Fed, regista indiscussa in un mercato senza guida

Mentre il mondo fa i conti con quattro diverse crisi (sanitaria, economica, di liquidità ed energetica), la regia dei mercati passa in mano alla Federal Reserve, che ha dispiegato le proprie forze, attingendo ad ogni strumento disponibile nel kit di pronto intervento per contenere gli effetti della crisi. Un’analisi di ampio respiro, in attesa del meeting Fomc del 28-29 aprile

“L’azione della Fed è davvero senza precedenti e si spinge ben al di là rispetto a quanto mai annunciato finora”. Il parallelismo è presto fatto e riconduce direttamente alla crisi che si identifica nel fallimento di Lehman Brothers: “Durante la crisi finanziaria del 2008, la Fed ha aperto linee di swap con diversi Paesi per supportare l’offerta internazionale di dollari”. Ora però, la posta in gioco sembra essere più alta.

Fed, il colpo di scena della politica monetaria

A metà marzo, con un colpo di scena a mercati chiusi, la Fed ha riaperto i battenti del sostegno monetario “per contribuire a lenire la pressione della liquidità sulle banche centrali più piccole e sui prestiti corporate non statunitensi” ha spiegato Arif Husain, Head of International Fixed Income, T. Rowe Price.
Non solo: “Per alleviare ulteriormente le pressioni sui finanziamenti al di fuori degli Stati Uniti, alla fine di marzo la Fed ha adottato un nuovo programma di riacquisto, il Foreign and International Monetary Authorities (Fima) Repo Facility. Questo programma permette ad alcune banche centrali e autorità monetarie straniere di riacquistare parte dei loro posizionamenti sui Treasury in cambio di liquidità”.
Una mossa che è stata vista come un tentativo da parte della banca centrale statunitense “di ridurre ulteriormente la volatilità sui Treasury Usa”.

Stabilità del dollaro Usa

In effetti, secondo l’esperto, l’istituto centrale americano è ben consapevole del fatto che “aprire linee di riacquisto con banche centrali straniere che necessitano di dollari sia un buon modo per limitare il sell-off forzato dei titoli di Stato Usa” contribuendo al contempo a stabilizzare il dollaro a stelle e strisce e la sua economia.
Un quadro nuovo, articolato, al quale si sono aggiunte le misure più note di politica monetaria, consistenti nel taglio dei tassi di interesse fino al livello zero (nel range 0%-0,25%) e nel varo di nuovi programmi di acquisto titoli, per la prima volta estesi ad obbligazioni societarie investment grade, ad alcune tipologie di bond high yield e di strumenti derivati (Etf).
Tali misure, grazie anche alla completa indipendenza e flessibilità di cui  gode l’istituto centrale americano, hanno permesso di virare velocemente dalla preoccupante situazione presentatasi a metà marzo, quando “qualsiasi settore obbligazionario si è fermato a causa dell’enorme domanda di liquidità, causando alti livelli di stress anche sul mercato dei Treasury” il più liquido della compagine obbligazionaria.
Con l’obiettivo di ampliare il proprio raggio d’azione, anche la Banca centrale europea ha temporaneamente allargato la schiera dei titoli sovrani accettati a garanzia nell’ambito di programmi di stimolo monetario, portando l’asticella due tacche al di sotto del giudizio investment grade, a livello spazzatura.

Treasury, la conferma di un presente incerto

L’attuale contesto, caratterizzato da una volatilità ben più contenuta rispetto ai massimi di metà marzo, potrebbe protrarsi nel tempo.
La ripresa” ha proseguito l’esperto, “sarà probabilmente lenta, con potenziali battute d’arresto lungo il cammino”. Per i mercati più rischiosi, ciò potrebbe significare scostamenti di prezzo più marcati , “condizione in cui i Treasury Usa potrebbero prosperare, grazie al loro status di beni rifugio nell’universo obbligazionario, ulteriormente rafforzati dal supporto della Fed ai mercati”.
Via libera quindi, nel breve termine, a mantenere una certa duration in portafoglio, realizzabile con Treasury Usa ed altri titoli del tesoro di qualità (Australia, Canada e Israele in primis). Attenzione però al medio lungo periodo: se è vero che la Fed è facilmente intervenuta a sostegno dell’economia, altrettanto vero è ch’essa ha rialzato i tassi e ridotto il suo bilancio non appena il contesto di base è tornato in una fase positiva. “Il rischio, a quel punto, è che la volatilità possa fare la sua ricomparsa”.

Banche centrali: la sorpresa (Fed e Bce) è dietro l’angolo

In attesa di conoscere le decisioni del Fomc, braccio operativo della Fed, nel meeting del 28-29 aprile (cui farà seguito, giovedì 30, la riunione del board Bce presieduto da Christine Lagarde), la Fed resta regista indiscussa di un mercato ancora stranito dalla recente crisi. Al momento, ha concluso Husain “tutti gli occhi sono puntati sulla Fed in cerca di una direzione” e il rischio che quest’ultima si trovi “obbligata a fare ulteriori mosse ancora più drastiche è più elevato oggi di quanto non lo sia mai stato”.
Giovedì sarà invece la volta di Christine Lagarde che, calcando la mano, potrebbe estendere il piano di acquisti Pepp (Pandemic Emergency Purchase Program) da 750 a 1000 miliardi di euro.

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