2000-2020: nuova bolla all’orizzonte dopo le Dotcom?

Il 2020 è il nuovo anno di svolta per la tecnologia (dopo il 2000). Sono diverse le analogie tra le dinamiche dei mercati a distanza di vent’anni dalla crisi delle Dotcom: che sia arrivata l’ora per una nuova bolla speculativa?

Estrema fiducia verso un prodotto/azienda, rapida crescita del prezzo del prodotto, evento che genera incertezza nelle aspettative di guadagni, importanti flussi di vendite, crollo finale del prezzo del prodotto stesso. Una sequenza che sottende a una crisi, che gonfia aspettative e speculazioni degli investitori fino a far scoppiare una bolla ormai satura e non più attrattiva per i mercati.

È quanto avvenne a cavallo del nuovo Millennio con la crisi delle cosiddette Dotcom (quelle società operanti nel settore tecnologico che avevano rivoluzionato il ciclo economico dando vita ad una New Economy non più basata sull’industria manifatturiera). Vent’anni dopo, la sequenza sembra potenzialmente ripetersi: che sia arrivata l’ora per una nuova bolla tecnologica? Le analogie, secondo Pictet Asset Management, sono evidenti. Soprattutto per cinque fattori.

Dal server al cloud computing

Attorno al 2000 Internet si diffuse in maniera capillare e molte aziende cominciarono a sfruttare le nuove tecnologie (prima tra tutte un’architettura di rete client/server) per offrire ai propri stakeholder un vantaggio competitivo. Lo stesso accade oggi: sempre più imprese si affidano ad innovazioni come il cloud computing per accrescere la digitalizzazione a livello globale. E proprio come la minaccia del Millennium Bug accelerò la corsa alla transizione digitale, così la pandemia da Covid-19 potrebbe fungere da prossimo catalizzatore del settore.

Entusiasmo sì, e irrazionale

Il bear market degli ultimi mesi è stato il più breve della storia. Funzionali al repentino recupero dei mercati, tassi d’interesse pari a zero e ingenti volumi di liquidità nel sistema. Una situazione, secondo Pictet AM, “simile, se non addirittura peggiore in termini assoluti” a quella verificatasi vent’anni fa, in cui “si arrivava da un periodo di discesa dei tassi di interesse e di un conseguente aumento dei flussi di liquidità nell’economia e nei mercati finanziari”. La veloce ripresa dei mercati in questo 2020, quindi, potrebbe non essere che frutto di un’euforia a tratti eccessiva dovuta a condizioni finanziarie estremamente favorevoli.

Epidemiologi, economisti, analisti

Oggi come nel 2000, “l’interesse dei non addetti ai lavori per il mercato finanziario è elevato”, sottolinea Pictet AM. Complici piattaforme di trading senza commissioni e influencer degli investimenti, in questi mesi “è iniziata una fase di speculazione, alimentata soprattutto dagli investitori retail. Probabilmente è ancora presto per parlare di bolla, ma si stanno presentando alcuni segnali in tale direzione”.

Se prezzi dei titoli e fatturato non coincidono

Tuttavia “un campanello di allarme per il rischio di una bolla si ha quando gli analisti sell side utilizzano metriche specifiche per le valutazioni”, commenta Pictet AM. È il caso del parametro P/S/G (price-to-sales-to-growth, prezzo/fatturato/crescita), in voga nel 2000 e recentemente tornato di moda. Rispetto alla versione base del P/S (price-to-sales, prezzo/fatturato), il P/S/G tiene in considerazione le prospettive di crescita a lungo termine di un’azienda. Questo parametro può aiutare meglio valutare quelle imprese i cui titoli vengono scambiati a prezzi che non rispecchiano i fondamentali dell’impresa.

Rischio di Ipo dal carattere opportunistico

Con un mercato solido sono numerose le imprese che anticipano le Ipo, “cercando di sfruttare il fatto che le valutazioni relative sono ai massimi per via della forte innovazione e di fattori finanziari tra cui i tassi di interesse nulli e il quantitative easing”, aggiunge Pictet AM. Ma attenzione: “diverse di queste società sono in perdita e il numero di aziende non redditizie che effettuano l’Ipo è simile a quello del 2000” (il 32% di oggi a fronte del 36% del 2000).

Analogie, ma anche punti di differenza

Nonostante dei fattori comuni, la situazione del comparto tecnologico del 2020 è ben diversa di quella del 2000. Le imprese tech di oggi sono più resilienti, con flussi di cassa e bilanci piuttosto solidi, e la crescita è oggi più debole rispetto a vent’anni fa. Da non dimenticare, poi, che in natura vince chi meglio si adatta – e l’unico modo per le imprese di fare ciò è “utilizzare i prodotti che le numerose aziende tecnologiche offrono alla loro clientela. E la digitalizzazione dell’impresa è ancora solamente agli inizi”.

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