Investimento immobiliare (sostenibile): basterà il superbonus al 110%?

Covid-19 piega Paesi e singole economie, spinte a misure straordinarie per cercare di ravvivare il tessuto produttivo, imprenditoriale e sociale. Il tutto, con misure che strizzano l’occhio non solo ad aziende e privati, ma in generale al tema della sostenibilità. In Italia, il superbonus sulla riqualificazione del patrimonio immobiliare al 110%

Gli esperti di Pictet Asset Management hanno individuato cinque strategie che i governi dovrebbero percorrere per raggiungere i propri obiettivi sia economici che climatici.

Ripartenza: 5 strategie per riprendersi

Investire in infrastrutture pulite; ammodernare e ristrutturare gli edifici esistenti rendendoli efficienti dal punto di vista energetico; investire nell’educazione e nella formazione per contrastare sia l’impennata di disoccupazione causata dalla pandemia, sia la perdita inevitabile di posti di lavoro generata dalla de-carbonizzazione di intere parti dell’economia nazionale; promuovere una agricoltura che rispetti la natura e investire in ecosistemi resilienti, rigenerando gli habitat per supportare la biodiversità; infine, investire in ricerca e sviluppo green attraverso tecnologie eoliche, generatori solari, progetti di supporto per le aree rurali del pianeta
Per quanto concerne almeno i primi due punti, il Governo italiano ha inserito nel Decreto Rilancio di agosto il cosiddetto ‘superbonus’, misura straordinaria concernente una detrazione del 110% sulle spese sostenute per specifici interventi edilizi. Esso va ad affiancarsi (e non a sostituirsi) alle detrazioni simili già vigenti per il recupero del patrimonio edilizio (sismabonus) e la riqualificazione energetica degli edifici (ecobonus) dal 50% all’85%.
Obiettivo? Rilanciare il settore immobiliare sostenendo allo stesso tempo la spesa delle famiglie.

Immobiliare: superbonus sostenibile

L’aliquota detraibile al 110% (ad abbattimento dell’Irpef) riguarda le spese sostenute dal primo luglio 2020 al 31 dicembre 2021 per interventi sull’abitazione (anche sulla seconda casa) relativi a efficienza energetica, riduzione del rischio sismico, installazione di impianti fotovoltaici e di colonnine per la ricarica di veicoli. In fase di valutazione, la possibilità di estendere il termine fino al 2023 (con sostegno dei fondi europei).
Gli interventi possono essere di diverso tipo (sono contemplati l’isolamento termico e la sostituzione degli impianti di climatizzazione) e devono assicurare nel complesso il miglioramento di almeno due classi energetiche o il conseguimento di quella più alta.
La detrazione in cinque anni sarà inoltre gestita in maniera “agile”: anziché usufruirne direttamente sulle imposte future, potrà essere utilizzata come sconto in fattura. Non solo: si potrà cedere il credito corrispondente alla detrazione a un soggetto non coinvolto nei lavori (il fornitore o una banca, che dovranno avvallare l’operazione), “monetizzando” il credito in tempi più rapidi.

Investire nell’ottimizzazione: tetti di spesa

Come precisato dall’Agenzia delle Entrate, il tetto massimo di spesa per interventi di isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate che interessano l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda, effettuati da condomini, persone fisiche, istituti delle case popolari, associazioni e società sportive (ma non per attività d’impresa, arti e professioni) è pari a 50 mila euro per gli edifici unifamiliari o per unità immobiliari funzionalmente indipendenti all’interno di edifici plurifamiliari; 40 mila euro (moltiplicato per il numero delle unità immobiliari) se l’edificio è composto da due a otto unità; 30 mila euro (moltiplicato per il numero delle unità immobiliari) se l’edificio è composto da più di otto unità immobiliari. Le spese dovranno essere sostenute con pagamenti tracciati.
Nonostante le precisazioni fatte dal Mise con i due decreti attuativi previsti dal Decreto Rilancio (il primo per definire i contenuti dei requisiti tecnici relativi agli interventi fiscalmente agevolabili; il secondo, delle necessarie asseverazioni che attestino la rispondenza dell’intervento ai requisiti richiesti e la congruità delle spese da sostenere) i nodi da sciogliere restano molti. In primis, dal punto di vista burocratico.
Sarà sufficiente questo a ripartire? Un primo passo è comunque stato compiuto.

 
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