Cina: il dragone tornerà a correre, come il coniglio

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Un anno di ripartenza e forza, questo è quello che si prospetta per la Cina dopo la fine della politica zero covid. Robeco spiega quali sono i settori che segneranno la ripresa del dragone

Sembra che con l’inizio dell’anno del Coniglio la Cina riuscirà finalmente ad uscire dalla spirale di debole crescita in cui si è trovata bloccata per gli ultimi tre anni, dove le parole chiavi erano diventate incertezza e stagnazione complice in primo luogo le restrizioni Covid.

La strada che il dragone si troverà a percorrere non sarà tutta in discesa, infatti – nonostante elementi positivi quali i bassi livelli di inflazione, che a dicembre si sono assetanti all’1,8% e l’abbandono, almeno parziale, della politica zero-covid – permangono elementi di criticità quali l’assenza di fiducia nel mercato immobiliare, gli effetti della riapertura e l’onnipresente pressione geopolitica con gli Stati Uniti e Taiwan.

Gli esperti di Robeco si mostrano molto fiduciosi e positivi per questo 2023, ritenendo che il fondo è stato già toccato nel terzo trimestre del 2022, quindi da lì si può solamente risalire.

Politica fiscale e monetaria

Non solo l’inflazione sta rimanendo sotto controllo, anche lo yuan sta risalendo rispetto al dollaro: se al 31 ottobre un dollaro corrispondeva a 0,1364 CNY, cambio più basso da oltre 10 anni, ora sta piano piano risalendo complice l’attenuarsi delle pressioni internazionali che avevano spinto al rialzo il biglietto verde contro tutte le altre principali valute.

L’obiettivo di far ripartire l’economia a pieno ritmo ha spinto la Banca centrale cinese ad agire per alleviare le turbolenze che hanno investito il mercato immobiliare. Per prima cosa è importante capire che si tratta di un comparto fondamentale dell’economia cinese: il settore immobiliare infatti incide sul 28% del Pil del dragone. Dopo il crollo dell’indice azionario Hang Seng, che alla fine di ottobre aveva segnato un -25% su base annua, e a causa dell’assenza di fiducia da parte di cittadini, a metà novembre la People’s Bank of China (PBoC) ha annunciato un piano in 16 punti che mirava a stabilizzare il supporto per il settore immobiliare all’interno dei mercati finanziari. A dicembre la PBoC ha erogato 1,4mila miliardi di yuan, rispetto agli 1,1 previsti, nei confronti degli asset manager in mano allo Stato, così da poter far ripartire tutti quelle imprese immobiliari che si trovano in difficoltà.

Robeco si attende nuove misure che aiutino direttamente i cittadini, abbassando, ad esempio, i tassi dei mutui per coloro che acquistano la loro prima casa. Così facendo, già dal primo trimestre del 2023 il mercato immobiliare potrebbe tornare a stabilizzarsi, aiutando la Cina a ripartire con forza.

La lotta contro il Covid non è ancora finita

Per avere una previsione più accurata su cosa possiamo effettivamente aspettarci dal 2023 bisognerebbe capire quanto grave sarà l’ondata di covid di questo inverno: alleggerire le politiche restrittive significa che il virus girerà molto più rapidamente e bisogna anche ricordarsi che, nonostante il 76,6% della popolazione over 80 sia vaccinata, questa è stata unicamente sottoposta alla prima dose, secondo la Commissione nazionale della salute cinese. Ci si aspetta, tuttavia, che entro il prima trimestre del 2023 il 90% della popolazione sopra i 60anni verrà vaccinata, ovvero si raggiungerebbe una percentuale simile a quella che avevano i paesi europei quando hanno riaperto i loro confini.

Vale anche la pena sottolineare come, nonostante l’altissimo numero di positivi, i malati stanno manifestando sintomi poco gravi. Quindi ci si può aspettare che la situazione possa avvicinarsi alla normalità già a partire da questa primavera.

Ripresa dei consumi

Se inizialmente la riapertura non dovrebbe dare molto fiato ai consumi alla luce degli elevati contagi, gradualmente la ripresa della mobilità in Cina dispiegherà i suoi effetti con benefici per il settore dei servizi soprattutto. Il rimbalzo dei consumi dovrebbe diventare così nel corso del 2023 il principale propulsore della crescita del PIL cinese.

Il mondo del digitale non si ferma

L’economia digitale è uno dei fondamenti dell’economia del dragone, nel 2021 questa valeva 45,5mila miliardi di yuan (circa 6,3mila miliardi di dollari), ovvero aveva sulle sue spalle il 39,8% del Pil, secondo una ricerca della Chinese Academy of Cyberspace Studies. E l’importanza di questo comparto è chiaro anche dal fatto che era stato inserito come la principale ragione di crescita nel quattordicesimo piano quinquennale. Nonostante la forte regolamentazione imposta nel 2019, che aveva rallentato il comparto digitale aggiungendo controlli e restrizioni sull’uso di servizi esterni ai confini cinesi, questo settore non si è mai fermato e continuerà a far fiorire l’economia del Paese ancora a lungo.

In conclusione

Nonostante gli effetti della pandemia, gli esperti di Robeco si aspettano che nel secondo trimestre del 2023 gli utili del dragone torneranno in piena salute. “Le valutazioni si sono riprese dopo il rally di novembre, e rimangono mediamente attraenti con l’indice MSCI China scambiato a 11.4x per i prossimi 12 mesi e con l’indice MSCI China A Onshore scambiato a 12.2x per i prossimi 12 mesi, a gennaio”.

Segnali positivi arrivano anche dal lato geopolitico, infatti per febbraio è prevista una visita da parte di Antony Blinken, Segretario di Stato statunitense, a Beijing.
L’economia cinese sta quindi tornando sui suoi passi, con opportunità non solo per il settore tecnologico, ma anche per quelli legati agli investimenti green.

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