Imprenditoria femminile: la mappa (aggiornata) degli incentivi

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Vincenza Frasca del Gruppo Donne imprenditrici di Confimi Industria racconta a We Wealth gli incentivi attualmente disponibili. Presentato al Parlamento europeo un manifesto dedicato all’imprenditoria femminile

Smart&Start Italia è un incentivo che sostiene la nascita e la crescita di startup innovative ad alto contenuto tecnologico, offrendo un finanziamento a tasso zero, senza alcuna garanzia, a copertura dell’80% delle spese ammissibili

Frasca: “Oggi non esiste a livello europeo una nozione di impresa femminile. Ciò significa che tutti quei fondi attualmente stanziati verranno incamerati dai diversi Stati in base alla loro legge nazionale”

In Italia le imprese femminili sono 1 milione e 342mila, pari al 22% del totale di aziende attive sul territorio nazionale. Un dato in calo di 6mila unità rispetto al 2021, secondo le ultime rilevazioni di Unioncamere, complici non solo gli strascichi della pandemia ma anche l’attuale contesto geopolitico e la crisi energetica. Più piccole nelle dimensioni e nel fatturato rispetto alle controparti al maschile, si tratta di realtà a volte fragili dal punto di vista finanziario: i numeri del Gruppo Donne di Confimi Industria provenienti da un osservatorio che conta circa 45mila imprese (maschili e femminili) svelano infatti come le realtà avviate da donne abbiano una vita più breve, quasi il 20% chiude dopo 3 anni dall’avvio e oltre il 30% va incontro allo stesso destino dopo il quinto anno di attività. Senza dimenticare che gli incentivi (così come i fondi) dedicati scarseggiano. Quelli attualmente attivi sono sostanzialmente due: Smart&Start Italia e ON – Oltre nuove imprese a tasso zero.

Smart&Start Italia: cos’è, a chi si rivolge e cosa finanzia

“Smart&Start Italia è un incentivo che sostiene la nascita e la crescita di startup innovative ad alto contenuto tecnologico, offrendo un finanziamento a tasso zero, senza alcuna garanzia, a copertura dell’80% delle spese ammissibili”, spiega a We Wealth Vincenza Frasca, presidente del Gruppo Donne imprenditrici di Confimi Industria. Questa percentuale può salire al 90% se la startup è costituita interamente da donne o da under 36 oppure in presenza tra i soci di almeno un esperto in possesso di un titolo di dottore di ricerca o equivalente da non oltre sei anni e impegnato stabilmente all’estero in attività di ricerca o didattica da almeno tre anni. Potranno accedere all’incentivo startup innovative costituite da non più di 60 mesi, team di persone fisiche che intendono costituire una startup innovativa in Italia (anche se residenti all’estero) o cittadini stranieri in possesso dello “startup Visa” e infine aziende straniere purché istituiscano almeno una sede sul territorio italiano. Le domande possono essere presentate online attraverso la piattaforma web di Invitalia e verranno esaminate entro 60 giorni. Al 1° dicembre 2023 le startup innovative già finanziate con la misura ammontavano a 1.525 per 783 milioni di euro di investimenti attivati e 604 milioni di euro di agevolazioni concesse.

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On – Oltre nuove imprese a tasso zero: come funziona

On – Oltre nuove imprese a tasso zero “sostiene invece micro e piccole imprese composte prevalentemente da giovani con un’età compresa tra i 18 e i 35 anni o da donne di tutte le età”, aggiunge Frasca. “Finanziato anche nel 2024, era stato promosso inizialmente dal Mise e poi portato avanti dall’attuale Mimit (ministero delle Imprese e del made in Italy, ndr)”, dice l’esperta. Le agevolazioni consistono in un mix di finanziamento a tasso zero e contributo a fondo perduto per progetti d’impresa con spese fino a 3 milioni di euro, che può coprire fino al 90% delle spese totali ammissibili. Si rivolgono alle aziende con progetti di investimento volti a realizzare nuove iniziative o trasformare attività esistenti nel settore manifatturiero, dei servizi, del commercio e del turismo. La compagine sociale deve dunque essere composta per almeno il 51% da giovani under 35 e donne di tutte le età; la maggioranza, precisa Invitalia nel portale dedicato, fa riferimento sia al numero di componenti presenti nella compagine sociale sia alle quote di capitale detenute. I dati aggiornati al 1° dicembre 2023 mostrano come siano stati già finanziati 1.280 progetti per 533 milioni di euro investimenti attivati e 245 milioni di euro di agevolazioni concesse.

“Altro caso quello del Fondo impresa femminile da 400 milioni di euro, sparito con un click day”, ricorda Frasca. “Abbiamo tra l’altro fatto presente a Invitalia che diverse aziende italiane che si trovavano in zone senza connessione non hanno avuto accesso alla misura”. Ma non è l’unica problematica da attenzionare, aggiunge. “Oggi non esiste a livello europeo una nozione di impresa femminile. Ciò significa che tutti quei fondi attualmente stanziati per finanziare l’imprenditoria femminile verranno incamerati dai diversi Stati in base alla loro legge nazionale. L’Italia, a sua volta, non ha una norma sull’imprenditoria femminile. La legge 215/92, trasfusa nel Codice delle pari opportunità, si limita a elencare i beneficiari dei fondi a favore non solo delle imprenditrici che hanno società di capitali, cooperative o società di persone ma anche delle libere professioniste. Il che rappresenta già di per sé un problema. In più, si parla di società cooperative con almeno il 60% della proprietà in capo a donne, società di persone con le stesse caratteristiche, società di capitali con almeno due terzi delle quote e due terzi della governance al femminile. È una legge un po’ datata. Unioncamere, che è più vicina all’economia reale, non conta le imprese con quelle caratteristiche ma si limita a considerare le imprese con almeno il 51% della proprietà e il 51% delle quote al femminile, in alternativa alla governance”.

Start WE Up: un manifesto per l’imprenditoria femminile

Partendo da questi presupposti nasce il manifesto “Start WE Up – Accendiamo l’imprenditoria femminile”, elaborato da Le Contemporanee e il Gruppo Donne di Confimi Industria in collaborazione con la Rappresentanza del Parlamento europeo in Italia. “È un manifesto condiviso con più confederazioni e associazioni femminili, tra cui Coldiretti e Fipe – Confcommercio”, racconta Frasca. “Abbiamo ottenuto inoltre il patrocinio di Unioncamere, del Mimit e del W7. Unioncamere, in particolare, si impegnerà a raccogliere dei dati per mappare la definizione di impresa femminile nei vari Stati membri per arrivare poi a una proposta entro la fine dell’anno”, anticipa Frasca. Il manifesto ha infatti individuato alcune aree di azione specifiche e possibili proposte, aperte a elaborazioni più concrete per divenire proposte di legge, suggerimenti all’azione di governo e indicazioni per provvedimenti da portare all’attenzione del Parlamento europeo. Oltre alla costruzione di una definizione unica a livello europeo di impresa femminile, come anticipato, punta anche ad aumentare gli attuali fondi a disposizione sia a livello nazionale che regionale per l’imprenditoria femminile; Start WE Up dice tra l’altro sì a ulteriori tagli del cuneo fiscale contributivo e all’introduzione in Italia del salario minimo.

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