Pocker d’assi per il biotech: le 4 carte nella manica del 2022

Il recupero dei fattori macro, in particolare l’esplosione di cash e la conferma dei fondamentali, faranno del settore dell’innovazione medicale (specie per le small cap) una grande opportunità di investimento per il 2022. Ne parliamo con Pharus

Oltre le nuvole, il sereno per il comparto dell’innovazione medicale, che ha vissuto un 2021 a velocità alternate. A cominciare dal numero di deal: mentre il valore complessivo delle attività di finanza straordinaria per le aziende small-cap americane si è mantenuto pressoché costante negli ultimi cinque anni (attorno ai 15 miliardi di dollari, secondo dati Raymond James Research), le mid-cap hanno più che dimezzato i propri introiti in appena due anni, passando dal picco oltre gli $80 miliardi nel 2019 ai circa 35 del 2021. Peggio è andata alle large-cap, che nell’anno che si chiude non registrano alcuna operazione importante.
Gli Stati Uniti rappresentano ancora il mercato più importante in termini di spesa sanitaria, con 10.224 dollari pro capite, circa 785 mila aziende attive nel settore e una spesa complessiva pari al doppio di quanto fanno gli altri paesi per l’assistenza sanitaria secondo i dati Statista aggiornati a novembre 2021.

M&A vs Ipo

“Oltre alla riduzione del numero di deal abbiamo avuto anche una trasformazione delle operazioni nel 2021. L’ambito delle fusioni e acquisizioni (M&A) si è contratto, sostituito dal progressivo aumento nel numero delle offerte pubbliche iniziali (Ipo)” spiega Riccardo Volpi, fund manager di Pharus. È la prima volta nella storia recente del settore biofarmaceutico che il numero delle Ipo, seppur di poco, supera il numero delle operazioni in M&A (ambedue i valori per il 2021 si attestano al di sopra della soglia di 80; nel 2020, la proporzione è stata di quasi 140 operazioni di M&A per meno di 70 Ipo). Tale trend, spiegano da Pharus, si lega al fatto che molte aziende hanno preferito quotarsi direttamente per sfruttare il momento di euforia sul mercato. “Dopo questo rallentamento, riteniamo che nel 2022 torneranno ad aumentare le operazioni di M&A: il 59% dell’attività di M&A nel 2021 è avvenuto nell’ultimo quarter dell’anno (dopo il primo settembre), spunto per una potenziale prosecuzione del trend nel 2022”. Non è tutto: l’anno che si conclude ha portato con sé un aumento delle disponibilità liquide per le aziende americane dell’healthcare, passate da circa 300 a 340 miliardi di dollari in un anno. “Questo spingerà le realtà del settore verso nuovi investimenti” aggiunge l’esperto.

Effetto small-cap

Ad impattare sul comparto biotech è inoltre il cosiddetto effetto small-cap: le aziende di minori dimensioni tendono a sottoperformare sulla paura di un appiattimento della curva dei rendimenti.
“Abbiamo registrato nel 2021 un eccesso di paura da parte dei mercati verso un rialzo dei tassi di interesse dettato anzitutto dall’aumento persistente dell’inflazione”. Questo ha penalizzato le realtà di dimensioni più piccole che, in una fase di maggiore incertezza di breve, sono state più facilmente scaricate a favore di asset più solidi. “Nel 2022 le banche centrali potrebbero riservare qualche sorpresa più da ‘colomba’, risultando più accomodanti del previsto e aiutando il comparto small cap a recuperare” spiega Volpi.

Il Medicare

A contribuire positivamente al futuro del settore medicale sarà anche la maggior chiarezza fatta dall’amministrazione Biden sul Medicare, il programma di assicurazione medica amministrato dal governo degli Stati Uniti, riguardante le persone dai 65 anni in su. “A Novembre 2021, l’amministrazione Biden ha fatto luce sui punti del Medicare: la manovra colpisce essenzialmente le aziende con farmaci negoziabili da più di 9 anni. Con le novità introdotte” precisa Volpi “i farmaci diventano negoziabili una volta che sono stati sul mercato per un numero fisso di 9 anni, per i farmaci a piccole molecole, 12 anni per i farmaci biologici. La maggiore chiarezza è un catalyst positivo per tutto il comparto healthcare, in particolare per le piccole aziende”.

I fondamentali

Infine, i fondamentali. Se si guarda ai dati riportati dalle principali aziende del settore biotech nel 2021, complessivamente i numeri sono stati positivi, con utili in aumento e bilanci stabili. “Nel 2021, gli investitori si sono concentrati sul tema vaccini, perdendo in parte di vista le altre aree terapeutiche. A fare molto bene sono stati i progressi sul fronte della cardiologia, con Bristol Myers Squibb che ha annunciato una nuova analisi dei dati dello studio di Fase 3 EXPLORER-HCM per la valutazione di mavacamten, un inibitore sperimentale first-in-class della miosina cardiaca, nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva” termina Volpi.
Biotech 2022
Alla luce di queste considerazioni, “riteniamo che il recupero dei fattori macro, in particolare l’esplosione di cash e la conferma dei fondamentali, rendano il settore dell’innovazione medicale, specie le small cap, una grande opportunità per il 2022” concludono da Pharus.

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