Tutte le opportunità di questa Europa

Grexit, Brexit, Italexit e qualche accenno di Germanexit. Populismo e antieuropeismo hanno iniziato a far temere per la stabilità dell’Unione, cavalcando il malumore di cittadini e regioni più deboli. Poi però qualcosa è cambiato…

Difficoltà e spaccature interne del Vecchio Continente si sono trasformate nel corso degli ultimi anni in una serie di movimenti centripeti. A pochi mesi dall’uscita definitiva del Regno Unito dall’Ue e in un contesto complicato dalla pandemia di coronavirus, l’Europa è però riuscita a compiere un marcato passo avanti, approvando -non senza difficoltà- un piano di ripresa economica comunitaria senza eguali.
“Frenata dalla congenita lentezza dei meccanismi comunitari, la reazione iniziale a sostegno delle economie duramente colpite dalla pandemia era stata quantomeno timida” hanno commentato gli esperti di Pictet Asset Management: “l’intervento fiscale era stato di fatto interamente delegato ai singoli Paesi e alle loro possibilità di spesa, temporaneamente affrancati dai vincoli di bilancio imposti dal Patto di Stabilità”.

Europa e dibattito politico: Mes o no?

A livello europeo si è allora acceso il dibattito circa la possibilità di utilizzare il Mes, Meccanismo europeo di stabilità, per il ristoro del comparto sanitario (facendo cadere i vincoli stringenti che accompagnano l’istituto, come stabilito alla sua entrata in vigore nel luglio 2012), nonché all’eventualità di una mutualizzazione dei debiti creati dalla crisi, in un fondo comune finanziato con l’emissione dei cosiddetti corona bond, o covid bond.
La richiesta specifica all’Ue dei 9 Paesi richiedenti (Italia, Spagna, Francia, Lussemburgo, Belgio, Grecia, Portogallo, Irlanda e Slovenia) recitava: “Abbiamo bisogno di uno strumento di debito comune emesso da un’Istituzione europea per raccogliere fondi sul mercato sulla stessa base e a beneficio di tutti gli Stati Membri, assicurando così un finanziamento stabile e di lungo temine per le politiche richieste per il contrasto dei danni causati da questa pandemia”.
Se le misure di emergenza di Sure (100 miliardi di euro per coprire gli schemi di cassa integrazione dei Paesi), Bei ( 200 miliardi di euro per i prestiti e la liquidità alle imprese) e Mes (240 miliardi di euro con la sola condizionalità che le risorse fossero impiegate per far fronte alla crisi sanitaria) ratificate ad aprile hanno dimostrato l’intenzione a fare di più, è a fine maggio con l’intesa tra Angela Merkel e Emmanuel Macron sul Recovery Fund che il vero passo in avanti viene compiuto. Un passo reso ufficiale dall’accordo da 750 miliardi di euro (pari al 5% del Pil dell’Eurozona) raggiunto nella notte di martedì 21 luglio tra i 27 leader europei, dopo serrate negoziazioni andate avanti per oltre 4 giorni.

Europa e la nuova rivoluzione

Come evidenziato dagli esperto, il raggiungimento di un agreement tra gli stati membri rappresenta “una duplice rivoluzione epocale per la struttura politica ed economica dell’Ue”.
Anzitutto, esso perché ha sdoganato l’utilizzo della politica fiscale comunitaria per fini congiunturali, volta quindi a rispondere al calo della domanda aggregata. Una ipotesi che in passato era sempre stata vanificata dall’opposizione della Germania che attribuiva alle politiche centrali un carattere esclusivamente “strutturale”.
In seconda analisi, il pacchetto Next Generation Eu da 750 miliardi di euro vede per la prima volta la creazione di un “debito europeo”. Una politica fiscale congiunturale finanziata a debito “porterà velocemente l’Ue ad essere uno dei principali emittenti obbligazionari al mondo, con un fabbisogno stimato per i prossimi anni di circa 1’000 miliardi di euro (tale importo comprende anche le somme potenzialmente destinate al Sure, il programma contro la disoccupazione, a cui finora i singoli Stati non hanno ancora fatto ricorso).
Con un pacchetto che è pari al 5% del Pil dell’intera regione, se si considerano anche gli interventi apportati dai singoli Paesi, si arriva ad un totale di stimoli “pari al 14% del Pil”, superiore rispetto a quanto fatto sinora da qualsiasi altro Paese, Stati Uniti inclusi (tra il 12% e il 13% del Pil).
“Nella sua forma attuale, il piano ha perso in parte il carattere di accordo comunitario, per rientrare nello schema più tradizionale di un accordo intergovernativo, basato sul trasferimento di risorse agli Stati membri, ma restando di assoluta predominanza le due rivoluzioni strutturali esposte”.

Europa e dati macro

Il pacchetto fiscale Next Generation Eu da 750 miliardi (390 a fondo perduto, 360 prestiti) non è la sola notizia positiva per l’Europa. I dati macroeconomici continuano infatti a migliorare, a partire dal settore manifatturiero e da quello dei servizi, il più pesantemente colpito dalla pandemia. Restano negativi i dati sul Pil del secondo trimestre, che tuttavia registrano una svolta positiva rispetto alle attese iniziali. A migliorare, in Germania, anche l’indice Ifo della fiducia delle aziende tedesche e il sentiment economico da parte degli investitori Istituzionali (Zew).

