Uno stormo di 10 cigni neri: cosa potrebbe andar storto nel 2023

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Un evento raro, non previsto e che potrebbe trasformare l’intera economia, questo è un cigno nero. Robeco ha immaginato 10 possibili eventi che cambierebbero l’equilibrio economico in negativo o in positivo

Purtroppo non esiste una sfera di cristallo che possa prevedere tutti gli eventi che influenzeranno il mercato. L’unica certezza che abbiamo al momento è che niente è incastonato nella pietra e, come ci ha dimostrato il 2022, tutto può cambiare.
Gli esperti di Robeco hanno immaginato 10 possibili cigni neri che potrebbero arrivare in questo 2023 e l’impatto che avrebbero sul mercato.

1 La rivincita di Riccioli d’Oro

Il clima in cui si troverà l’economia non sarà troppo caldo, ma neppure troppo freddo, ci troveremo in un anno mite. In questo scenario Colin Graham, head of multi-asset strategies di Robeco, immagina che “l’inflazione statunitense arriverà al suo apice, senza portare ad una recessione, il dollaro perderà valore e la Federal Reserve abbasserà i tassi, rimanendo vigile”.
Si tratta, senza dubbio, della visione più ottimista, dove l’espansione fiscale post covid rallenta, fungendo da freno all’eccesso di domanda. In questo scenario la riduzione del rischio di default andrebbe a rendere le obbligazioni high yield molto attraenti per gli investitori multi-asset.

2 Prossima fermata: panico

In alternativa, la Fed potrebbe stancarsi dei bassi tassi di lungo periodo e decidere di rivedere il suo obiettivo di inflazione, sostenendo che il limite del 2% sia troppo vicino allo zero. Questo porterebbe a una vera e propria rottura strutturale, segnando una linea di confine tra le regole valide dalla crisi finanziaria del 2008 e oggi.
Il primo risultato sarebbe il panico: “I bond denominati in dollari americani si vedrebbero costretti a fronteggiare il terzo anno di fila di rendimenti negativi”.

3 Deflazione: la nuova calamità

Prospettiva ancora peggiore è quella di una deflazione. Il calo dei prezzi può sembrare una prospettiva molto allettante, ma porterebbe i consumatori ad acquistare di meno, aspettandosi che i costi dei beni continuino ad abbassarsi, catapultando il mercato in una recessione.
Graham spiega che in una situazione simile “le banche centrali sarebbe costrette a guidare l’economia senza una visione completa, ma avendo a disposizione solo uno specchietto retrovisore e questo causerebbe una forte contrazione”.

4 Dal greenwashing all’impact washing

Negli ultimi anni i criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) sono entrati di diritto nelle imprese e la preservazione dell’ambiente si è aggiunta alla lista degli altri obiettivi che le aziende hanno. Tuttavia questo ha anche aumentato il rischio dell’ecologismo di facciata, il greenwashing, con i buoni propositi di aziende e investitori in tema Esg che non risultano comprovabili. Un altro problema crescente è l’impact washing, ovvero aziende e singoli investitori affermano di generare un impatto positivo sul territorio che però risulta difficilmente dimostrabile o misurabile.
In un futuro ci si può aspettare una regolamentazione sempre più rigida che porterà alcune grandi istituzioni finanziarie ad avere difficoltà nel provare il loro impegno in ambito di sostenibilità. E secondo Robeco questo non convincerebbe “le imprese a impegnarsi ulteriormente per provare il loro impegno, bensì a disinvestire in tutti quei business che non rispecchiano i criteri Esg e a ritirarsi dai mercati che richiedono un livello di sostenibilità elevato”.

5 Ad ogni rischio, la sua ricompensa

Prima di decidere in cosa investire, gli investitori devono definire il livello di rischio che sono disposti a tollerare. I fondi, tipicamente, possono avere tre diversi profili di rischio:

  • Cauti, quindi a basso rischio e che si focalizzano su Titoli di Stato con un alto livello di sicurezza,
  • Bilanciati, ovvero che offrono un mix di obbligazioni e azioni,
  • Aggressivi, si tratta di fondi allocati in stock molto rischiosi.

Il problema è che nell’anno passato vi è stata una differenza minima tra di loro e se questo accadesse anche nel 2023, significherebbe dover affrontare il secondo anno di fila in cui gli investimenti bilanciati avranno un ritorno negativo.

6 Possibilità di pace

Nonostante è molto difficile immaginare il 2023 come l’anno della fine del conflitto russo ucraino, se arrivasse la tanto agognata pace questa avrebbe un impatto rivoluzionario.
L’effetto diretto sarebbe sul territorio europeo, dove il commercio di grano, petrolio e gas naturale potrebbe riprendere a pieno ritmo, ma anche il resto del mondo non sarebbe indifferente. Infatti gli altri Paesi potrebbero allentare le restrizioni per i viaggi e per il commercio, permettendo così all’inflazione di abbassarsi e alle filiere di tornare in salute.

7 Nuova guerra: il campo di battaglia saranno i social media

Le guerre non sono combattute solo con le armi, ma anche con le parole e i social media rappresentano il campo di battaglia perfetto. Proprio per questo potrebbero venire imposte delle regolamentazioni stringenti sui giganti del mondo tech e dei social media. L’obiettivo diretto sarebbe quello di proteggere i dati degli iscritti, ma questo avrebbe un effetto anche su chi controlla il mercato azionario: le aziende con un’ottima disciplina nella gestione del capitale verranno riconosciute su basi relative.

8 Rapidi cambi di governo

La possibilità di un cambio di governo repentino è ancora presente. Nel 2022 anche Paesi stabili come il Regno Unito non ne sono usciti incolumi. Basti pensare che in Gran Bretagna sono cambiati tre primi ministri in pochi mesi, che hanno portato a picchi di volatilità.

9 Stravolgimenti improvvisi

La brevissima durata del governo Truss nel Regno Unito, con il disastroso piano fiscale che ha costretto la Bank of England ad attuare delle misure di emergenza per proteggere il settore pensionistico, ha mostrato quanto alcuni sistemi finanziari, anche quelli più inaspettati, siano in realtà fragili.
In una situazione simile, dove vi è sempre meno liquidità disponibile, aumentano i controlli su tutte quelle banche che vengono messe in discussione dopo il crollo delle cryptovalute e, in questo modo, verrebbero esposti tutti quegli investimenti fatti solo perché il denaro era “gratuito” in quel momento.

10 La strada verso il net-zero è lunga

“Non possiamo fare marcia indietro sul clima: le evidenze sul cambiamento climatico e sulla sua gravità continuano a crescere, la Cop27 ha chiarito che la politica sarà fondamentale nel creare un equilibrio tra le ambizioni climatiche e la loro implementazione”, spiega Graham.
Per raggiungere il net-zero la strada è solo una: investire nelle tecnologie green e in soluzioni vere, così da colmare il gap tra ambizioni e realtà

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