India terza per unicorni al mondo. Spazio alla tecnologia

La “Lega” degli unicorni indiani si posiziona al terzo posto su scala mondiale, appena dopo Cina e Stati Uniti. Il fattor comune? L’ambito di riferimento: quello tecnologico. Ne parliamo con gli esperti di UTI International

Espansione di bilanci e miglioramento degli utili, unitamente a una economia fertile per numero di unicorni, giunti ad un totale di 50, 16 dei quali nati nel 2021. Secondo i dati Venture Intelligence, la ‘Legadegli unicorni indiani presenta ora una valutazione superiore ai 180 miliardi di dollari, posizionandosi al terzo posto su scala mondiale, dopo Cina e Stati Uniti. Il fattor comune? L’ambito di riferimento: quello tecnologico e dell’innovazione.
Come spiegato da Praveen Jagwani, Chief executive officer (Ceo) di UTI International, “le società indiane stanno registrando un’importante fase di consolidamento, con bilanci in rafforzamento e utili in miglioramento”. Un trend che è “più visibile in settori come l’elettronica e la farmaceutica, dove le catene di approvvigionamento stanno migrando verso l’India”, in parte allontanandosi dalla Cina e creando occupazione a lungo termine.
Il comparto tecnologico, assieme a quello farmaceutico, pesano assieme circa il 25% del fondo UTI India Dynamic Equity Fund.
A contribuire alla positività del tessuto imprenditoriale indiano, anche le decisioni del governo di offrire il proprio supporto “attraverso misure politiche favorevoli, come la riduzione delle aliquote d’imposta sulle società, la riforma del lavoro e gli incentivi legati alla produzione”.

Il campo vuoto lasciato dalla Cina e gli unicorni indiani

Mentre il mercato cinese si trova quindi alle prese con un importante giro di vite da parte del governo, che cerca di limitare la superpotenza dei leader tecnologici locali, dall’e-commerce (con la sanzione ad Alibaba), al digital payment (con il blocco dell’Ipo della finanziaria Ant), allo sharing (con la rimozione di Didi dagli app store), al tutoring privato, l’India è impegnata in un duplice processo: da un lato, quello di consolidamento e crescita economica, con un imprinting all’innovazione; dall’altro, dare vita a unicorni di nuova generazione.
“All’inizio di questo mese, Zomato, un’app per la consegna di cibo, è diventata il primo unicorno indiano a quotarsi, raccogliendo $1,3 miliardi in sede di Offerta pubblica iniziale (Ipo)” commenta Jagwani. “Il rivenditore online, Flipkart, ha recentemente raccolto $3,6 miliardi dal mercato, con un business valutato $38 miliardi; e ancora, Paytm, società di pagamenti digitali, resta in attesa della quotazione entro la fine dell’anno, con una Ipo da $2,2 miliardi”.
Tali unicorni, termine col quale si intendono le startup private valutate oltre un miliardo di dollari, sono principalmente finanziati dai capitali internazionali che cercano di sfruttare il potere d’acquisto di quei 625 milioni di utenti Internet indiani, che proprio ora si avvicinano al mondo dello streaming video, dei social network e dell’e-commerce. Considerata una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti, il mercato presenta ora un ampio margine di crescita.

Startup e tecnologia, questione di numeri e regolamentazione

“Si prevede che la popolazione indiana supererà quella cinese nel corso di questo decennio, un’occasione che molti non vogliono perdersi” prosegue il Ceo di UTI. L’India è l’ultimo tra i nuovi Paesi ad offrire opportunità di crescita sostenibile su larga scala, grazie al miglioramento dei ricavi e alle infrastrutture digitali. Un mercato, che potrebbe attirare a breve i capitali di coloro che, con la Cina, si sono scottati. Dal canto suo, anche Delhi fa i conti con un governo di Narendra Modi severo nei confronti di aziende straniere (specie giganti social e aziende di streaming), nonché con un più stringente trattamento dei dati personali degli utenti.
“La ripresa della domanda globale e interna ha portato l’utilizzo di capacità produttiva indiana a raggiungere il 67%, rispetto al minimo del 47% nel giugno 2020. Nuovi progetti di investimento e flussi privati sono tornati a crescere, in particolare nel settore manifatturiero, suggerendo una graduale ripartenza del tanto atteso ciclo degli investimenti” aggiunge il Ceo di Uti.

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