Effetto covid: il debito di Disney e l’angelo caduto Ford

Aziende americane a rischio downgrade. A penalizzarle, il lockdown dovuto a covid-19 e le mancate entrate che hanno messo a rischio la sostenibilità delle linee di credito. Crescono i debiti: per Disney, $11 miliardi in più; per Ford, un rating high yield che pesa sulla solidità aziendale

L’attuale fase di incertezza ha portato molte aziende ad adottare misure volte ad ampliare la liquidità d’impresa tramite il taglio delle spese operative e degli esborsi di capitale, la riduzione o sospensione dei dividendi, il riacquisto di azioni e la raccolta di capitale sul mercato. A proposito, l’iniezione di liquidità da parte della Fed e l’ampliamento della gamma di obbligazioni sottoscrivibili hanno permesso alle società investment grade e ad alcune realtà high yield di tornare a contare nuovamente sui nuovi prestiti.
Come illustrato da Damien McCann, gestore di portafogli fixed income di Capital Group, “alcune società, come Disney, hanno sfruttato il mercato obbligazionario più volte negli ultimi mesi” per compensare le mancate entrate dovute al blocco delle attività ed ascrivibili, nel caso di specie, anzitutto alla chiusura dei parchi divertimento. Bene invece la piattaforma Disney+, che in appena tre mesi ha superato le aspettative con 28,6 milioni di abbonati.
Complessivamente, la celebre azienda rappresentata da Mickey Mouse ha aumentato il proprio debito di 11 miliardi di dollari per fronteggiare le difficoltà legate al coronavirus.

Negli ultimi anni, le agenzie di rating hanno iniziato ad applicare criteri per l’assegnazione dei meriti creditizi sempre più stringenti. “Data l’entità della contrazione economica, credo che questa tendenza sia destinata a proseguire: nei prossimi mesi e trimestri ci saranno certamente molti declassamenti” ha aggiunto McCann. Il comparto delle realtà ad alto rendimento (e quindi potenzialmente più rischiose) dovrebbe quindi aumentare.
“Sebbene alcuni investitori temano che il mercato possa essere travolto da un’ondata di nuove emissioni high yield, è bene ricordare che negli ultimi anni l’offerta si è effettivamente ridotta” mentre la domanda da parte di quegli investitori in cerca di un profitto più alto (in un mercato a tasso zero) ha continuato a crescere. Se si guarda ad alcuni nomi noti del comparto high yield, inoltre, risulta chiaro come tali obbligazioni declassate possano rappresentare “interessanti opportunità d’investimento in portafogli ad alto rendimento”.
Un esempio? Ford, il più grande “angelo caduto” del mercato che, dopo i risultati del primo trimestre, è entrato a pieno titolo nella schiera degli emettenti “spazzatura”. Il gruppo automobilistico ha infatti riportato una perdita di 2 miliardi di dollari tra gennaio e marzo (tra le più pesanti di sempre), con un fatturato fermatosi a 34 miliardi di dollari (le attese erano per un utile di 287 milioni e vendite nel trimestre a 35,4 miliardi).

Il mercato del credito BBB

Sebbene il recente sell-off abbia creato opportunità sia nel mercato investment grade che in quello high yield, “in quest’ultimo, il miglioramento delle valutazioni ha aperto nuove occasioni nei settori sanitario, tecnologico e dei beni di consumo”.
Quanto ai titoli BBB, “il mercato negli Stati Uniti è enorme (quasi 3.000 miliardi di dollari) e molto variegato. Il nostri analisti suggeriscono che è improbabile che un’ampia fetta di questo mercato specifico scivoli al livello high yield. Molte aziende con merito BBB, infatti, sono resilienti e di alta qualità. Inoltre, gli stessi titoli BBB declassati ad high yield rappresenteranno comunque opportunità d’investimento, soprattutto se il downgrade sarà accompagnato da un allargamento degli spread creditizi”.
In Capital Group, “restiamo molto selettivi, analizzando singolarmente ogni titolo” ha concluso l’esperto. “Questo approccio è particolarmente importante nel contesto attuale, in cui i downgrade e i default sono sempre più frequenti. Sapere cosa si acquista aiuta a mitigare i rischi del mercato creditizio in generale”.
Inoltre, “non ci stancheremo mai di sottolineare i vantaggi di un approccio a lungo termine: con una visione pluriennale, infatti, gli investitori avranno più possibilità di ottenere rendimenti maggiori”.

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