Transizione energetica: la Cina punta sui settori della old economy

La Cina necessita di ingenti investimenti nei settori della old economy per supportare il processo di transizione economica. Dopo anni di sottoinvestimenti, è giunto il momento di prendere parte al cambiamento

“Oggi si prevede che la Cina dovrà spendere circa 10-15.000 miliardi di dollari nella transizione verso un’economia più efficiente dal punto di vista energetico e con zero emissioni nette di carbonio entro il 2060. Ma non solo la Cina: anche i Paesi del G10 potrebbero dover spendere un ammontare simile per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050”. Così Ernest Yeung, Portfolio Manager, Emerging Markets Discovery Equity Strategy di T. Rowe Price.

Fino al periodo pre-Covid, “il mondo aveva gravemente sottoinvestito nel settore industriale per favorire il processo di transizione energetica. Dunque, i Paesi di tutto il mondo avranno probabilmente bisogno di aumentare rapidamente la spesa di capitale per raggiungere gli obiettivi delle zero emissioni nette” spiega Yeung. Due sono i fattori principali alla base di questi sottoinvestimenti: la Cina ha investito eccessivamente nel capex industriale dopo la crisi finanziaria globale del 2007-2008. “Pechino ha speso 12.000 miliardi di dollari in infrastrutture e capacità industriale, a beneficio dei settori globali della ‘old economy’ come acciaio, cemento, metalli non ferrosi, macchinari industriali ed energia. Ci sono però voluti 10 anni per digerire la capacità in eccesso” chiarisce l’esperto. Il secondo fattore è che la divergenza di performance tra i settori growth e quelli value ha implicato uno spostamento ingente di capitali dalla ‘old economy’ alla ‘new economy’.

Gli investimenti che contribuiranno alla transizione energetica

Tuttavia, l’obiettivo della neutralità carbonica potrebbe tornare a supportare molti settori della ‘old economy’ in fase di transizione, dato che saranno necessari ingenti investimenti nel settore industriale tradizionale per poter contribuire attivamente al passaggio da brown a green. Secondo l’esperto di T. Rowe Price, la spesa in commodity a livello mondiale potrebbe subire un’importante accelerata: parliamo di materie prime quali rame, nichel, litio, alluminio e gas naturale, considerando che le energie alternative e i veicoli elettrici sono fortemente intensivi nell’uso di metallo.

“Dal punto di vista dei mercati emergenti non ci sono invece molte alternative al gas naturale, dato che è meno inquinante rispetto ad altri combustibili a base di carbonio. Le rinnovabili non sono ancora sviluppate in gran parte dei mercati emergenti, quindi, specie nella fase iniziale di transizione, il gas naturale avrà un ruolo importante” conclude Yeung.

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