Fintech, un nuovo ecosistema si affaccia sul panorama italiano

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In Italia la portata degli investimenti in venture capital è da sempre inferiore a quella degli altri paesi, ma dal 2018 sono stati fatti alcuni passi in avanti: solo negli ultimi 12 mesi le startup nell’ambito fintech sono aumentate da 200 a 300. Fabio Brambilla, presidente di Assofintech, fa il punto sulla questione.

Qual è lo stato del mercato fintech italiano ed europeo?

“Nel 2018 sono stati registrati investimenti record da parte dei fondi di venture capital. Anche l’Italia finalmente si inizia a muovere. Le startup italiane nell’ambito fintech, in particolare, sono passate da 200 a 300 solo negli ultimi 12 mesi. Questo vuol dire che c’è stata un’entrata massiccia su tutti i vari settori che copre il fintech, sia nell’ambito lending che in quello investing. La regolamentazione nell’ambito fintech è piuttosto complicata da affrontare. La fortuna è che ci troviamo ora ad affrontare differenti problematiche di regolamentazione degli operatori che offrono servizi in un ambiente come quello dei mercati finanziari e quindi è possibile prendere spunto da quello che è già stato sviluppato in tutti i paesi anglosassoni per poterli trasferire in Italia. Non nascondo che sicuramente c’è un gap di ritardo da un punto di vista di regolamentazione. La cosa più importante è che si riesca comunque a mantenere una flessibilità. Per esempio, adesso stiamo aspettando la normativa sui sandbox che dovrebbe essere deliberata entro fine anno”.

Quale sarà il panorama in prospettiva futura?

“Tutti i principali operatori si stanno muovendo. Ci sono importanti banche italiane che stanno lanciando delle iniziative per raccogliere investimenti che confluiranno direttamente sull’economia reale. Si tratta di un flusso importante di investimenti perché l’Italia è sempre stata caratterizzata da una componente di venture capital marginale rispetto agli altri paesi americani ed europei, come l’Inghilterra e la Francia. Il fatto che ci siano anche delle realtà di ecosistema che si stanno sviluppando in ambito fintech, sponsorizzate da differenti banche o differenti spazi condivisi di lavoro, ci dà anche un sentore che da un punto di vista imprenditoriale ci siano delle basi per supportare i ragazzi a sviluppare varie iniziative. Ci auguriamo che questo trend subisca una forte accelerazione, ma più che altro che si tratti di un’accelerazione che copra un numero importante di anni, in modo tale che non si tratti della classica fiammata che poi si spegne e non lascia delle fondamenta solide. Se questo tipo di trend riuscirà a essere costante nei prossimi 3-5 anni, siamo convinti che il fintech potrà essere una componente interessante dell’economia italiana, anche se molto specialistica”.

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