Chi semina guerra raccoglie poco grano: l’effetto Ucraina sulle tavole

Il conflitto tra Russia e Ucraina si riversa anche nel settore alimentare, con i prezzi di cereali e fertilizzanti in costante ascesa. Ne parliamo con gli esperti di Vontobel

Mentre le preoccupazioni per prezzi e forniture di energia e materie prime aumentano, c’è un altro protagonista della guerra in atto che sta attirando sempre più l’attenzione di investitori, governi e consumatori: i cereali, grano in primis. Così come sottolineano Kerstin Hottner, Portfolio manager e Michael Salden, Head of commodities di Vontobel Asset Management, infatti, “l’Ucraina e alcune parti della Russia sono benedette dalla terra nera (più fertile, ndr): questo le rende il granaio del mondo”. Secondo la Food and agricolture organization (Fao) delle Nazioni Unite, infatti, nel 2020 la Russia si è posizionata al terzo posto tra i maggiori produttori di grano al mondo (con 86 milioni di tonnellate prodotte, dietro a Cina e India) e al primo tra gli esportatori (con 37,3 milioni di tonnellate). Poco distante segue l’Ucraina, che con 18,1 milioni di tonnellate di grano risulta essere il quinto maggiore esportatore.
Eventuali cali nella produzione e nell’esportazione causati dal conflitto potrebbero quindi avere ripercussioni sulle forniture e sui prezzi dei cereali a livello globale, dato che “tutti i settori delle materie prime stanno facendo fronte a una potenziale crisi delle forniture e probabilmente causeranno shock inflazionistici in Europa se la guerra dovesse prolungarsi” aggiungono Hottner e Salden. “Questo non è il tipo di aumento dei prezzi che le persone sono preparate ad affrontare”. Le conseguenze della guerra in atto arriveranno anche sulle nostre tavole?

Ucraina e grano, una stagione in pericolo

Tra aprile e maggio, in Ucraina, solitamente prende il via la stagione della semina del grano. Oggi, a distanza di circa 4-6 settimane da tale evento, di fronte all’aumento del prezzo del gasolio e ai danni causati a strade, porti e ponti, l’avvio delle semine primaverili sembra una prospettiva alquanto improbabile. “La mancata produzione si sommerebbe ai precedenti problemi legati ai raccolti in Argentina (colpita dalla siccità), che avevano già fatto sì che le scorte mondiali di grano fossero molto basse”. Tuttavia, gli equilibri commerciali potrebbero presto cambiare. Secondo quanto riportato da Reuters, l’India ha firmato contratti per esportare 7 milioni di tonnellate di grano quest’anno. Secondo gli ultimi dati disponibili dalla Fao, ciò renderebbe il paese il nono esportatore mondiale di grano. Tuttavia, resta da vedere come altri paesi gestiranno la crisi e adegueranno le loro esportazioni.

Inflazione alimentare, ma anche fertilizzanti

Produzione estiva a rischio a parte, nei prossimi mesi le conseguenze del conflitto potrebbero rendersi pienamente visibili anche nei prezzi dei generi alimentari all’ingrosso. Le prime due settimane di conflitto hanno infatti già portato i futures di marzo sul grano a crescere del 60% fino a i 1,348 centesimi di dollaro per bushel (circa 455 euro a tonnellata). Anche l’Indice globale dei prezzi alimentari della Fao è aumentato fino a raggiungere un nuovo massimo storico di 140,7 punti nel febbraio 2022. Il calo della produzione e le proiezioni sulle esportazioni hanno inoltre provocato un incremento nei prezzi dell’olio di palma, di soia e in particolare di girasole, di cui Russia e Ucraina sono i principali produttori.
Tuttavia, il contraccolpo non sarà simile per tutti. “Mentre i paesi europei riusciranno a far fronte all’aumento dell’inflazione alimentare, le economie importatrici di grano, come l’Egitto o molti paesi africani, sono in una posizione molto più debole” commentano da Vontobel.
All’incremento dei prezzi dei cereali si somma anche quello dei fertilizzanti, dato che Russia e Ucraina rientrano ancora una volta tra i maggiori esportatori a livello mondiale. “L’anno scorso i prezzi dei fertilizzanti sono triplicati” ricordano gli esperti. Un aumento causato in parte anche dal blocco dei carichi in partenza dal Mar Nero e dal rischio di uno stop alle esportazioni di concimi dalla Russia come risposta alle sanzioni economiche ricevute.

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