Estinzione, a rischio più di 37mila specie: come investire?

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Aumenta l’interesse legato al tema della perdita di biodiversità e con esso nascono anche nuove possibilità di investimento. Vediamo come approcciarsi a tali investimenti con Robeco

L’umanità è nel mezzo della sesta estinzione di massa, con oltre 37mila specie che rischiano di scomparire per sempre, secondo l’Unione mondiale per la conservazione della natura. La quinta è stata 65millioni di anni fa e ha portato alla scomparsa dei dinosauri: cosa aspettarci da questa?

La biodiversità ci circonda: la natura sostiene ogni singola attività della nostra vita e senza questa la Terra non potrebbe funzionare. I processi di deforestazione, lo sfruttamento della terra e del mare, l’inquinamento e le sfide del cambiamento climatico ne stanno tuttavia causando un declino molto rapido e pericoloso. “Proteggere la biodiversità non è solo un obbligo morale, ma è anche un imperativo economico” spiegano gli esperti di Robeco. “Più di metà dell’output economico globale, quindi circa 44mila miliardi di dollari, dipende dalla natura in qualche modo, secondo quanto riporta il World economic forum (Wef). La relazione tra natura ed economia aumenta se si considera la produzione di cibo, dato che più del 75% dei raccolti globali, frutta e verdura incluse, dipende dall’impollinazione, stando ai dati del Wef. Se i sistemi naturali collassano, […] così faranno anche anche i nostri sistemi economici e finanziari”.

Proprio per questo il 16 novembre scorso, durante la COP27, tenutasi in Egitto, si è dedicata un’intera giornata al tema della biodiversità, con l’obiettivo di istituzionalizzare un’azione comune per conservare la natura che ci circonda.

5 cose da sapere per investire sulla biodiversità

“Vedere la perdita di biodiversità unicamente come un problema, tuttavia, non porta da nessuna parte” continuano da Robeco. “È necessario guardare alle soluzioni: si tratta di una sfida che va affrontata e che porta con sé anche nuove e interessanti opportunità di investimento”. Sono cinque in particolare gli step da seguire secondo Robeco. Vediamoli insieme.

  1. Capire l’urgenza. Per prima cosa è necessario rendersi conto degli alti rischi che la distruzione degli habitat naturali porta con sé. Da questo punto di vista siamo sulla buona strada. Dalla più recente indagine del Wef, risulta infatti che la perdita di biodiversità è vista come la terza sfida più grave che il nostro pianeta sta affrontando, dopo il cambiamento climatico e le condizioni metereologiche estreme.
  2. Affrontare le sfide. Spesso quello che è necessario fare non è possibile, in quanto non allineato con le politiche dei governi. Radunare dati sufficienti e corretti rimane tuttavia la problematica principale. Infatti, misurare l’impatto che alcune aziende hanno sulla perdita di biodiversità non è semplice. Diventa quindi molto complicato anche per gli investitori individuare le imprese su cui puntare.
  3. Prendersi le responsabilità. I governi hanno il potere di sviluppare delle legislazioni ad hoc; gli investitori no, ma non per questo non possono prendersi delle responsabilità. Dalla loro vi è infatti l’allocazione di capitale e la capacità di sfruttare il proprio azionariato. L’Unione Europea si sta impegnando anche in questo frangente: esiste già dal 2018 la Tassonomia, che tratta il cambiamento climatico; il piano è di approfondirla, lasciando spazio anche alla biodiversità.
  4. Abbracciare le nuove opportunità. Dall’agricoltura alla farmaceutica, dalle bevande vegetali al real estate, questi sono solo alcuni degli ambiti dove sarà possibile investire tenendo a mente la protezione dell’habitat. Si tratta di un mercato che potrebbe arrivare a valere più di 10mila miliardi di dollari all’anno entro il 2030, creando anche 395milioni di nuovi posti di lavoro, secondo il Wef.
  5. Adottare le soluzioni. “Investire nella biodiversità significa identificare le aziende che saranno in grado di fare la differenza in qualche modo, proteggendo l’ecosistema o iniziando ad usarlo in maniera più sostenibile” proseguono da Robeco. Per trovare i futuri vincitori è necessario analizzare le loro soluzioni pratiche, come l’utilizzo sostenibile della terra, lo sviluppo di sistemi di conservazione le fonti di acqua dolce e salata e il focus su prodotti la cui origine sia chiaramente tracciabile”.

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