2020-2030: il decennio dell’incertezza

“Una crescente incertezza” sarà il tema del prossimo decennio secondo il Fondo Monetario Internazionale, ancor più a causa della crisi sanitaria ed economica. Un’incertezza che è possibile misurare anche dal punto di vista della politica economica

Elezioni statunitensi, rapporti Stati Uniti-Cina, deglobalizzazione, disordini sociali, Brexit e, ultimo ma non meno importante, il Covid-19 e il suo impatto dirompente sui mercati e l’economia. Sono questi alcuni dei fattori di rischio che ora come ora incidono sull’incertezza delle politiche a livello globale: cosa aspettarsi dagli ultimi mesi del 2020?

Il decennio dell’incertezza

Se dovessi identificare un tema presente fin dall’inizio del decennio sarebbe una crescente incertezza”. Era il 17 gennaio 2020 e Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale, introduceva così il suo intervento al Pearson Institute for International Economics a Washington, D.C. In questo tumultuoso 2020, l’incertezza deriva non soltanto da eventi già in agenda (come le presidenziali Usa o l’affair Brexit), ma anche da altri certamente difficili da prevedere, crisi sanitaria in primis. Niente di nuovo, però: “raramente la volatilità nasce da una lista di ‘fattori noti’”, ricordano gli esperti di Goldman Sachs Asset Management all’interno del Market Know-How del terzo quadrimestre.

L’indice dell’incertezza (della politica economica)

Se anticipare gli eventi risulta difficile, è possibile però capire come questi influiscono sulle aspettative di breve e lungo periodo: così facendo, gli avvenimenti possono rappresentare dei parametri per ‘misurare’ scientificamente l’incertezza.
A prescindere dal metodo, a seconda del tipo di eventi considerati nel quantificare l’incertezza futura, è possibile delineare diversi tipi di indici. È l’esempio dell’indice di incertezza della politica economica globale. Ripercorrendo gli ultimi vent’anni, l’indice offre una chiara immagine dell’escalation di incertezza a partire dalla crisi finanziaria del 2008, con picchi importanti nel 2016 (l’anno della scorsa tornata elettorale negli Stati Uniti e del referendum sulla Brexit del 23 giugno). Più recentemente, invece, si notano gli effetti delle tensioni commerciali tra Usa e Cina e della pandemia da Covid-19.


Fonte: Goldman Sachs Asset Management, Market Know-How 2020 Edizione 3

Focus sulle elezioni statunitensi

Anche nel 2020 le elezioni statunitensi rimangono sorvegliate speciali come fattori di rischio nell’incremento dell’incertezza a livello globale. È infatti “probabile che la volatilità di mercato aumenti con l’avvicinarsi delle elezioni statunitensi”, commenta GSAM. “La storia suggerisce di tenere d’occhio il mercato azionario. Un rendimento a 3 mesi positivo prima delle elezioni ha rappresentato storicamente un fattore nettamente favorevole al partito al governo, e foriero di una sua vittoria in 20 elezioni su 23 dal 1928”.
Mercati a parte, anche i cosiddetti swing states, gli stati in bilico, potrebbero prevedere una possibile vittoria da parte di ciascuno dei due candidati: sono Arizona, Florida, North Carolina, Minnesota, Pennsylvania e Wisconsin. A prescindere da chi sarà il vincitore, un dato è certo: saranno 270 i collegi elettorali da conquistare per entrare (o rimanere) al comando della nazione a stelle e strisce per i prossimi quattro anni.


Fonte: Goldman Sachs Asset Management, Market Know-How 2020 Edizione 3

La vera sfida per i candidati, tuttavia, potrebbe essere non tanto la vittoria del 3 novembre quanto la gestione della crisi economica e sanitaria nel medio periodo. Una ripresa che, a detta degli esperti di GSAM, sarà rafforzata anche grazie al considerevole valore degli stanziamenti fiscali pubblici attesi nel 2021 (il 20% del Pil statunitense) ma che è già minata dalle battaglie tra democratici e repubblicani sulla quantità di aiuti post-Covid (i primi hanno proposto 2,400 miliardi di dollari contro il tetto massimo di 1,600 dei secondi). Battaglia che sembra risolversi ancora prima di cominciare, con il presidente Trump che il 6 ottobre ha annunciato che qualsiasi negoziato sugli aiuti verrà posticipato dopo il voto. Immediata la reazione dei mercati: discesa dello S&P 500 dell’1,4%.

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