Nella corsa alla salvaguardia del mondo, l’Europa arriva prima

Le questioni Esg guadagnano sempre più spazio al centro delle politiche di investimento e l’Europa è alla guida del cambiamento. Lo sottolineano i risultati del 2022 Global Climate Survey di Robeco

È verso l’Europa la direzione in cui guardare per indirizzare gli investimenti nella lotta contro il cambiamento climatico. Lo dimostrano i dati raccolti nel 2022 Global Climate Survey condotto da Robeco. Nella regione, infatti, il 40% degli investitori si è impegnato pubblicamente a rendere il proprio portafoglio neutrale rispetto al carbonio entro il 2050. Una percentuale che diminuisce per i colleghi nelle regioni dell’Asia-Pacifico (31%) e del Nord America (11%), che ricorrono in misura minore all’investimento tematico e all’impact investing. In tutte le aree geografiche, però, “gli investitori ritengono che il cambiamento climatico sia una delle questioni Esg più importanti che devono affrontare e continua a essere sempre più al centro delle politiche di investimento”.

Un impegno globale…

Nel 2021, due sono stati i grandi eventi legati alle politiche di sostenibilità: la Cop26 e l’entrata in vigore del regolamento Ue 2019/2088 Sustainable finance disclosure regulation (Sfdr). Il Global climate survey di Robeco, svolto annualmente, si propone di analizzare il modo in cui gli investitori hanno reagito a questi cambiamenti e stanno affrontando opportunità e rischi associati al riscaldamento climatico. L’indagine ha coinvolto 300 tra i maggiori investitori istituzionali e wholesale del mondo provenienti Europa, Nord America e Asia-Pacifico, che nell’insieme hanno circa 237 mila miliardi di dollari di masse in gestione.
Secondo quanto rilevato, il 75% degli investitori considera il cambiamento climatico un fattore centrale o significativo per le politiche d’investimento. Una percentuale in aumento (dato che due anni fa era pari al 34%) e che non accenna a diminuire (nel prossimo biennio potrebbe salire fino all’82%, secondo gli esperti).
Circa la metà degli intervistati si è già attivata concretamente per ridurre le proprie emissioni di carbonio: dal 2019 al 2021, infatti, la percentuale di investitori impegnati a disinvestire delle società di petrolio e gas che ancora utilizzano i combustibili fossili è passata dall’11% al 22%.
“Uno dei risultati chiave è l’adozione dell’investimento tematico da parte degli investitori nell’ambito del loro approccio ai fattori Esg” commenta Lucian Peppelenbos, Climate strategist di Robeco. Il 70% degli investitori sta attualmente implementando strategie di investimento tematiche (35% con priorità alta o fondamentale, 35% con priorità bassa). Anche gli investimenti a impatto sono sempre più utilizzati (con il 25% che ne afferma l’implementazione con priorità alta o fondamentale).

…ma soprattutto dell’Europa

L’Europa si è posta alla guida del cambiamento verso una maggiore consapevolezza in tema di biodiversità. È proprio in questa regione, infatti, che il maggior numero di investitori è impegnato nell’impact investing, negli investimenti tematici e nella decarbonizzazione dei portafogli. Segue l’Asia-Pacifico, con percentuali in aumento rispetto agli anni scorsi. Fanalino di coda il Nord America, dove molti sembrano non aver ancora chiaro che cosa significhi per loro l’obiettivo Net zero e il 28% degli investitori ha dichiarato di non avere intenzioni in questa direzione. Carenza di regolamentazione e difficoltà nell’armonizzazione dei rating giocano a sfavore, soprattutto se paragonati ai recenti progressi delle direttive europee. Tuttavia, nonostante il ritardo rispetto ad altre regioni, un numero consistente (44%) di investitori nordamericani sta indagando su come impegnarsi verso le zero emissioni nette, lasciando la porta aperta a un futuro aumento di investimenti a impatto.
In generale, “gli investitori affermano che una percentuale crescente dei loro portafogli sarà disinvestita da attività ad alta intensità di carbonio nei prossimi anni” conclude l’esperto. “Sia gli investitori istituzionali che quelli wholesale abbandoneranno circa un quinto dei loro portafogli nei prossimi cinque anni (29% per i portafogli modello incentrati sulla sostenibilità degli investitori wholesale)”.

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