Editor’s note – Cosa troverete nel nuovo numero di We Wealth

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Ogni mese il direttore di We Wealth, Pieremilio Gadda, racconta in un podcast il contenuto del magazine

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Negli ultimi 10 anni la quota di ricchezza detenuta dalle famiglie italiane sotto forma di liquidità è cresciuta di quasi il 14%. Lo dice il secondo rapporto Aipb Censis, secondo cui complessivamente il valore delle attività finanziarie è sceso dello 0,4% in termini reali. Il dato sul peso della liquidità nei portafogli è uno specchio poco rassicurante dell’aumento dell’incertezza, almeno nella percezione delle famiglie, anche di quelle private: non a caso il 53,4% di chi dispone di una ricchezza finanziaria superiore ai 500mila euro guarda al futuro con preoccupazione, in aumento dal 46,5% di un anno fa, dice il Censis.

Da questo dato siamo partiti per costruire il numero di novembre di We Wealth, il primo che ho il piacere di firmare come direttore. Ci siamo chiesti, prima di tutto, quali fattori oggi generino incertezza. Ne parliamo all’inizio del giornale nei due approfondimenti dedicati alla guerra dei dazi e al conflitto siriano, che forse rappresentano due dei focolai di tensione più temuti in questo momento.

D’altra parte ogni fase ha i suoi temi dominanti, capaci di e alimentare le preoccupazioni degli investitori e degli operatori. Certamente di guerra di dazi non si parlava cinque o dieci anni fa. Eppure la costante che rimane, al mutare dei fattori di innesco contingenti è una persistente ricerca di protezione.

Più importante è chiedersi se le strutture dedicate ai grandi patrimoni abbiano saputo interpretare correttamente questa esigenza di protezione, fornendo risposte convincenti. Non sempre, se è vero quanto messo in evidenza dal Global wealth management report 2019 firmato da Ernst & Young con Aipb: una percentuale molto alta di clienti italiani, quasi uno su due (45%) si dichiara intenzionato a cambiare il proprio wealth manager nei prossimi tre anni.

Tutto questo accade in una fase delicata per gli equilibri della consulenza finanziaria, per almeno due ragioni: da una parte il campo da gioco di chi fa consulenza ai grandi patrimoni è sempre più affollato. In questo numero raccontiamo per esempio del nuovo progetto di Poste Italiane che ha lanciato – in gran segreto – un servizio dedicato alla clientela private. In gioco ci sono numeri davvero importanti, le masse riconducibili ai clienti degli uffici postali con portafogli sopra i 500mila euro valgono potenzialmente 39 miliardi di euro. È una competizione sempre più agguerrita in cui tutti gli intermediari stanno cercando di perfezionare gli elementi distintivi della propria offerta. Sfogliando il magazine, leggerete il caso di Bnp Paribas che, con il suo modello basato sui life banker, ha portato gli asset a quota sette miliardi di euro in cinque anni, sotto la guida di Ferdinando Rebecchi.

Dall’altra, ecco il secondo motivo per cui la fase è delicata, i margini sono in compressione, anche per ragioni regolamentari, legate a Mifid2. Il focus sulla trasparenza dei costi – una promessa che fino adesso è stata ampiamente disattesa – a lungo andare potrebbe costringere qualche player a un ripensamento. Evidentemente non è solo questione di costi: i grandi patrimoni hanno bisogno anche e soprattutto di soluzioni efficaci.

A questo proposito, abbiamo dedicato la copertina del magazine a Robeco, con un’intervista al responsabile per l’Italia, Marcello Matranga. Racconta le strategie di un asset manager che ha fondato il suo destino sulla ricerca, adottando un approccio scientifico ai processi decisionali – al punto da identificarsi nell’appellativo “investment engineers”. Oggi gestisce 186 miliardi di dollari a livello globale, con una forte expertise su cinque pilastri: strategie quantitative, obbligazioni corporate, mercati emergenti, mega-trend e investimenti sostenibili.

Il bisogno di soluzioni efficaci riguarda anche gli investitori istituzionali, come charity e fondazioni. Nel dossier realizzato in collaborazione con Rothschild raccontiamo perché una una gestione mirata del patrimonio possa aiutarle a massimizzare le risorse disponibili e rendere sostenibili i progetti futuri.

Servono soluzioni, ma anche una nuova narrazione, che non può essere puro marketing: deve essere credibile. In vista della settimana dell’investimento sostenibile e responsabile (o settimana Sri), che è giunta all’ottava edizione, abbiamo dedicato uno speciale di 10 pagine al tema della sostenibilità. In questo speciale raccontiamo perché il green washing (la strategia di comunicazione adottata da molte aziende con l’obiettivo di costruire in modo artificioso un’immagine positiva di sé sotto il profilo dell’impatto ambientale ndr) è controproducente e perché abbia senso sviluppare una strategia rigorosa su questo fronte: vale sia per le aziende che per gli asset manager.

Gli strumenti adatti ai grandi patrimoni possono essere sofisticati. Si pensi al mondo dei private market, destinato inevitabilmente a guadagnare più spazio nei portafogli. Non a caso abbiamo scelto di dedicare a questo tema una sezione ad hoc del nostro giornale. In questo numero troverete un’intervista a Gianluca La Calce, amministratore delegato e direttore generale di Fideuram Investimenti, che racconta come il Gruppo abbia deciso di interpretare il tema dei private market.

Occorre anche completare l’evoluzione dei consulenti di alto profilo da gestori di portafoglio a wealth manager, registi della pianificazione patrimoniale della famiglia, lungo tutto il suo ciclo di vita. Molto è stato fatto, ma bisogna ancora lavorare sulle competenze. Su questo numero, i nostri contributor, ci parlano delle principali novità in tema di trust, polizze a pegno, fiduciarie, aspetti legati alle opere d’arte. In tema di competenze non bisogna dimenticare le soft skill. In questo senso, come spiega Fabrizio Fornezza, i talenti di genere, in particolare quelli femminili, possono e devono essere valorizzati nell’ambito della pianificazione patrimoniale. Tra l’altro sempre più spesso le donne sono coinvolte nei processi di trasferimento della ricchezza alle nuove generazioni, e i banker devono tenere conto di alcune specificità.

Da ultimo, vi deliziamo con il graffio diabolico della Jaguar E-type, un capolavoro di eleganza e potenza, prodotto in oltre 70mila esemplari tra il 1961 e il 1974, che pare indissolubilmente legata al protagonista del celebre fumetto nato dalla penna di Angela Giussani.

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