Utili double-digit: il valore resta nell’azionario

Dopo una reporting season Q4 2020 eccezionale, il mercato si interroga sulle prospettive di utili 2021, e per il mercato americano, e per quello europeo. L’opinione degli esperti di Pharus

In un contesto da valutare senza eccessivi ottimismi, né pessimismi, il valore è ancora sul mercato azionario, che ricoprirà in portafoglio un peso sempre più rilevante. A supportare questa view, le stime di crescita degli utili per l’anno 2021. Ne abbiamo parlato con Stefano Reali e Riccardo Volpi, Fund Managers di Pharus.

Da espansione di utili a crescita

“E’ da tanto che evidenziamo questo momento come cruciale” ha esordito Stefano Reali. “La storia ci insegna che l’uscita da una crisi e l’ingresso in un nuovo ciclo rialzista è sempre segnata dalla ripresa degli utili”. Così è stato nel passaggio dal 2020 al 2021, con il passaggio da un mercato guidato dall’espansione dei multipli (sostenuto da politiche monetarie aggressive e tassi reali in discesa) ad uno trainato dalla ripresa degli earnings.

Utili double-digits: considerazioni 2020, prospettive 2021

Ripercorrendo il recente passato, “la stagione delle trimestrali a stelle e strisce si è conclusa nel quarto trimestre 2020 con una crescita degli utili del +3%, ben oltre le aspettative del -11%. Circa il 12% (direi l’80% circa) dei risultati annunciati sono stati inoltre migliori delle attese”, favoriti anzitutto dalle positive performance del comparto growth, in particolare dalla tecnologia.
“Trend similari si stanno registrando in Europa, dove, anche per via della maggior esposizione ai temi legati al ciclo economico, il livello medio degli utili in fase di pubblicazione si aggira attorno al -17%”, comunque migliore delle attese pari al -27%.
Anche le prospettive di utili 2021 sono nel segno del rialzo. Se da un lato gli Stati Uniti paventano la possibilità di un +23% sugli utili, nel Vecchio Continente la percentuale sale ad un +41% atteso.

Valore nell’equity e rischio obbligazionario

In un approccio ai mercati moderato (soprattutto nei confronti dell’inflazione), il recente rialzo dei rendimenti obbligazionari non andrà a colpire le prospettive del comparto del reddito fisso, le cui opportunità, a parità di condizioni, risultano comunque più rischiose rispetto all’equity.  “Dal punto di vista dell’investment grade, ci troviamo in un mercato che ha sofferto molto”, ha spiegato Volpi, segnato dal timore di dover pagare per comprare titoli di debito. “L’high yield può invece offrire ancora qualche rendimento, ma con rischi, spesso, molto elevati”.

Equity: i settori sotto la lente 2021

A fronte di quanto detto, “pensiamo che le prospettive di crescita degli utili 2021 siano credibili. Il discorso cambia se guardiamo invece al 2022”, dove un eccessivo ottimismo potrebbe giocare qualche scherzo.
Dal canto suo, il comparto dell’equity, anticipando le aspettative di quest’anno, sta già registrando rialzi. Tra i settori ai quali guardare che potrebbero sorprendere maggiormente le stime sugli utili, dato il violento calo del 2020 e la facile base di comparazione “negli Stati Uniti parliamo di materials e financial, ma anche di beni discrezionali, già in parte ripartiti nella seconda metà del 2020. In Europa saranno soprattutto i ciclici a battere i numeri”.

In & out: sì alla tecnologia

Nel dettaglio, “stiamo guardando a settori diversi da quelli più mainstream”, ha aggiunto Volpi. Sebbene i tecnologici restino tra le alternative più interessanti, acquistano spicco le utilities, i beni di base e l’healthcare, “grazie a utili crescenti costanti, elevati dividendi e valutazioni interessanti che il mercato pare avere un po’ dimenticato”.

In & out: sì all’healthcare

L’healthcare merita un’attenzione particolare, un settore tornato in prima linea nel 2020, il cui valore non si sostanza solo nel biotech o nell’innovazione medicale (di cui, tra le altre, fanno parte la ricerca di vaccini e di nuovi farmaci), ma nei trend strutturali di questo secolo e nella stabilità delle sue aziende.
“Complessivamente, le attività di M&A in questo settore si aggirano attorno ai 250 miliardi l’anno, con il crescente interesse delle aziende più grandi che acquisiscono le piccole società”. Proprio da queste è possibile trovare il maggior valore.

In & out: sì alle infrastrutture

Nonostante le difficoltà, ha infine sottolineato Reali, “in termini valutativi, quello delle infrastrutture resta un settore estremamente interessante”. Anzitutto, per le prospettive di ripresa ciclica; in seconda analisi, perché non tiene ancora conto di tutte le misure di stimolo di cui beneficeranno i singoli progetti nazionali. Vi è poi una terza ragione: “il comparto M&A nelle infrastrutture viaggia su livelli altissimi, sottolineando l’enorme upside potenziale”.

In & out: no alla old economy

“Non guardiamo invece con interesse a quegli indici che rappresentano ormai una old economy”, come ad esempio l’indice delle commodities, estremamente esposto al comparto dell’oil, ma carente dal punto di vista dei nuovi materiali (tra gli altri, silicio, terre rare e materiali per la produzione di semiconduttori).

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