Europa e lockdown (fatti per tempo)

Determinante per l’inizio della ripresa è stata la rigidità con cui i Paesi europei hanno adottato le misure di distanziamento sociale nel tentativo di contenere i contagi. Osservando quanto successo negli Stati Uniti, dove una disomogenea e tardiva gestione dei contagi ha portato a conseguenze più aggressive sulla salute delle persone e sulle sorti dell’economia in generale (gli Usa, assieme a Brasile ed India, detengono il triste primato per record id contagi), il modello europeo ha avuto la meglio. Ma non senza costi. Il blocco totale dell’attività ha infatti ampliato la profondità della recessione economica nel breve termine, ponendo però le basi per una ripresa in tempi più rapidi, con danni strutturali all’economia potenzialmente inferiori. A ciò si affianca l’azione accomodante della Banca centrale europea.

Europa e il primato Bce

La Banca centrale europea presieduta da Christine Lagarde, inizialmente più parca nelle misure di stimolo monetario rispetto all’omologa americana, ha varato un piano emergenziale di acquisto di titoli di Stato da Pandemia, il cosiddetto Pepp, per un ammontare complessivo di 750 miliardi di euro (poi esteso a 1.350 miliardi nel meeting di giugno) che va ad affiancarsi al pacchetto di stimoli già in vigore.
Nello specifico, nell’ambito del programma di acquisto asset (App) varato dalla Banca centrale europea nel marzo 2015, l’Eurosistema porta avanti parallelamente quattro programmi di acquisto di titoli pubblici e privati. Sono: il terzo Covered Bond Purchase Programme (Cbpp3) per l’acquisto di obbligazioni bancarie garantite; l’Asset-Backed Securities Purchase Programme (Abspp) per l’acquisto di titoli emessi in seguito alla cartolarizzazione di prestiti bancari; il Public Sector Purchase Programme (Pspp) per l’acquisto di titoli emessi da governi, agenzie pubbliche e istituzioni internazionali dell’area euro; il Corporate Sector Purchase Programme (Cspp) per l’acquisto di titoli obbligazionari e di commercial paper emessi da società non finanziarie dell’area euro. A completamento del quadro, il Pepp.
Le azioni dell’Istituto di Francoforte l’hanno resa una delle banche centrali più accomodanti del mercato, superando per entità sia gli stati Uniti, che la Cina.

Europa e il nuovo corso Merkel

Complessivamente, il piano di misure europee varate da istituzioni e governi non conosce precedenti. “Basti pensare che il bilancio europeo prima dell’inizio della crisi ammontava solamente all’1% circa del Pil dell’area” hanno commentato gli esperti di Pictet AM.
“Le risorse a fondo perduto del NGEU – la cui erogazione è subordinata al fatto che vengano utilizzate per finanziare la ripresa e la crescita economica – dovranno essere restituite contribuendo al bilancio europeo in 30 anni a partire dal 2028, ossia con tempistiche molto lunghe e in base alla quota di partecipazione al bilancio propria di ciascun Paese”.
Per finanziare il bilancio europeo con risorse proprie, la Commissione ha inoltre previsto la possibilità di predisporre tassazioni aggiuntive sull’elusione fiscale delle imprese tech multinazionali (digital tax) e all’aumento del costo dell’inquinamento (carbon border tax), riducendo ulteriormente l’onere per i singoli Stati.
Fatte salve le lungaggini del raggiungimento dell’accordo e la presa di posizione da parte dei Paesi frugali (poco inclini a misure di stimolo fiscale eccessivamente generose), la Germania è diventata uno dei principali sponsor del nuovo corso dell’Unione. La straordinarietà di una crisi capace di far saltare non solo alcuni stati membri, ma anche l’euro e l’intera Unione europea, ha portato la cancelliera tedesca, Angela Merkel (presidente per il semestre in corso del Consiglio dell’Ue), dall’austerity a un’idea più keynesiana, con un obiettivo implicito: aiutare quei paesi più direttamente collegati alla filiera produttiva tedesca (tra cui Italia e Spagna).

Europa, come investire

Le importante misure monetarie e fiscali varati da istituto centrale e governi nazionali potrebbero aprire a opportunità di medio/lungo termine per le azioni europee. A livello di mercato dell’equity globale un ruolo centrale giocheranno le elezioni americane di novembre, cui si affiancherà il dibattito su Covid, la guerra commerciale e il ruolo della Cina.
Il tema della sostenibilità (Environmental, social and governance) torna inoltre ad essere chiave. La centralità di un’economia più verde è stata inoltre rimarcata dall’inclusione nel Recovery Plan del cosiddetto Green Deal europeo, l’obiettivo finanziato dal Recovery fund che si prefigge di tagliare le emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 e di arrivare ad una Europa carbon neutral entro il 2050.

In conclusione

Ora che l’accordo è stato raggiunto, occorre attuarlo. I tempi che si prospettano non sono però brevi: l’approvazione da parte dei Parlamenti nazionali degli Stati membri, che nel frattempo dovranno predisporre e presentare i loro piani di riforma, assieme col parere definitivo da parte della Commissione, potrebbero far slittare l’erogazione dei fondi al 2021 (il 70% delle risorse complessive verrà erogato tra il 2021 e il 2022).
Di certo, un primo passo avanti è stato compiuto.

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