L’impatto della guerra sull’Italia: nel 2022 pil al 2,1%

Confcommercio stima per l’anno in corso un incremento del 2,1% del pil e del 2% dei consumi privati. Occhi puntati sul Pnrr. Ma solo un’impresa su tre è pronta a coglierne le opportunità

Nel 2023 il pil dovrebbe salire del 2,4%, con un’inflazione al 2,9% e consumi privati al 2,7%

Dal 1992 il benessere economico italiano è salito dell’11,8% contro il 36,3% della Germania

Il 16% delle pmi italiane ha già mosso i primi passi per aderire ai progetti previsti dal Pnrr

Una crescita economica nuovamente “tutta da costruire”. E che si confronta con l’erosione “di tutto il trascinamento favorevole ereditato dal 2021”. Sono le stime dell’Ufficio studi di Confcommercio che, alla luce delle attuali tensioni geopolitiche, prevede per l’anno in corso un incremento del 2,1% del prodotto interno lordo italiano e del 2% dei consumi privati. Oltre a un tasso di inflazione al 6,5%.

Le previsioni sul 2022-2023

Nel 2023 il pil dovrebbe salire del 2,4%, con un’inflazione al 2,9% e consumi dei residenti al 2,7%. Previsioni che, precisa la confederazione, incamerano un’ipotesi di distensione entro la prossima estate sia dei rincari delle materie prime energetiche sia del quadro geopolitico. Al contrario, avverte, una maggiore estensione temporale del conflitto russo-ucraino peggiorerebbe non solo il quadro macroeconomico italiano ma anche quello europeo e internazionale. 

Ricordiamo che la Penisola aveva incassato un crollo del pil del -9% nel 2020, poi portatosi al 6,6% nel 2021; per i consumi privati si parlò rispettivamente del -10,5% e del 5,2% e per i prezzi al consumo del -0,2% e dell’1,9%. Quanto alle importazioni, nelle stime dell’Ufficio studi di Confcommercio, alla contrazione del -12,1% del 2020 ha fatto seguito una crescita del 14,2% nel 2021 che proseguirà con un 3,8% nel 2022 e un 4,9% nel 2022. Per gli investimenti, infine, al calo del -9,1% dell’anno dello scoppio della crisi pandemica ha fatto seguito un rimbalzo del 17% nel 2021 e si stima una crescita più contenuta al 3,4% nel 2022 e al 3,9% nel 2023.

Guardando all’ultimo ventennio, tra il 1992 e il 2021, il benessere economico dell’Italia è salito dell’11,8% a fronte del 36,3% della Germania e del 47,8% del Regno Unito. Mostrando un’economia tricolore “strutturalmente debole” cui, secondo la confederazione, si potrà rispondere solo con un successo “del processo di riforma che deve procedere spedito con il sostegno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Modificare in modo più efficiente, inclusivo e produttivo il nostro modo di stare insieme dentro le comunità locali e dentro la collettività internazionale, è la sola possibilità per un’Italia più prospera sotto tutti i punti di vista”.

Le opportunità del Pnrr per le pmi

Eppure, stando a una recente indagine diffusa da Unioncamere sulla base dei dati elaborati dal Centro studi Guglielmo Tagliacarne, oggi solo un’azienda su tre è in grado di beneficiare delle opportunità offerte dal Pnrr. Il 16% delle pmi italiane ha già mosso i primi passi per aderire ai progetti previsti e il 13% pianifica di farlo. Complessivamente, circa un terzo delle imprese ha già o avrà contatti con i progetti del Pnrr. Parallelamente, però, oltre il 70% non sta mostrando interesse in tal senso e non ritiene che si attiverà al proposito.

“I dati confermano la necessità di lavorare per diffondere e far conoscere alle imprese, soprattutto quelle più piccole, le misure messe in campo dal governo nel green e nel digitale”, avverte Andrea Prete, presidente di Unioncamere. “L’80% delle imprese di minori dimensioni non ha nemmeno in programma di avvalersi di queste risorse, contro il 50% delle aziende medio grandi. Le Camere di commercio hanno ben in mente come farsi parte attiva per lo sviluppo del Paese e contribuire al cambiamento innescato dal Pnrr: possiamo essere uno strumento prezioso per fare conoscere alle imprese le enormi opportunità legate alle nuove risorse e per mettere a terra molte delle misure chiave previste nel piano”.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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