sfide dovranno affrontare i consulenti del domani e qual è il punto di vista delle reti sulla digitalizzazione della consulenza

Consulenti ieri, oggi e domani: quali sfide dovranno affrontare?

“La figura del consulente è profondamente cambiata nel corso degli anni. Se pensiamo a ieri, al tipo di attività che faceva, alle competenze che venivano richieste, a quelle di oggi e a quelle che saranno un domani, vediamo un profondo mutamento insieme alle banche nel servizio che offrono alla clientela. E’ una professione che cresce anche insieme a una normativa che è molto presente nel settore e influenza particolarmente i business di servizio e l’attività industriale che viene prestata. In ogni caso, è un servizio che oggi come oggi pone sempre più al centro gli interessi del cliente, attraverso una banca che è una sorta di piattaforma che offre tutta una serie di servizi al consulente che, a sua volta, ha una relazione di fiducia con il cliente. In questo contesto, abbiamo visto una crescita molto importante del settore: 570 miliardi in cura presso le banche e i consulenti che operano per esse, per circa 25mila consulenti che operano per 4,5 milioni di famiglie. Il ruolo del consulente, insieme all’evoluzione tecnologica, segue anche la crescita delle competenze, che saranno sempre più importanti dal punto di vista relazionale, tecniche ma di conoscenza, e di finanza comportamentale. Di conseguenza, la crescita dal punto di vista delle competenze fa parte di un bagaglio che sarà sempre più dovuto nel corso degli anni”.

Digitalizzazione della consulenza, qual è il punto di vista delle reti?

“Credo che dal punto di vista della digitalizzazione o del fintech in senso lato siano avanti. Rispetto ad altri competitor, per poter recuperare quel gap che si ha nei confronti delle reti non sarà facile. Hanno sempre puntato molto sulla tecnologia. Molte di queste rappresentano il fintech nel settore finanziario: piattaforme evolute, rapporti digitalizzati al massimo, massimo supporto per quanto riguarda la possibilità di interloquire con i clienti via social. Quindi, la tecnologia deve essere a supporto del consulente e messa a disposizione della banca per migliorare la relazione con il cliente”.

La Mifid2 ha posto attenzione su formazione e costi, come si muovono i consulenti?

“Si è posto molto l’accento sui costi, ma ogni servizio ha un costo purché ci sia un contenuto. Sono convinto che questo settore è uno di quelli in cui i contenuti sono preponderanti rispetto ai costi”.

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