Come 5 emergenti fragili si sono trasformati in fantastici 4

Ben quattro dei cinque paesi emergenti considerati più vulnerabili oggi offrono un differenziale di rendimento molto interessante rispetto ai Treasury statunitensi. Vontobel Asset Management ci svela chi sono e perché

La mappa dei paesi emergenti considerati più a rischio negli anni passati è cambiata e oggi gran parte di quelle economie offre opportunità interessanti per gli investimenti a reddito fisso. Ne è convinto Vontobel Asset Management, che ha messo sotto la lente di ingrandimento i cosiddetti “Fragile Five”, i “Cinque Fragili”, ovvero quelle cinque economie emergenti più vulnerabili a un rialzo dei tassi statunitensi, a causa della loro eccessiva dipendenza dal flusso di capitali esteri. Nello sfortunato club, ideato nel 2013 da Morgan Stanley, compaiono Brasile, India, Indonesia, Sudafrica e Turchia. A distanza di quasi dieci anni, ben quattro paesi di questi “Cinque Fragili” si sono trasformati nei “Fantastici Quattro”. Basta guardare il differenziale di rendimento reale dei loro titoli di Stato rispetto ai Treasury statunitensi per rendersene conto. 

Indonesia, l’emergente di maggior successo

Crescita forte e inclusiva, incessante slancio delle riforme, politica stabile, istituzioni credibili e manovre economiche virtuose. Sono questi gli aspetti che hanno reso l’Indonesia la più straordinaria storia di successo dei mercati emergenti del 21esimo secolo, secondo Thierry Larose, portfolio manager e analyst di Vontobel AM: “Non c’è niente che gli investitori stranieri non possano apprezzare”. Da giugno 2013 a marzo 2022, il saldo delle partite correnti dell’Indonesia è passato da -3,2% a +0,4% del Pil e il rendimento reale (ovvero considerata l’inflazione) dei titoli di Stato a dieci anni è passato da +1,1% a +3,1%. 

India, la riscossa ancora in corso

Altra storia di forte miglioramento è stata l’India. “Dal 2014 – rileva Larose – le politiche economiche a sostegno del mercato poste in essere dall’amministrazione Modi hanno portato a un forte miglioramento dei conti con l’estero e hanno consentito di finanziare parte dei disavanzi con investimenti diretti esteri. Ciò ha dato alla Reserve Bank of India (la banca centrale dell’India, ndr) l’opportunità di accumulare un’enorme quantità di riserve valutarie, ora abbastanza grandi da coprire in anticipo un periodo di 12 mesi”. Dal punto di vista delle partite correnti, l’India è ancora la meno solida dell’ex quintetto a causa della sua forte dipendenza dalle importazioni di petrolio, ma la sua situazione è migliorata in maniera impressionante. Da giugno 2013 a marzo 2022, il saldo delle partite correnti dell’India è passato da -5% a -1,2% del Pil e il rendimento reale dei suoi titoli di Stato decennali è salito da -2,2% a +0,5%.

Brasile, più forte a seguito della recessione

Diversa la storia del Brasile, che in realtà non ha mai avuto un vero problema con la bilancia dei pagamenti, ma piuttosto con una serie di esperimenti di politica economica e una sopravvalutazione della sua valuta, il real. Tutto ciò, però, è migliorato a seguito della profonda recessione che ha colpito il paese carioca. “Da allora – afferma l’esperto di Vontobel AM – il real brasiliano ha perso due terzi del suo valore nominale rispetto al dollaro, o metà del suo valore dopo l’adeguamento per il differenziale di inflazione, e gli squilibri esterni si sono adeguati automaticamente. Problema risolto”. Da giugno 2013 a dicembre 2021, il saldo delle partite correnti del Brasile è passato da -3,4% a -1,8% del Pil e il rendimento depurato dall’inflazione dei titoli di Stato brasiliani a 10 anni è schizzato da +1% a +4,4%.

Sudafrica, il rilancio che parte dalla politica

Per il Sudafrica, le cose sono iniziate a migliorare nel 2018, quando Cyril Ramaphosa è diventato presidente. “I suoi piani per rilanciare la crescita economica affrontando la corruzione, la povertà, la disuguaglianza e la disoccupazione avranno probabilmente bisogno di diversi cicli elettorali per dare i suoi frutti (supponendo che i suoi successori seguano lo stesso percorso di riforma). – sostiene Larose – Tuttavia, il migliore clima per gli investimenti, il miglioramento delle ragioni di scambio delle materie prime e un maggiore contributo dell’agricoltura al paniere delle esportazioni sono motivi per essere ottimisti”. Da giugno 2013 a marzo 2022, il saldo delle partite correnti del Sudafrica è passato da -5,2% a +3,1% del Pil e il rendimento reale del suo titolo di Stato a dieci anni è salito da +2,1% a +3,8%.

Turchia, l’emergente ancora fragile

Dei “Cinque Fragili”, la Turchia rimane l’unico ancora vulnerabile, a causa di politiche economiche azzardate e un’inflazione dilagante (è al 78,6% su base annua). Con un -3% del Pil, il saldo delle partite correnti non sembra così allarmante, ma il livello delle riserve valutarie nette è basso come lo era nel 2004, quando il paese stava uscendo da una profonda crisi bancaria. Per quanto riguarda il rendimento reale dei titoli emessi dalla Turchia con durata a dieci anni, ora è di circa un -60%. “Possiamo solo sperare che la situazione si stabilizzi e si inverta presto, ma, in questo momento, non è un’economia emergente da cartolina”, sottolinea Larose.

La nuova mappa degli emergenti “fragili”

In conclusione, l’Indonesia, l’India, il Sudafrica e il Brasile hanno consolidato le loro economie a tal punto che non possono più essere classificati come fragili. “Non vogliamo dipingere un quadro troppo roseo delle economie emergenti – chiarisce l’esperto di Vontobel AM – Le sfide esistono ancora e l’appetito per le attività rischiose in generale rimarrà debole fino a quando le pressioni inflazionistiche globali non inizieranno a diminuire e l’economia cinese non riprenderà a pieno ritmo. Ma per le obbligazioni locali dei mercati emergenti, la narrativa che ha innescato il prolungato sell-off dal 2013 al 2021 è finita. (…) Ciò significa che c’è rendimento in offerta, rendimento reale”.

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