Ue, il cammino verso l’indipendenza energetica è in salita

Dopo l’approvazione del sesto pacchetto di sanzioni facciamo il punto su come l’Ue intende sostituire la forte dipendenza dalla Russia

Il 31 maggio il Consiglio europeo, l’organo politico di indirizzo dell’Ue, ha abbandonato le ultime reticenze e ha predisposto il blocco alle importazioni di petrolio greggio e dei prodotti petroliferi provenienti da Mosca, con l’obiettivo di “intensificare la pressione sulla Russia e ostacolare la guerra”. La finalizzazione del sesto pacchetto di sanzioni, dunque, procederà spedito in Consiglio Ue, costringendo l’Europa a cercare nuove fonti di approvigionamento, a prezzi che si faranno, inevitabilmente, più elevati. In seguito alla notizia, il barile Brent si è riportato vicino ai massimi da inizio anno, a 124 dollari al barile (il prezzo più alto dall’8 marzo). Fra gli indirizzi espressi dal Consiglio europeo, non manca l’esortazione a “un graduale affrancamento dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi”. La domanda che tiene svegli analisti e investitori in queste settimane è come questo obiettivo potrà essere raggiunto – con quali conseguenze, e aprendo quali opportunità. 

Il punto di partenza di questo processo di distacco fra Ue e Russia, come illustrato in una nota firmata da tre analisti e portfolio manager di Vontobel Asset Management, Pascal Dudle, Matthias Fawer e Marco Lenfers, non è dei più facili. “Un piano presentato dalla Commissione Europea all’inizio di quest’anno, poco prima che la Russia invadesse l’Ucraina, assegnava al gas naturale l’etichetta di energia verde; poi, c’è stato un brusco risveglio”, hanno affermato. “Le importazioni di gas russo coprivano il 40% circa del fabbisogno europeo nel 2021; per sostituirle entro il 2030, la Commissione Europea ha introdotto una serie di misure nel suo piano di azione denominato Repower EU, il cui obiettivo è raggiungere l’indipendenza energetica”. 

Com’è possibile osservare dal grafico sottostante, il piano prevede una pluralità di interventi, il più importante dei quali riguarda l’incremento di gas naturale liquefatto (Gnl), per 50 miliardi di metri cubi, unito all’efficientamento energetico. Gli esperti di Vontobel ritengono che sia soprattutto quest’ultimo aspetto quello più determinante per il successo della strategia in futuro: “Sostituire semplicemente un fornitore di gas con un altro non sarà la soluzione. Soluzioni per l’efficienza energetica ed energia intelligente sono aspetti ancora più importanti del piano Repower EU”.

 


L’Eu pianifica una serie di misure per diventare indipendente dal gas russo. Fonte: Vontobel AM. 

Fra le voci di sostituzione energetica per il gas russo un ruolo di rilievo nel piano europeo lo giocano le pompe di calore, macchinari che estraggono energia termica dall’aria o dal terreno, riducendo il consumo di gas delle famiglie. “Riteniamo che le pompe di calore in particolare siano una tecnologia chiave per gli edifici, sotto il profilo sia delle emissioni zero sia della sicurezza energetica europea”, hanno affermato Dudle, Fawer e Lenfers. “Tra le società che seguiamo in questo settore figura la svedese Nibe Industrier, produttrice di pompe di calore e sistemi intelligenti di climatizzazione utilizzati in varie tipologie di edifici”. In Borsa la società ha visto uno spettacolare rally nel 2020 e ancor di più nel 2021, ma da inizio anno ha ceduto oltre un terzo della sua capitalizzazione di mercato. 

Sacrifici personali, come la riduzione della temperatura dei riscaldamenti in inverno e il minor ricorso ai condizionatori d’estate potrebbero essere alcuni dei risvolti più quotidiani del difficile percorso verso l’indipendenza energetica, che l’Europa intende intraprendere. Inoltre, la spinta verso le fonti energetiche rinnovabili, hanno fatto notare i tre autori, non è esente da effetti collaterali per l’ambiente. Ad esempio, andrà considerato il maggiore impiego di metalli coinvolto nella costruzione di impianti fotovoltaici o di parchi eolici su vasta scala. “Secondo Bank of America, un’automobile elettrica richiede una quantità di minerali per veicolo sei volte superiore a quella richiesta da un’automobile con motore a combustione interna, e l’energia eolica ha un multiplo di contenuto di minerali compreso tra nove e 13 volte rispetto a una centrale a gas”, hanno affermato gli esperti di Vontobel, “alcuni minerali critici, silicone nelle celle solari, terre rare per le turbine eoliche – iniziano già a scarseggiare”. 

Le implicazioni politiche della guerra in Ucraina, che nell’immediato stanno spingendo l’Ue verso fornitori di combustibili fossili diversi dalla Russia, imprimerà nel lungo periodo un nuovo slancio verso l’investimento in energie alternative e nelle società attive in questo settore. L’approccio di Vontobel, in questa sfida, è quello dell’investimento a impatto, o impact investing, che prevede la misurazione dei risultati prodotti sul mondo reale in termini di maggiore sostenibilità. Ad esempio, “il potenziale risparmio di tonnellate di emissioni di carbonio, o la quantità di carico trasportato su rotaia piuttosto che su gomma”, hanno concluso Dudle, Fawer e Lenfers, “tale approccio è profondamente diverso da quello di un asset manager passivo, che tende a seguire l’andamento di una serie di società all’interno di un indice ‘sostenibile’”.

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