L’Italia verso la procedura di deficit eccessivo

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Lo scontro è sempre più acceso tra Italia e Europa sulla manovra italiana. Ma quali sarebbero le ripercussioni della procedura per deficit eccessivo sull’economia del Paese? L’analisi di Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio economico dei conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Legge di bilancio: quali ripercussioni sullo scenario italiano?

Nel breve periodo sono relativamente ottimista, nel senso che questa legge di bilancio aumenta i rischi, non dà crescita, però non causa di per sé un aumento del rapporto tra debito pubblico e Pil. Normalmente le crisi avvengono quando il rapporto tra debito pubblico e Pil è alto e comincia a crescere. Questa legge di bilancio, in un contesto europeo di crescita ragionevole, non dovrebbe portare a queste conseguenze. Io non credo che cresceremo come dice il governo di un punto e mezzo il prossimo anno, però andremo almeno in recessione. Il rapporto tra debito pubblico e Pil dovrebbe mantenersi più o meno stabile. I problemi sorgono se invece l’Europa rallenta. C’è già stato un segnale di rallentamento nel terzo trimestre piuttosto forte per la Germania che, anzi, ha avuto una riduzione della crescita, ma se questi segnali si confermano, se l’Europa rallenta o va in recessione e noi andiamo in recessione, il rapporto tra debito pubblico e Pil ricomincia a crescere rapidamente e la situazione diventa davvero difficile da gestire. Questa è una situazione che ci potrebbe portare a uno scenario simile a quello del 2011. Per questo c’è bisogno di uno shock esterno, a meno che non si faccia qualche sciocchezza all’interno. Quello che è stato fatto aumenta i rischi però non sono tali, secondo me, da causare una crisi.

Spread: qual è il punto di non ritorno?

In generale non credo che ci sia una soglia, però tutti dicono che una volta arrivati a 400 ci sarebbero problemi di capitalizzazione almeno per alcune banche. In realtà più alto è lo spread più è alta la percezione del rischio e le conseguenze per l’economia. E quali sono le conseguenze per l’economia? Innanzitutto c’è un effetto psicologico non irrilevante: se lo spread aumenta molto, si teme di ricadere in una situazione simile a quella del 2011 e quindi si aspetta a fare investimenti, a spendere, e così via. Poi c’è un effetto sulle banche: il capitale delle banche che hanno investito molto in titoli di stato viene eroso e quindi diventano più prudenti nel prestare soprattutto ai clienti che non sono migliori, perché comporta un maggior rischio e quindi un assorbimento potenziale di quel capitale che si è ridotto in conseguenza dell’aumento del tasso di interesse e della riduzione del valore dei titoli di stato detenuti dalle banche. E poi c’è un problema anche di finanziamenti diretti: se lo spread va su, diventa più difficile anche per le banche prendere a prestito e mettere obbligazioni. Tutte queste cose frenano l’economia.

Come affrontare un’eventuale procedura per deficit eccessivo?

Credo che la cosa prioritaria da fare sia per lo meno tenere bassi i toni della discussione con l’Europa. In ogni caso, una procedura di deficit eccessivo richiede tempo. Altri Paesi sono andati in procedura di deficit eccessivo. E’ vero che le circostanze sono diverse, ma la cosa che può danneggiare di più l’Italia in questo momento è cercare di antagonizzare l’Europa. Ci sono delle regole europee che non sono state rispettate e bisognerà discutere sul da farsi. Attaccare l’Europa serve soltanto per scopi elettorali, non serve né all’Italia né a far scendere lo spread. Sono preoccupato, ma penso che non siamo ancora in una situazione di crisi. Per arrivare a una situazione di crisi ci vuole uno shock esterno, che potrebbe venire perché le recessioni per esempio importate dall’estero avvengono e il prezzo del petrolio si è abbassato però potrebbe tornare a crescere, per esempio. Sei mesi fa non eravamo molto robusti, ma adesso siamo un po’ più fragili.

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