Sarà l’anno dei bond? Molto dipenderà dall’inflazione
Il 2022 è stato senza dubbio un anno molto complicato per l’obbligazionario che si è accodato alla forte negatività dell’azionario. In un secolo, solo altre due volte - nel 1931 e nel 1969 - i rendimenti azionari e obbligazionari sono risultati entrambi negativi. Come insegna Cicerone, la storia è maestra di vita, quindi guardare come il mercato ha reagito nel passato, potrebbe preparare gli investitori a quello che accadrà in questo 2023. “Se guardiamo ai due periodi precedenti in cui questo è successo notiamo che condividono un dettaglio fondamentale: il decennio successivo è stato molto difficile a livello di crescita”, è l’analisi di Simon Lue-Fong, head of fixec income di Vontobel Asset Management, che ricorda come negli anni trenta vi è stata la Grande Recessione e negli anni settanta una dura stagflazione. È il caso di preoccuparsi?
Recessione? Niente panico
La posizione in cui si trovano gli investitori è senza dubbio molto complicata, ma un porto sicuro in grado di proteggere dalla tempesta si può sempre trovare. Quando vi è la prospettiva di un rallentamento della crescita, se non addirittura di una recessione, detenere obbligazioni può rivelarsi un’ottima strategia d’investimento.
Il grande interrogativo di questo 2023 è l’inflazione. Infatti nonostante questa abbia già iniziato a rallentare, è ancora difficile immaginare il ritmo al quale lo farà. Negli Stati Uniti l’inflazione a dicembre si è assestata al 6,5% annuo, il dato più basso in 14 mesi, tuttavia è ancora ben al di sopra del limite fissato al 2%. E analizzando anche in questo caso i dati storici, sembra chiaro che una volta che l’inflazione supera il 6%, fattore riscontrabile non solo negli Stati Uniti, ma anche nell’Eurozona che a dicembre ha segnato un 9,2%, tornare a livelli accettabili in area 3% può richiedere anni come dimostrato dal trend inflattivo degli anni ’70.
Come l’obbligazionario risponde alla volatilità
Per capire quale potrebbe essere la performance dell’obbligazionario quest’anno, secondo Lue-Fong, è importante analizzare tre motori di rendimento:
- Il carry che rappresenta il livello di protezione e se nel 2022 è stato insufficiente, “ci troviamo ora in una fase di bilanciamento, i rendimenti di quest’anno sono più elevati, il che equivale a una maggiore protezione nel 2023”
- I Treasury USA, che si sono chiaramente inceppati nel 2022 e hanno penalizzato i rendimenti dal momento che le Banche Centrali hanno alzato i tassi a causa dell’inflazione
- Lo spread, che riflette il premio al rischio e che ha registrato un ampliamento nel 2022, penalizzando la performance Come si può vedere dall’immagine qui sotto, a differenza del segmento dell’obbligazionario preso in considerazione, si possono avere risultati molto diversi.
In generale sappiamo che le Banche Centrali di tutto il mondo si trovano ancora in una situazione molto complicata, l’inflazione continuerà ad essere uno dei fattori chiave del mercato nei prossimi mesi. I Treasury decennali saranno, secondo l’esperto di Vontobel AM, molto volatili: “Se l’inflazione scende la performance sarà interessante, in caso contrario perderà terreno. Data la natura incerta del contesto attuale, probabilmente questi chiuderanno l’anno così come lo hanno iniziato”.
Per quanto riguarda lo spread, invece, potrebbe aver già scontato il peggio, infatti gli investitori sono pienamente consapevoli delle incertezze future. Quindi Luc-Fong immagina una situazione in cui gli spread potrebbero realizzare un rally di circa 50 punti base, in ragione di una incertezza minore.
Sarà quindi l’anno delle obbligazioni?
Guardando ai cicli economici precedenti, è molto raro che il comparto obbligazionario generi un risultato negativo per due anni di seguito. Stiamo entrando in un anno che già sembra migliore rispetto al 2022: l’inflazione rimarrà al centro della scena, ma la buona notizia è che ci sono stati degli aggiustamenti sui mercati e i rendimenti più elevati.
Nell’Outlook per il 2023 i responsabili della boutique Fixed Income di Vontobel AM indicano dove cercheranno le opportunità in questi tempi difficili. Luc D’hooge, Head of Emerging Markets Fixed Income, indica che il vento sta cambiando per il reddito fisso dei mercati emergenti con numerosi segnali di ripresa a conferma del fatto che il nuovo anno potrebbe essere più positivo per l’asset class.
Secondo Mondher Bettaieb-Loriot, Head of Corporate Credit, le Banche Centrali saranno meno aggressive quest’anno e, dunque, potrebbe essere possibile accaparrarsi le cedole interessanti oggi a disposizione e assicurarsi un reddito da investimento per diversi anni.