India: prima la lotta al covid, poi la scalata alla crescita mondiale

India, un mercato dalle grandi potenzialità, strategico a livello geografico e con una popolazione pari ad un sesto di quella mondiale, tra le maggiori voci di domanda globale da qui a dieci anni. In questo momento, la lotta al covid è però al primo posto nell’agenda del paese

Popolazione più numerosa, grande potenziale ancora inespresso, maggiori rischi di contagio, specie a fronte di un sistema sanitario arretrato rispetto all’occidente. E così l’India, dopo aver superato gli Stati Uniti per numero assoluto di decessi causa coronavirus, si trova davanti ad una carenza di attrezzature medico sanitarie, pur attestandosi nell’olimpo dei principali produttori di vaccini. Già prima della pandemia, confermano i dati Airfinity, il 60% dei vaccini in circolazione era infatti prodotto tra Calcutta e Nuova Delhi (cui si attribuisce oggi poco meno del 40% della produzione del siero AstraZeneca), ma l’incessante ritmo della domanda potrebbe far sì che non sia sufficiente.

Vaccini: India al centro della produzione mondiale

Facciamo un passo indietro. Grazie all’elevata capacità produttiva, l’India è stata tra i principali firmatari di CoVax, realtà nata nel 2021 su iniziativa della GAVI Alliance, cooperazione di soggetti pubblici e privati con lo scopo di migliorare l’accesso all’immunizzazione nei paesi poveri, e dell’Organizzazione mondiale della sanità (l’Oms, che acquista quasi il 70% dei vaccini proprio in India). In base agli accordi iniziali, il Serum Institute of India (SII) avrebbe dovuto produrre circa un miliardo di dosi del vaccino sviluppato all’università di Oxford, destinandone la metà ai paesi meno sviluppati. L’incremento dei contagi entro nei confini nazionali ha però determinato il blocco dell’export, mettendo in discussione le forniture globali.

L’azione congiunta anti-covid per l’India

Per contrastare l’emergenza si sono mosse le principali istituzioni mondiali: l’amministrazione Biden statunitense ha revocato i brevetti sui vaccini anti-covid per le big pharma su suolo americano; la Commissione europea ha inviato i propri sostegni (circa 23 milioni di strumenti tra apparecchiature, medicinali e bombole di ossigeno) a 31 paesi in difficoltà per superare la crisi pandemica.
Per far fronte alla scarsità di dosi, il governo centrale indiano ha rilasciato finanziamenti per complessivi 45 miliardi di rupie, pari a oltre 600 milioni di dollari, foraggiando i due principali produttori di vaccini del Paese: due terzi delle risorse sono stati destinati al Serum Institute of India; un terzo, all’azienda del biotech Bharat Biotech.

Numeri e crescita del mercato indiano

Come sottolineato dagli esperti di UTI International, le potenzialità del mercato indiano a medio termine restano immutate. Nel 2020, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha visto l’India al sesto posto della classifica mondiale per pil nominale, con una media nel decennio 2011-2020 del 6,73%, e quinta regione con le maggiori riserve valutarie al mondo (nell’ordine dei 580 miliardi di dollari).
A confermare il potenziale indiano nel prossimo decennio, prosegue il Fmi, l’atteso passaggio dell’India dal quinto (attuale) al terzo posto dei paesi che più contribuiranno alla crescita globale 2030, subito dopo Cina e Stati Uniti.

Il “dividendo demografico” indiano

Tra gli altri fattori che concorrono al futuro successo dell’India, evidenziano da UTI, la composizione della sua popolazione: oltre un miliardo e trecentomila abitanti, con circa il 63,5% in età da lavoro (tra i 15 e i 59 anni). “Un dividendo demografico positivo che permarrà fino al 2055” precisa Ajay Tyagi, gestore del fondo UTI India Dynamic Equity Fund, e che porterà il governo a puntare sempre più sullo sviluppo dei talenti e sull’incremento del tasso di alfabetizzazione.
Inoltre, sottolineano da UTI, “i consumi saranno un’importante chiave potenziale futura, in funzione di una domanda crescente da parte della classe media” un trend già registrato negli ultimi anni dalla rivale Cina. Al momento, la spesa cumulata della classe media di Giappone, Usa e Europa arriva a pesare il 60% del totale mondiale; quella indiana si attesta al 5%, con prospettive di crescita secondo l’Organizzazione mondiale dello sviluppo economico (Ocse) che raggiungerà il 40% entro il 2050.

View di breve e medio termine sull’India

In uno scenario così delineato, “un fattore di supporto è rappresentato dal potenziale di crescita dei ricavi aziendali” dato anche dal fatto che, negli ultimi due anni, i profitti si sono attestati in media al disotto del trend di lungo termine. “Sebbene le prospettive a breve termine restino incerte a causa del covid-19, le misure di stimolo annunciate dal governo aiuteranno a contenere l’impatto e contribuire ad una graduale ripresa della crescita dalla metà del 2021 in poi” conclude Tyagi.

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