Il dilemma deflazione che Draghi non ha saputo sciogliere

Tassi in negativo, nuova iniezione di liquidità ed un mercato che fatica a tradurre le politiche di stimolo in ripresa economica reale. In un contesto ove è ancora il dollaro a definire le regole del gioco, l’attenzione resta sull’Europa e sul cambio di poltrona che a novembre interesserà la Bce: via Draghi, dentro Christine Lagarde. Cosa cambia?

Incertezza generalizzata, tassi negativi ed una nuova tranche di stimoli monetari, nel tentativo di far ripartire l’inflazione europea, e con essa la sua economia. Con una crescita del Pil pari circa alla metà di quella statunitense ed un livello dei prezzi che rasenta l’1% (ben lontano dal target del 2%), il mercato si interroga su quale direzione prenderà il Vecchio Continente e quali misure potrebbero effettivamente scuotere l’Europa dal torpore degli ultimi trimestri.

Economia europea: verso un miglioramento nel 2020

“Credo che nel 2020 l’economia europea potrebbe mostrare segnali di graduale miglioramento” ha spiegato Robert Lind, economista di Capital Group. Secondo l’esperto, saranno tre i “se” da risolvere: se le tensioni commerciali inizieranno a placarsi; se le misure di stimolo delle banche centrali si tradurranno in azioni concrete sull’economia reale; se Regno Unito ed Unione europea riusciranno a siglare un accordo chiaro sul fronte Brexit.

In attesa di ulteriori sviluppi, il mese scorso la Banca centrale europea ha tagliato il tasso sui depositi di 10 punti base (da -0,4% al -0,5%). Il Consiglio direttivo ha inoltre disposto la riapertura di un nuovo piano di acquisti obbligazionari mensili da 20 miliardi di euro. Con una postilla: l’impegno da parte dei Governi nazionali ad attuare riforme sul lato delle politiche fiscali, che aiutino il rilancio dell’Unione monetaria nel suo complesso.

Draghi e l’effetto euro debole: analisi sul fronte Eur/Usd

Dopo il meeting Bce di settembre, l’euro ha proseguito la sua discesa, confermando la forte e ormai pluriennale dinamica rialzista del biglietto verde. Da inizio anno ad oggi, l’euro ha perso più del 4%, alleggerito da tassi negativi che hanno reso generalmente più appetibili gli investimenti denominati in dollari.

Secondo Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group “il dollaro risulta oggi notevolmente sopravvalutato rispetto all’euro. Una volta che il trend avrà invertito la propria rotta, le attività finanziarie denominate in euro potranno beneficiare di impulsi più forti”.
Di fronte ad una economia americana la cui crescita inizia a rallentare, il dollaro potrebbe ridimensionarsi contro euro a partire dal 2020, mantenendosi però forte nel breve termine (per effetto della divergenza delle due economie).

“Il rapporto tra tassi d’interesse e valute” ha concluso Søndergaard “si è interrotto a causa del contesto di tassi d’interesse negativi. Ci vorrà del tempo perché si ristabilisca tale correlazione”. Ciò che davvero è bene chiedersi, dunque, è se l’euro si apprezzerà quando l’economia statunitense comincerà a indebolirsi.

Il cruccio deflazione e le domande sul dopo Draghi

Quando ormai il conto alla rovescia in vista della fine del mandato di Mario Draghi scadenza gli ultimi rintocchi, l’attenzione resta alta prima del suo ultimo meeting del 24 ottobre. A partire dal 1° novembre spetterà invece a Christine Lagarde, ex Presidente del Fondo monetario internazionale, portare avanti le politiche ed il fardello del suo predecessore. Cosa cambierà?

Secondo Søndergaard “solo il tempo lo dirà”.

 

 

 

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