Investire nella parità di genere: come difendersi dal pinkwashing

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Il protocollo di valutazione in termini di gender equality che Winning Women Institute propone alle aziende ha ispirato la prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022, entrata in vigore nel maggio 2022. Oggi le imprese certificate UNI sono più di 170

La Certificazione nazionale viene rilasciata da enti accreditati secondo il Regolamento Europeo 765/2008 e consente di accedere a benefici di tipo fiscale e contributivo e ottenere premialità nelle gare d’appalto

Se nel 2021 l’Italia aveva guadagnato 13 posizioni nella classifica del World economic forum sulla parità di genere salendo dal 76° al 63° posto su un panel di 156 nazioni al mondo, la scalata tricolore ha subito poi una battuta d’arresto

Paola Corna Pellegrini: “Il nostro motto è che se non misuriamo non miglioriamo. E i numeri parlano. Dobbiamo raccoglierli, analizzarli e partire da lì per costruire un mondo migliore”

I numeri delle (dis)parità di genere in Italia mostrano un paese che avanza, ma lentamente. Se nel 2021 avevamo guadagnato 13 posizioni nella classifica del World economic forum salendo dal 76° al 63° posto su un panel di 156 nazioni al mondo “grazie soprattutto al rinnovo della legge Golfo-Mosca sulle quote di genere nei consigli di amministrazione”, come racconta a We Wealth Paola Corna Pellegrini (presidente di Winning women institute, di Aiceo – Associazione italiana ceo e vice presidente del Forum della meritocrazia), la scalata tricolore ha subito poi una battuta d’arresto. L’occupazione femminile si blocca da anni intorno al 50%, con un gap rispetto a quella maschile che continua a oscillare tra il 15 e il 18%. Se poi si parla di posizioni apicali, le donne ceo nelle aziende quotate rappresentano appena il 3%. Una situazione, nelle parole di Corna Pellegrini, risultato non solo di retaggi culturali ma anche di insufficienti supporti alle famiglie che si ripercuotono sia sull’occupazione che sui livelli di natalità e conseguentemente sull’economia del paese e la sostenibilità dei sistemi pensionistico e sanitario nazionale.

È in questo scenario che Winning women institute, fondata nel 2017, ha lanciato la prima certificazione per la parità di genere nel mondo del lavoro per contribuire più recentemente alla stesura della prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 entrata in vigore lo scorso maggio; la Certificazione nazionale viene rilasciata da enti accreditati secondo il Regolamento Europeo 765/2008 e consente di accedere a benefici di tipo fiscale e contributivo e ottenere premialità nelle gare d’appalto. “Io stessa, nel mio ruolo di presidente dell’Associazione italiana ceo ho contribuito a promuovere presso l’UNI (l’Ente italiano di normazione) la definizione della prassi di riferimento e ho partecipato alla sua stesura”, ricorda Corna Pellegrini.


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Gli indicatori di performance (Kpi) delineati nella UNI/PdR 125:2022 sono infatti frutto del confronto svoltosi nel Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese coordinato dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. E sono suddivisi in sei aree, ognuna con un peso specifico differente rispetto alla valutazione complessiva: cultura e strategia (15%), governance (15%), processi nell’ambito Hr (10%), opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda (20%), equità remunerativa per genere (20%) e tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%). “La UNI/PdR 125:2022 è modulare e proporzionale rispetto alla dimensione dell’azienda, per cui le micro imprese (1-9 dipendenti) e piccole imprese (10-49 dipendenti) devono essere compliant solo a una parte dei Kpi che abbiamo definito”, spiega Corna Pellegrini. “Ma dovranno diventarlo interamente nel tempo. La UNI/PdR 125:2022 prevede infatti la ricertificazione dopo tre anni e in questi tre anni le aziende devono dimostrare un miglioramento continuo, per cui ci saranno dei check intermedi che monitoreranno che intraprendano dei percorsi, definiscano un piano strategico sulla parità di genere e si riconosca nei numeri che lo abbiano implementato”.

“In questi cinque anni Winning women institute ha portato più di 30 aziende all’ottenimento della propria certificazione (di durata triennale), alcune delle quali hanno già intrapreso il percorso di ricertificazione”, continua Corna Pellegrini. “Noi continuiamo a rilasciare il bollino rosa di Winning women institute alle aziende che scelgono di sottoporsi al nostro stringente processo di certificazione superando tutti i Kpi ma, allo stesso tempo, capitalizzando sull’esperienza e i dati acquisiti, ci proponiamo come consulente strategico per tutte quelle realtà che desiderano iniziare un percorso di analisi e consapevolezza sulla parità di genere, dando loro strumenti e supporto necessari per evolvere su questo tema e prepararle a ottenere anche la Certificazione nazionale UNI, estendendo così il nostro campo d’azione. Come Winning women institute siamo in contatto con le istituzioni e gli ultimi dati ci dicono che le aziende certificate UNI sono più di 170”. 

La Certificazione nazionale, continua Corna Pellegrini, può rappresentare tra l’altro anche uno strumento per gli investitori per difendersi dal rischio di pinkwashing. “Essendo un ente terzo autorevole e autorizzato che fa un audit oggettivo, basato in gran parte sui numeri, si tratta di una valutazione cui possono far riferimento sia le istituzioni finanziarie sia i consumatori”. Senza dimenticare che il Consiglio europeo, nella giornata del 28 novembre, ha approvato in via definitiva la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità. Le nuove regole, nelle intenzioni di Bruxelles, guideranno le imprese verso un’economia a vantaggio delle persone e dell’ambiente; e consentiranno anche agli investitori di “prendere decisioni informate sulle questioni di sostenibilità”, come dichiarato dal Consiglio in una nota ufficiale. E dunque anche sulla parità di genere. “Già la Non-financial reporting directive richiedeva alle aziende di dichiarare tutte le proprie iniziative sotto il profilo della sostenibilità; senza collegare sistemi premianti o sanzionatori, ma lasciando che i mercati finanziari facessero la differenza. E i mercati stanno premiando le aziende sostenibili anche sotto il profilo della parità di genere”, osserva infine Corna Pellegrini. Poi conclude: “Credo sia un processo ormai inarrestabile. Il nostro motto è che se non misuriamo non miglioriamo. E i numeri parlano. Dobbiamo raccoglierli, analizzarli e partire da lì per costruire un mondo migliore”.

(Articolo tratto dal magazine We Wealth di febbraio 2023)

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