Obbligazioni: Europa o Stati Uniti, dove risiede l’opportunità

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Due aree importanti del mercato dei bond a confronto per capire dove è più opportuno posizionarsi, considerando il contesto attuale. La risposta dagli esperti di Vontobel Asset Management

Dopo il peggior semestre della storia per i rendimenti nel reddito fisso, è caccia aperta alle possibili opportunità. Gli investitori si domandano se sia meglio prendere posizione sull’Europa (Regno Unito compreso) o se invece guardare Oltreoceano, considerando il contesto attuale, caratterizzato da aumento dei tassi e rallentamento della crescita. Quale delle due maxi aree privilegiare? A rispondere è Vontobel Asset Management considerando non solo gli aspetti fondamentali delle due economie, ma anche il valore relativo e le diverse caratteristiche del mercato obbligazionario tra le due sponde dell’Atlantico.

Con la crisi energetica che incombe in Europa, la risposta potrebbe apparire scontata, ovvero una forte propensione all’allocazione verso gli Stati Uniti. Ma, occorre guardare più da vicino. Il contesto economico contrastante sia in Europa sia negli Stati Uniti ha determinato una sottoperformance del credito europeo rispetto a quello statunitense negli ultimi tempi, “ma riteniamo che queste due economie siano più interconnesse di quanto il mercato stia attualmente valutando. – avverte George Curtis, portfolio management di Vontobel AM – Entrambe sono guidate dai consumi e in entrambi i casi l’inflazione è dilagante”.

Se nel Vecchio continente tira una brutta aria, negli Stati Uniti non si respira di certo meglio. Nei giorni scorsi Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce in un’intervista alla Reuters, ha avvertito che l’economia dell’area euro sta rallentando e non è esclusa una recessione nel prossimo futuro, mentre la Bank of England ha previsto cinque trimestri di contrazione. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno già registrato due trimestri consecutivi di crescita negativa, entrando così nella cosiddetta recessione tecnica, e nei giorni scorsi alcuni membri della Federal Reserve hanno dichiarato di non essere in grado di ridurre l’inflazione senza provocare una contrazione dell’economia (si tratta del presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, considerato dovish, una colomba).

“Quindi, per noi, la decisione sull’allocazione tra Europa e Usa, come sempre, si riduce a una questione di valore relativo su base valutaria”, precisa l’esperto, aggiungendo un ulteriore elemento di confronto, ovvero di copertura valutaria. Ma non solo.

Osservando il valore relativo nei mercati ad alto rendimento (high yield), è interessante notare che la storica relazione tra Europa e Stati Uniti si sia notevolmente attenuata dopo la pandemia da Covid. “Tra il 2013 e il 2021 – illustra Curtis – l’high yield europeo ha scambiato in media circa 60 punti base più basso rispetto all’high yield statunitense, senza dubbio grazie al contesto di politica monetaria significativamente favorevole in Europa e alla qualità superiore dell’high yield europeo che presenta un’esposizione a petrolio e gas significativamente inferiore”.

Dall’inizio del 2022, tuttavia, questa relazione si è invertita. L’high yield europeo, infatti, attualmente scambia a circa 90 punti base in più rispetto al corrispondente statunitense. Sebbene una parte di questo fenomeno sia spiegata dai maggiori rischi economici a breve termine in Europa, ci sono degli altri aspetti da considerare. “Vale la pena notare che l’high yield europeo ha un rating migliore (BB- contro B+ negli Stati Uniti) e una durata inferiore (duration del credit spread di 3,4 anni contro 4,1 anni) – puntualizza l’esperto – Inoltre, l’high yield europeo ha anche storicamente un tasso di insolvenza molto più basso (1,8% contro il 3,5% degli Stati Uniti)”.

Il dibattito sull’allocazione tra Europa e Stati Uniti è quindi molto più complesso di una visione geografica fondamentale delle rispettive economie.

In definitiva, “ci saranno buone opportunità bottom-up in entrambe le aree geografiche, dato che i rendimenti sono significativamente superiori alla media a lungo termine”. Una regola da seguire in entrambi i casi, ricorda Vontobel AM, è quella di attuare una rigorosa selezione del credito, riducendo al minimo l’esposizione a settori ad alta intensità energetica come i prodotti chimici, la carta e gli imballaggi, per concentrarsi invece su aziende che hanno un forte potere di determinazione dei prezzi.

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