Che sia Trump o Biden, saranno le infrastrutture a vincere

Gli Stati Uniti guardano alla ripartenza anche grazie a incoraggianti dati sul Pil del Q3. Tuttavia l’economia a stelle e strisce potrebbe prendere direzioni alquanto diverse a seconda del vincitore alle presidenziali. Un’area strategica per entrambi i candidati, però, c’è: sono le infrastrutture (con importanti conseguenze su tutto il settore industriale)

“Indipendentemente da chi vincerà le elezioni, un disegno di legge sulle infrastrutture rappresenterà un ‘boost’ per i macchinari e le società di costruzione”. Così Jason Adams, Gestore di portafoglio della Global Industrials Equity in T. Rowe Price. Il vero vincitore di queste presidenziali, quindi, potrebbe non identificarsi con nessuno dei due candidati alla corsa presidenziale.

Nonostante un Pil del terzo trimestre cresciuto del +33,1% su base annua (in netta ripresa rispetto il -31,4% del secondo trimestre), l’economia americana necessita di ingenti stimoli per riprendersi stabilmente, anche a fronte delle previsioni di chiusura annua negative al -3,7% per il Pil 2020. E se bisognerà aspettare il post elezioni per conoscere l’entità esatta degli aiuti federali previsti a sostegno dell’economia, appare già centrale il ruolo che industria e infrastrutture ricopriranno in futuro per entrambi i candidati. Ma quali saranno le strategie dei due partiti in caso di vittoria? E quali le implicazioni per l’investitore?

Industrie e infrastrutture: Trump vs Biden

Sebbene focus di entrambe le campagne elettorali, i due candidati hanno idee molto diverse per infrastrutture e industrie. “Dopo aver approvato il Tax Cuts e il Jobs Act, il Presidente Donald Trump ha pubblicato un piano per le infrastrutture che però non ha mai portato a una vera e propria legislazione”, commenta Katie Deal, Associate analyst in T. Rowe Price. “Se Trump dovesse essere rieletto potrebbe spingere per un pacchetto mirato a migliorare il trasporto in superficie – misure per riparare strade e ponti – insieme ad aeroporti e altre infrastrutture critiche”.

Molto diversa la strategia di Joe Biden, che “ha un piano ambizioso non solo per finanziare le infrastrutture tradizionali, ma anche per dare un sostegno concreto all’energia pulita e all’efficienza energetica”, ricorda Deal. “Se attuati, i piani espansivi di Biden potrebbero favorire il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra – un trend secolare che interesserebbe le aziende specializzate in compressori d’aria, ferrovie, aerei commerciali, veicoli elettrici e gas industriali”.

Tre fattori che incideranno su industria e infrastrutture

La politica commerciale

Le strategie di politica estera nei prossimi quattro anni varieranno a seconda del vincitore, con conseguenze sugli accordi commerciali tra gli Usa e le altre nazioni. La linea rigida di Trump durante il suo mandato ha visto dazi punitivi volti a ridurre il deficit commerciale degli Usa. Il risultato? “Maggiore incertezza, controllo normativo stringente e maggiori costi per le società industriali che operano con le multinazionali”, che potrebbero inasprirsi nel caso di una sua riconferma. Sul fronte cinese, ancora più dura potrebbe essere la strategia di Biden, “in particolare sulle pratiche di mercato e sulle questioni relative ai diritti umani”, anche se sono probabili “alleanze multilaterali con leve commerciali a ridefinire la relazione Usa-Cina”.

Il ‘rimpatrio’ dell’industria americana

Con le chiusure dei confini e le limitazioni agli spostamenti, la pandemia ha reso chiara l’importanza di un approvvigionamento il più locale e accessibile possibile. Se l’incertezza sulla capacità o meno degli Usa di reperire materiale di prima necessità dovesse continuare, potrebbe “rafforzare la politica intrapresa da Trump di un ‘rimpatrio’ dell’industria americana attraverso dazi e crediti d’imposta, a partire da healthcare e tecnologia”. Anche Biden ha espresso il suo sostegno per l’onshoring “e se le catene di approvvigionamento dovessero continuare ad essere localizzate, a beneficiarne sarebbe l’automazione industriale”, commenta Adams.

Regolamentazione ambientale

La deregolamentazione dell’industria promossa da Trump ha “indebolito le norme ambientali: qualora il Tycoon dovesse assicurarsi un secondo mandato, è probabile che questa tendenza continui”. Agli antipodi la strategia di Biden, pronto a stringere le norme ambientali ancor più di quanto fatto dall’ex presidente Barack Obama. Osservate speciali sarebbero le industrie chimiche, vista la proposta del democratico per la classificazione dei PFAS (composti chimici perfluoralchilici e poliflouralcihilici) come sostanze pericolose, con “conseguenze sui limiti della loro presenza nell’acqua potabile e con maggiori costi di bonifica per coloro che inquinano”.

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