Lettera dal futuro6 - post coronavirus: mobilità, viaggi e turismo
Lettera dal futuro6 - post coronavirus: mobilità, viaggi e turismo
Sesta puntata: mobilità, viaggi e turismo
Anche nella fase 2, il settore non ha mostrato segni di sostanziale ripresa
Ha prevalso la tendenza degli italiani a restare in Italia, usando il più possibile le soluzioni famigliari: le seconde case e gli affitti turistici, più degli alberghi
12 settembre 2020: da poco sono finite le vacanze estive e la parola d’ordine è “wait and see” in vista di quelle invernali. Una cosa è certa: il 2020 verrà ricordato come l’annus horribilis dell’industria dei viaggi e delle vacanze. L’opinione di Fabrizio Fornezza di Eumetra Mr
12 settembre 2020: le vacanze sono appena finite e si cerca di fare un punto su quello che è avvenuto in modo da trarre degli insegnamenti in vista delle prossime vacanze invernali. La mobilità, per motivi di turismo e di lavoro, è stata infatti devastata dalla crisi covid-19. E il 2020 verrà ricordato come l’annus horribilis dell’industria dei viaggi e delle vacanze.
Cos’è emerso e quali sono le attese per i prossimi mesi? In questa sesta puntata di “Lettere dal futuro”, We Wealth ha chiesto a Fabrizio Fornezza, presidente di Eumetra Mr, di indicare alcune tendenze.
Anche in fase 2, a maggio scorso, il settore non ha mostrato segni di sostanziale ripresa (diversamente da altri settori): i vincoli ai movimenti, l’estrema prudenza delle autorità, l’impossibilità per gli operatori di proporre soluzioni in contesto dove le destinazioni nazionali non erano raggiungibili e quelle internazionali completamente bloccate, ha rimandato ogni timido segnale ai mesi successivi. I dati hanno evidenziato poi una moderata ripresa dopo giugno, quando sono stati tolti i blocchi alle circolazioni nazionali e si sono ammorbidite le prescrizioni sul distanziamento, rendendo possibile l’apertura delle strutture turistiche a costi sostenibili. Le vacanze estive, appena trascorse, hanno visto un mercato contraddittorio: grande voglia di vacanza fra gli italiani, frenata da fattori esogeni.
Ha prevalso la tendenza degli italiani a restare in Italia, usando il più possibile le soluzioni famigliari: le seconde case e gli affitti turistici, più degli alberghi. Il mercato si è così segmentato in due. Una parte della popolazione ha deciso di investire consentendosi qualche lusso in più, dopo il lungo lockdown. Un’altra parte della popolazione, sotto il peso delle conseguenze economiche della crisi ha dovuto o rinunciare alle ferie estive, oppure sostituirle con soluzioni mordi e fuggi, scegliendo mete di prossimità, più brevi e low cost. In sofferenza le prenotazioni alberghiere e le località che non sono riuscite a trasformarsi in un’opportunità per i due segmenti di riferimento: il low cost essenziale o un prodotto di alto valore (nel segmento di riferimento). La crisi internazionale che ha visto, in un primo momento, mettere sotto accusa l’immagine dell’Italia e degli Italiani (anche se poi la strada seguita dagli altri è stata la medesima, come hanno mostrato i dati sui contagi in Europa e fuori Europa) ha quasi azzerato il raggio di azione delle ferie degli italiani non solo per l’estate ma anche nella prospettiva del prossimo inverno. Bassa disponibilità al rischio, blocchi internazionali ancora attivi (si pensi ai paesi che ancora in questo periodo di autunno hanno attivi provvedimenti di quarantena per gli arrivi dall’estero).
Senza dimenticare i costi del trasporto aereo in salita, causa il crollo dei volumi e i costi aggiuntivi di handling di passeggeri e merci.
In questo contesto autunnale, i tour operator più importanti stanno provando a lanciare alcune destinazioni specifiche concentrando gli sforzi su alcune aree dove appare più semplice operare, valorizzando le destinazioni invernali del catalogo italiano ed Europeo. Ma la situazione per la stagione invernale 2020 appare ancora molto complessa. Non manca – presso i viaggiatori abituali, sia quelli del “viaggio avventura” che quelli del “resort 4-5 stelle” – la voglia di tornare a viaggiare. Ma le condizioni ancora non ci sono perché questa voglia si trasformi sempre in progettualità attiva. Il “wait and see” rimanda tutto all’estate 2021, con l’incognita di un possibile ritorno – anche se parziale – del covid nella stagione invernale che si prospetta. Una circostanza che renderebbe tristemente permanente anche nei viaggi la fine della globalizzazione “low cost”, prospettata – da alcuni economisti – come una delle cause di medio termine proprio della crisi covid-19.
