Bce, Lagarde: basta effetti collaterali politica monetaria
Bce, Lagarde: basta effetti collaterali politica monetaria
Più a lungo permangono le misure di politica monetaria accomodante, maggiore è il rischio che aumentino gli effetti collaterali
Queste misure hanno contribuito a preservare condizioni di prestito favorevoli, a sostenere la resistenza dell’economia domestica
Ma i bassi tassi di interesse influiscono sui redditi da risparmio, sulla valutazione degli asset, sulla propensione al rischio e sui prezzi delle abitazioni
Nella sua audizione al Parlamento europeo, la presidente della Bce Christine Lagarde ha posto l’accento sugli effetti collaterali delle politiche monetarie Ue. E fra le righe bacchetta gli Stati, rei di non approfittare dei bassi tassi che renderebbero molto efficaci le loro politiche fiscali
Le misure accomodanti di Mario Draghi alla Bce hanno salvato l’Europa (e l’Italia) dal dissesto nei tempi bui della crisi. Ma “più a lungo rimangono in vigore le nostre misure di politica monetaria accomodante, maggiore è il rischio che gli effetti collaterali diventino più pronunciati.”
Lagarde: necessario andare oltre “gli effetti collaterali”
A parlare è Christine Lagarde nel suo intervento dell’11 febbraio 2020 al Parlamento europeo. Le politiche “non convenzionali” della Bce, ossia tassi negativi e Qe, certo hanno sostenuto la crescita dell’area euro. Ma al prezzo di alcuni effetti collaterali, indotti da tassi di interesse eccezionalmente bassi. Un contesto di tal tipo influisce infatti sui redditi da risparmio, sulla valutazione degli asset, sulla propensione al rischio e sui prezzi delle abitazioni.
I redditi da risparmio diventano più esigui e le valutazioni degli asset si impoveriscono. La conseguenza è, fra le altre, quella di spingere gli investitori verso prodotti sempre più rischiosi.
E’ quindi ora arrivato il turno delle politiche fiscali e strutturali al sostegno dell’economia dell’Eurozona, sostiene la Lagarde. Politiche che risultano tanto più efficaci in condizioni di tassi di interesse bassi. Ma gli Stati Ue non ne stanno approfittando.
I pilastri della politica monetaria Bce
“La politica monetaria della Bce dal 2014 si basa su quattro elementi: tassi negativi, acquisti di asset, forward guidance e Tltro. Queste misure hanno contribuito a preservare condizioni di prestito favorevoli, a sostenere la resistenza dell’economia domestica e, soprattutto nell’ultimo periodo, a proteggere area euro dagli ostacoli globali”.
Adesso la Bce sta monitorando attentamente i possibili effetti collaterali negativi per garantire che non superino l’impatto positivo delle misure adottate “sulle condizioni del credito, sulla creazione di posti di lavoro e sul reddito salariale”.
Finora, il Consiglio direttivo della Bce ha agito con determinazione per raggiungere la stabilità dei prezzi. Ma adesso “lo slancio di crescita dell’area dell’euro è rallentato dall’inizio del 2018. Soprattutto a causa delle incertezze globali” e di un commercio internazionale più fiacco. La crescita in rallentamento ha anche indebolito la pressione al rialzo dei prezzi e in questo modo “l’inflazione rimane a una certa distanza al di sotto del nostro target”.
Obbligazioni corporate, la nuova frontiera degli acquisti Bce
Secondo Ing, è probabile che la Bce continui ad aumentare gli acquisti di obbligazioni societarie a febbraio. Gli acquisti netti sono stati elevati in gennaio. La Bce fra l’altro ha acquistato quattro nuove obbligazioni societarie, tra cui i bond a 10 anni di Telefonica e quelli a 8 anni di Abertis sul mercato primario. Poi, sul mercato secondario, i titoli a 7 anni di Wendel e quelli a 7 anni di Orange. E gli analisti di Ing si attendono che gli acquisti continuino.
