L’equity cinese sfida la guerra: opportunità in mezzo alla volatilità

Dipendenza ridotta dalla Russia e politiche governative chiare fanno sì che l’equity cinese possa essere ben posizionato per assorbire l’impatto della guerra. Ne parliamo con T. Rowe Price

Il Dragone potrebbe sopravvivere al conflitto tra Russia e Ucraina. “Dal punto di vista di Pechino, si è avvertita qualche turbolenza per le potenziali ricadute dell’invasione russa” spiega Rob Secker, Portfolio specialist di T. Rowe Price. “Tuttavia, crediamo che la Cina sia ben posizionata per assorbire l’impatto del conflitto”. Nonostante dubbi e preoccupazioni causati dal proseguire del lockdown iniziato il 28 marzo con la politica della tolleranza zero in metropoli da 26 milioni di abitanti come Shanghai (dove si registrano circa 20 mila casi di Covid-19 al giorno), basse valutazioni e allentamento delle politiche monetarie potrebbero supportare le azioni cinesi.

3 ragioni per continuare a credere nell’equity cinese

Sono tre le ragioni principali per cui la Cina potrebbe riuscire ad affrontare le conseguenze del conflitto a testa alta.
In primo luogo, la Russia rappresenta meno del 2% delle esportazioni di beni e servizi del Dragone (1,91% nel 2020, secondo l’Organization of Economic Complexity) e il 3,19% delle importazioni. “L’impatto diretto è effettivamente gestibile” sottolinea l’esperto.
In secondo luogo, la Cina potrebbe essere più in grado di assorbire l’aumento dei prezzi del petrolio rispetto ad altri paesi, dove i mercati sono preoccupati per un ulteriore incremento dell’inflazione e la possibilità di un rallentamento della crescita. “Il deficit commerciale petrolifero della Cina rappresenta solo l’1,4% del Prodotto interno lordo (Pil) e il paese ha uno dei più bassi indici dei prezzi al consumo tra le principali economie” pari anch’esso all’1,4% ad aprile 2022.
In terzo e ultimo luogo, “gli investitori stranieri stanno vendendo le azioni cinesi perché si preoccupano di ulteriori sanzioni alle aziende” aggiunge l’esperto. Queste società potrebbero non essere disposte ad assumersi ulteriori rischi di sanzioni solo per continuare a fare affari con la Russia. Dalle dichiarazioni emerse da Pechino e gli incontri diplomatici avvenuti nelle scorse settimane (tra cui quello a Roma di marzo tra i presidenti Xi Jinping e Joe Biden), inoltre, il Dragone ha chiarito di non voler essere colpito dalle sanzioni statunitensi: “entrambe le parti sono più propense a impegnarsi in un dialogo sincero rispetto al passato, e questo crea un contesto favorevole per l’equity cinese” commenta Secker. La volontà di cooperazione è dimostrata anche dall’impegno del Dragone per un piano di cooperazione sulla revisione degli American depositary receipt (Adr, certificati che sostituiscono le azioni e che consentono alle società estere di essere quotate sui mercati Usa).
“Nel complesso, le basse valutazioni delle azioni cinesi e la posizione della Cina come unica grande economia che allenterà le proprie politiche saranno fattori di supporto per le azioni cinesi” conclude Secker. “L’estrema dislocazione dei prezzi si è rivelata una buona opportunità di acquisto per i gestori attivi. Sfrutteremo la volatilità a breve termine per aggiungere azioni di società con modelli di business comprovati che prima erano scambiate a premio, ma che ora sembrano sempre più attraenti”.

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