Scenario Riccioli d’oro: tre indicatori inducono alla cautela

3 MIN

Come la famosa protagonista della omonima favola, la Goldilocks economy sceglie la via di mezzo, quella più comoda: uno scenario tiepido, con crescita moderata e bassa inflazione. Nel tifare per tale scenario, i mercati potrebbero aver tralasciato alcuni indicatori che lasciano intravedere qualche difficoltà

Gli investitori alla ricerca di uno scenario economico ideale, con un atterraggio né troppo duro, né troppo morbido per l’economia globale, potrebbero rimanere delusi. “A nostro avviso, un taglio di capelli attende lo scenario economico di Riccioli d’oro”, afferma Peter van der Welle, strategist e membro del team Sustainable Multi-Asset Solutions di Robeco. La favola del mercato in cui la protagonista preferisce il porridge né troppo caldo, né troppo freddo; si siede sulla sedia né troppo stretta, né troppo larga; si addormenta sul letto né troppo duro, né troppo morbido – ergo, un’economia tiepida, un po’ viziata ma fragile, caratterizzata da una crescita moderata e una bassa inflazionepotrebbe infatti avere un finale decisamente meno accomodante. Se nella famosa storia Riccioli d’oro ottiene il perdono degli abitanti della casa in cui aveva fatto irruzione senza permesso, mangiando il loro cibo e rompendone gli arredi, gli indicatori economici potrebbero non essere così ben disposti come i tre orsi. 

Perché i mercati tifano per lo scenario Riccioli d’oro

Negli ultimi mesi, i mercati si sono scrollati di dosso la narrativa di una imminente recessione, per orientarsi verso uno scenario di soft landing per l’economia globale”, spiega l’esperto di Robeco. Da un lato, “la svolta verso lo scenario Goldilocks è comprensibile: i dati sembrano provarlo. Le cifre sull’economia statunitense, come i payroll non agricoli e le vendite al dettaglio, hanno sorpreso al rialzo e si sono contrapposti ai precedenti dati sulla fiducia più negativi”. Anche “i consumatori occidentali resilienti, un clima favorevole e la riapertura dell’economia cinese dopo la fine della politica ‘zero Covid’ hanno rafforzato il sentiment”. 

Base rate neglect (non considerare tutti i dati rilevanti)

Tuttavia, “nel tifare per lo scenario più positivo i mercati potrebbero aver trascurato ciò che storicamente è accaduto più spesso in circostanze economiche simili”, continua van der Welle. Prendere decisioni sulla base di informazioni accuratamente selezionate per supportare la propria ipotesi, tralasciando volontariamente quelle meno favorevoli, può infatti rivelarsi pericoloso. A dimostrarlo, lo psicologo statunitense Daniel Kahneman, nella definizione di ‘base rate neglect’, ovvero la fallacia del tasso di base, secondo cui gli individui spesso giudicano in modo impreciso la probabilità che si verifichi una situazione, senza considerare tutti i dati rilevanti. In questo contesto, per van der Welle, sono tre i motivi per cui si prospetta un taglio di capelli per la nostra eroina: i tradizionali indicatori di recessione, lo squilibrio tra inflazione e disoccupazione e la disinflazione che si verifica in concomitanza con sorprese macroeconomiche positive. Vediamoli più nel dettaglio. 

Goldilocks economy, 3 indicatori inducono alla cautela

1. Gli indicatori di recessione contraddicono tale scenario su un orizzonte di 12 mesi

Anzitutto, “gli indicatori di recessione più affidabili contraddicono fortemente uno scenario ‘Goldilocks’ su un orizzonte di 12 mesi” afferma l’esperto. “Infatti, il campanello di allarme della curva dei rendimenti si è intensificato nell’anno in corso, poiché l’inversione della curva dei Treasury a 2 e a 10 anni si è inasprita sulla scia del recente riprezzamento dei rialzi della Federal Reserve verso un tasso terminale del 5,4%”. Negli ultimi 40 anni, questi indicatori si sono dimostrati efficaci nel predire le probabilità di una recessione, con l’unica eccezione del 1998. “Il mercato obbligazionario ci dice che una Fed determinata a riportare l’inflazione verso il target finirà per pesare sulla domanda aggregata”. A essere fondamentale in questo contesto è il tempismo, poiché “la latenza tra il segnale e le effettive ricadute economiche è molto variabile (un ritardo di 16 mesi, in media) e può potenzialmente spiazzare sia un mercato rialzista che uno ribassista” aggiunge van der Welle.

2. La discrepanza tra aumento dell’inflazione e il calo della disoccupazione

In secondo luogo, vi è una discrepanza tra l’aumento dell’inflazione e il calo della disoccupazione. Ogni volta che il tasso di disoccupazione statunitense scende sotto il 5% e l’inflazione supera il 4%, nei due anni successivi si verifica una recessione nel 100% dei casi, secondo quanto emerso da una recente ricerca degli economisti americani Lawrence Summers e Alex Domash, che prende in considerazione dati dal 1955 al 2019. “Un tasso di base così forte richiede azioni repentine per i rischi che incombono sulle prospettive di crescita a medio termine degli Stati Uniti” aggiunge l’esperto di Robeco. “Questa opinione può essere ulteriormente avvalorata se si considera il forte calo del sentiment del mercato immobiliare, un indicatore importante della disoccupazione statunitense. Poiché la decisione di acquistare una casa è fortemente determinata dalla percezione di sicurezza professionale futura, il deterioramento del sentiment degli acquirenti (a febbraio 2023, il 79% di essi concordava sul fatto che non fosse un buon momento per comprare, secondo l’Home purchase sentiment index di Fannie Mae) segnala che potremmo essere vicini a una svolta significativa sul mercato del lavoro”. 

3. La disinflazione più forte del previsto e le sorprese economiche positive generano un equilibrio altamente instabile

In terzo e ultimo luogo, a pesare sulla probabilità di uno scenario Goldilocks è “l’equilibrio altamente instabile” generato dalla recente disinflazione più forte del previsto in concomitanza con sorprese macroeconomiche positive. “Non è detto che il processo di disinflazione in sé sia a rischio (a febbraio il CPI statunitense ha raggiunto il livello più basso da settembre 2021, in linea con le attese di mercato al 6% su base annua), ma il ritmo potrebbe rallentare e togliere un po’ di lucentezza ai riccioli d’oro” continua van der Welle. Dall’altro lato, “il momento economico è migliorato nelle economie avanzate, e l’indice PMI globale è tornato al di sopra dei 50 punti a febbraio 2023 (segno di espansione economica) per la prima volta in sei mesi. Mentre i prezzi delle materie prime sono diminuiti da inizio anno, la continua ripresa dell’attività manufatturiera soprattutto in Asia potrebbe rallentare il ritmo della disinflazione nominale”. 

View cauta e implicazioni su scelte d’investimento

Come comportarsi in pratica, quindi? Il rischio di un taglio di capelli a Riccioli d’oro ha indotto il team multi-asset di Robeco “ad assumere una posizione più cauta nei propri portafogli”, come si può leggere nell’outlook trimestrale della casa di gestione. “Si resta neutrali sull’azionario globale e si preferiscono le obbligazioni high yield con valutazioni più interessanti come copertura contro l’estensione del sentiment positivo” conclude van der Welle. 

LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Gli indicatori di recessione si dimostreranno corretti?
Come proteggere i portafogli in vista di scenari meno positivi rispetto all’economia di Riccioli d’oro?
Gli esperti selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
RICHIEDI LA TUA CONSULENZA GRATUITA

Articoli correlati