Investimenti in vino, con Oeno si fa sul serio

Nell’area scavi di palazzo Mezzanotte in Piazza Affari ha fatto il suo debutto il gruppo britannico leader negli investimenti in alti vini. Un asset «decorrelato da ogni sistema finanziario», benedetto dall’innalzamento delle temperature

Amarlo, rispettarlo. Acquistarlo nel modo più corretto possibile. Cosa? Il vino. È la filosofia di Oeno Group, società di investimenti in vino (in bottiglie vere, non in derivati) nata nel Regno Unito (2015), paese dalla forte e radicata cultura eno-finanziaria. Un modello nuovo, quello di Oeno, che unisce «competenza, passione, flessibilità, rispettabilità» afferma Mattia Tabacco, head of wines della società, in occasione della presentazione di Oeno agli investitori italiani nell’area scavi di Borsa Italiana, a Palazzo Mezzanotte il 7 aprile scorso. Con lui, Federico Foscarin, senior portfolio manager di Oeno e Gabriele Gorelli (in foto), primo e unico master of wine italiano, ambassador di Oeno da gennaio 2022, data che segna il debutto del gruppo nel Belpaese. Oltre che a Londra, la società è presente a New York, Bordeaux, Madrid, Monaco di Baviera, nel Chianti, a Castellina. Oeno opera sul mercato primario, acquistando direttamente dai produttori.
Per Mattia Tabacco, «Investire in vino rappresenta una garanzia di solidità e di certezza in un mercato che di certo ha ben poco: il vino infatti è un bene rifugio capace di proteggere dall’inflazione, un asset decorrelato da qualsiasi sistema finanziario. Sta vivendo un’epoca d’oro grazie al riscaldamento globale». I numeri parlano: secondo il Knight Frank’s Luxury investment index, i prezzi dei vini di lusso sono cresciuti del 13% nel primo semestre del 2021. Dal 2005 a oggi il fine wine è aumentato del 198%. Secondo Oeno Group, investendo 50.000 dollari a cinque anni, la somma può più che raddoppiare. Con 100.000 dollari, si può arrivare a 237.000 dollari.

Specifica Federico Foscarin: «Il vino è un pleasure asset, bene alternativo di investimento. In quanto tale permette una diversificazione del portafoglio e va studiato». Oeno scommette «sull’evoluzione sensoriale dei fine wines nel corso del tempo. La finestra temporale per il picco di maturazione perfetto è molto ampia; ciò consente molta libertà anche per la strategia di uscita dall’investimento». Facciamo un passo indietro. Cos’è esattamente un fine wine? Risponde Gabriele Gorelli: «Un vino di eccellente qualità, raro, longevo, capace di invecchiare e di incrementare la sua richiesta nel tempo». Stimare la capitalizzazione di mercato degli alti vini nel mondo è difficile, tuttavia «si può pensare che sia di alcune decine di miliardi di dollari. Nella sola Italia la quota del mercato secondario è aumentata di 16 volte: dall’1% al 16%». l’Italia infatti, eterna seconda nel mercato dei vini di pregio dietro alla Francia, sta guadagnando terreno.

Secondo il Liv-ex, il listino globale dei vini, l’indice italiano del vino di lusso nel 2020 è salito di oltre il 12%. Bordeaux e la Borgogna possiedono ancora il 40% e il 20% della piazza. La quota italiana di mercato è in netta espansione anche perché si sta uscendo dall’oligopolio dei “supertoscani”, che ne rappresentavano l’85% (i piemontesi occupavano solo il 15% del totale). Oggi, la quota dei vini di lusso toscani è scesa al 55%, mentre i piemontesi sono saliti al 35%. Il restante 10% è occupato da Veneto, Umbria, Campania e Sicilia.

La mutata composizione delle frazioni di mercato ha spinto Oeno Group a siglare accordi di distribuzione non solo con i migliori produttori di Piemonte e Campania, ma pure con realtà innovative del territorio dell’Etna. E a scegliere di collaborare con il Mw Gabriele Gorelli. I dati del gruppo mostrano che la scelta di un master of wine (ne esistono solo 418 in tutto il mondo) si traduce in un aumento della platea degli investitori e anche dell’ammontare medio delle risorse investite. «Un master of wine non lavora solo sul consolidato», racconta Gorelli. «Deve avere visione sul futuro, indovinare le traiettorie di mercato del vino, fare incessante ricerca e scouting». Il Mw ricorda che secondo Justin Knock, wine director del gruppo, «Oeno è una diga sul fiume dei vini rari, tenendoli a quel livello fino a quando non li può rilasciare». Dice Mattia Tabacco: «Ogni vino ha una sua identità. Il nostro ruolo come wine team è quello di andare a identificarne la sua individualità. Non lo trattiamo come un prodotto: il vino è molto più vicino all’arte di quanto non si pensi».

Una delle problematiche maggiori, quando ci si approccia agli investimenti in vino, è quella della contraffazione. Sempre Tabacco: «Per bottiglie che costano anche 250.000 euro collaboriamo con figure come quella di Maureen Downey, una dei massimi esperti mondiali nell’antifrode (la Downey ha affiancato l’Fbi nella nota vicenda che ha ispirato il film Sour Grape, “Vino amaro” in Italia, ndr). Oggi sul mercato esistono probabilmente 500 milioni di dollari di bottiglie false. È bene ricordare che le bottiglie vuote dei vini di lusso non vanno mai lasciate in giro, vanno riconsegnate al produttore. Ci sono addirittura aste in cui sono in vendita bottiglie vuote». Dove si concentrano le nuove cellule di contraffazione? «Nel nord Italia. Le bottiglie vengono prodotte in Turchia, Romania, Cina».

Guardando all’Italia, il profilo del collezionista è eterogeneo. Sono aumentate negli ultimi mesi le donne, soprattutto giovani, nel nord Italia. Poi, gli studenti universitari, addirittura i 18enni stanno mostrando interesse nei vini di pregio, accanto alle criptovalute. Questo perché, oltre al taglio minimo ideale da 10-20mila euro, è possibile impegnare quote anche fra i 5 e i 10.000 euro, con orizzonti temporali di 2-3 anni.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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