Sono trascorsi appena tre mesi da quando Gelsomina Vigliotti ha assunto le redini del Fondo europeo per gli investimenti, succedendo a Werner Hoyer. Precedentemente capo della direzione dei rapporti finanziari internazionali del Dipartimento del Tesoro italiano, ha guidato le attività legate al buon funzionamento del sistema economico, monetario e finanziario internazionale e la partecipazione del Belpaese nelle principali istituzioni multilaterali di sviluppo, in qualità di deputy deputy nell’ambito del G7 e del G20. Nello stesso anno, nel cuore della primavera, Claudia Parzani aveva ottenuto la nomina a presidente di Borsa Italiana, entrando a far parte del processo di crescita di Euronext. Ma sono solo alcuni esempi di donne al comando della finanza nazionale e internazionale che stanno contribuendo a ridisegnare i confini di un settore che, numeri alla mano, sembra restare un “club” a larga rappresentanza maschile. Specie quando si parla del wealth e dell’asset management.

Secondo l’ultimo EY european financial services boardroom monitor, in questo caso la presenza femminile all’interno dei consigli di amministrazione resta infatti congelata al 40%, perfino lievemente in calo rispetto al 41% dello scorso anno. Un dato confermato anche dalla prima edizione dell’Osservatorio sul wealth management al femminile di We Wealth, che, tra banche private e big della consulenza in particolare, vedeva superare i requisiti di legge unicamente FinecoBank, Poste Italiane, Banca Generali, Azimut, Banca Widiba e Ubs Global Wealth Management. Il riferimento, qui, è alle quote di genere introdotte per la prima volta negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate e a controllo pubblico con la legge 120 del 2011 “Golfo-Mosca” che inizialmente imponeva la presenza di una quota del 30% del “sesso meno rappresentato” all’interno dei board, successivamente innalzata al 40% per le sole società quotate con la Legge n.160/2019 e per le società a controllo pubblico con l’art. 6 della legge n.162/2021.

In questo scenario, We Wealth, in partnership con Global Thinking Foundation - nata nel 2016 per sostenere, patrocinare e organizzare iniziative e progetti che abbiano come obiettivo l’alfabetizzazione finanziaria rivolta essenzialmente a soggetti indigenti e fasce deboli - ha selezionato quest’anno le 50 leader del wealth management in Italia con il supporto di un comitato di sei esperti ai vertici dell’industria: Lorenzo Alfieri, ex amministratore delegato di J.P. Morgan asset management in Italia e vicepresidente di Assogestioni, Paola Corna Pellegrini, presidente di Winning women institute, Antonella Massari, segretario generale di Aipb, Fabienne Mailfait, ceo & founder di Voices of Wealth & We Wealth, Paola Mungo, docente di diritto dei mercati e degli intermediari finanziari in Università Bocconi e di finanza sostenibile in Università Cattolica, e Claudia Segre, presidente di Global Thinking Foundation.

Ognuno di loro ha indicato fino a 10 top manager per ognuna delle quattro categorie individuate: banche private, banche commerciali, reti di consulenza e asset manager. Attraverso una votazione, sono state poi selezionate 50 professioniste che si siano distinte per visione strategica, capacità di esprimere la propria leadership e valorizzare le proprie competenze tecniche o che siano all’origine di un progetto di trasformazione dell’azienda. Attraverso lo stesso processo di selezione, sono state individuate 20 young talent, volti emergenti, under 40, che con spirito d’innovazione stanno contribuendo a traghettare le più grandi società del wealth e asset management verso il futuro.