Mercati a proprio agio… nel disagio: strategia anti-crisi

Il coronavirus cambia le attese di mercato e interrompe, almeno per il momento, quella fase di moderata ripresa che si prefigurava a fine 2019. David J. Eiswert spiega com’è bene comportarsi e perché può essere prematuro muoversi d’impulso

Lunedì 9 marzo 2020 sarà ricordato, senza troppe difficoltà, come il Black Monday del coronavirus sui mercati finanziari di tutto il mondo, la prima vera e propria battuta d’arresto generalizzata dopo un decennio di bull market.
A proprio agio nel disagio” fu lo slogan utilizzato a fine anno scorso per indicare l’ingresso in una nuova fase di opportunità per gli investitori, non senza difficoltà: oggi, quell’espressione potrebbe rivelarsi più che mai reale, ma con delle accortezze.
“Il virus ha messo in discussione la probabilità di un’accelerazione economica moderata, che avevamo previsto per il primo semestre del 2020. Tuttavia” ha commentato David J. Eiswert, portfolio manager di T. Rowe Price, “dato il livello di liquidità globale e la possibilità di una risposta politica, riteniamo molto probabile che l’accelerazione economica venga posticipata anziché azzerata”.
La discussione sui mercati ruota infatti attorno a due fattori chiave: la necessità di un nuovo “Whatever it takes” generalizzato in stile Mario Draghi, concentrato sul particolare periodo in essere, e la più che mai alta necessità da parte dei governi locali di dare una risposta di stimolo fiscale alle singole economie.
“Lo scoppio del virus potrebbe tradursi in un importante rimbalzo degli asset, uno scenario per il quale vogliamo nutrire un cauto ottimismo. Ci impegniamo al meglio, avvalendoci delle nostre risorse e della nostra struttura di investimento per prendere decisioni efficaci per i nostri clienti”, cercando di ottenere il giusto equilibrio non solo tra rischio e rendimento, ma anche tra il timore di perdere e il rimpianto di non aver investito.
“La paura di perdita” ha commentato Eiswert “è forte, e può tradursi in decisioni sbagliate. La paura del rimpianto futuro, però, è più difficile da gestire. ‘Di cosa ci pentiremo in futuro?’ Questa domanda non riguarda solo la vita, ma anche gli investimenti. Nella mia lunga carriera ho notato che spesso gli investitori si pentono di non aver acquistato in modo più incisivo attivi in tempi di crisi”.
Di fronte ad un mercato pericoloso, dove la volatilità di brevissimo termine ha portato all’apprezzamento di beni rifugio (oro, treasury americani, bund tedesco e yen giapponese in primis) e alla vendita più o meno generalizzata di tutti gli asset considerati a maggior rischio, “la storia ci insegna che, nel lungo periodo, se ci focalizziamo sui grandi attivi che cavalcano l’onda del cambiamento, saremo in grado di fornire un buon servizio ai nostri clienti” ha concluso Eiswert.
In generale, una fase ricca di emotività come quella attuale non è quasi mai il momento ideale per prendere decisioni di investimento. Prestare attenzione agli sviluppi e restare in allerta resta invece il miglior approccio per muoversi “a proprio agio nel disagio”.

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