Oltre la Brexit: le opportunità per gli asset manager

Pharus Management Lux SA mira ad acquisire visibilità sul mercato britannico, capitalizzando le expertise che la distinguono dagli altri operatori. Come indirizzare l’offerta del risparmio gestito in Europa, senza passare dal Regno Unito?

Gennaio 2021, nuova vita per gli asset manager con sede a Londra attivi sul mercato europeo. Dal 1° gennaio 2021, i fondi OICVM (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari) del Regno Unito che hanno mantenuto la loro gestione in UK sono stati infatti riclassificati come fondi ex- OICVM, senza più la possibilità di essere commercializzati agli investitori al dettaglio europei. La ragione? La Brexit.  Dopo la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione europea il 23 giugno 2016 (tramite referendum), si sono susseguiti lunghi e complessi negoziati. L’accordo finale è stato firmato nel dicembre 2020, per un’implementazione ufficiale il 1° gennaio 2021 (con la firma di un accordo di commercio e cooperazione entrato in vigore in maniera provvisoria). Qualche tassello però deve ancora esser sistemato. Con Luigi Vitelli, Ceo & Managing Director di Pharus management Lux SA, parliamo di Brexit e degli effetti di breve e medio termine.

 

Perché parliamo di Brexit ora?

Nell’ambito dell’accordo sottoscritto dal Regno Unito con l’Unione europea, alcuni cambiamenti hanno avuto un deciso impatto sul settore finanziario, che hanno favorito l’istituzione di nuovi partenariati commerciali tra UK e Lussemburgo, con ricadute positive per quest’ultimo paese.  Testimonianza di ciò è che alla fine del 2020, 73 aziende si sono stabilite in Lussemburgo come risultato diretto della Brexit.

 

Parlando del mercato europeo, cos’è cambiato con la Brexit per il mondo finanziario e per il comparto dell’asset management?

Per molto tempo Londra è stata il principale centro finanziario in Europa. Mentre entrava nella transizione della Brexit, Londra ha perso la sua posizione come maggiore centro di negoziazione di valori mobiliari in Europa, dal momento che le istituzioni finanziarie dell’Ue ora non possono più scambiare azioni denominate in euro sulle borse britanniche. Pertanto, enormi volumi di transazioni si sono trasferiti improvvisamente nell’Unione Europea. Nonostante questa conseguenza, Londra mantiene il suo primato nel mercato secondario e nel trading valutario globale (forex).

 

Cosa deve fare oggi un asset manager con sede (o ex sede) a Londra per operare in Europa?

Se ci concentriamo sul settore asset management, i principali cambiamenti sono due. Anzitutto, la fine dell’era del passaporto europeo per la fornitura di servizi di asset management. Con l’uscita del Regno Unito dall’Ue, sarebbe costoso per gli asset manager britannici servire i loro clienti con sede in Europa e viceversa, che si troverebbero a gestire le loro attività secondo norme e regolamenti specifici per paese. I team di conformità dovrebbero ora essere più vigili in termini di rispetto delle normative locali.
In secondo luogo, nuovi vincoli vengono posti circa la commercializzazione dei fondi: la commercializzazione dei fondi britannici nello Spazio Economico Europeo (SEE) e viceversa non sarà più possibile nel quadro degli attuali accordi di passaporto. In questo caso, si tratta di un impatto importante nella commercializzazione dei fondi con sede nel Regno Unito, che non possono più beneficiare del passaporto europeo. Gli asset managers britannici dovranno ora richiedere l’autorizzazione di ciascun paese SEE a commercializzare fondi o a passare attraverso il regime nazionale di collocamento privato (NPPR). D’altro canto, gli asset managers dei paesi SEE dovranno a loro volta richiedere l’autorizzazione alla autorità di supervisione UK Fca per commercializzare i fondi Ue sul territorio britannico.

 

Come si risolve questo quadro?

Gli Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) devono essere domiciliati presso una società di gestione dell’Ue. Pertanto, a seguito della Brexit, molti fondi OICVM sono migrati dal Regno Unito a uno stato membro dell’Ue. Per fare ciò, le società di gestione con sede nel Regno Unito, responsabili dei fondi pre-Brexit, hanno aperto una filiale nell’Ue o stabilito nuovi partenariati con società di gestione dell’Ue.
Dal 1° gennaio 2021, i fondi OICVM del Regno Unito che hanno mantenuto la loro gestione nel Regno Unito sono stati riclassificati come fondi ex-OICVM e non possono più essere commercializzati verso gli investitori al dettaglio europei.

 

Come sta operando Pharus Management Lux SA per agevolare la prosecuzione del business europeo per i player inglesi (e non)?

Pharus Management Lux SA mira ad acquisire visibilità sul mercato britannico, capitalizzando le expertise che la distinguono dagli altri operatori del mercato.
Una di queste specificità è l’indipendenza. La società non appartiene infatti ad alcun gruppo finanziario e pertanto si posiziona come realtà indipendente e questo rappresenta un vantaggio competitivo nel processo decisionale, che risulta essere maggiormente snello e quindi rapido. Inoltre, la maggior parte delle funzioni chiave inerenti la gestione dei fondi di investimento (tra cui quella legale, di gestione del portafoglio, di gestione del rischio, di conformità e distribuzione), generalmente esternalizzate ad altre società, in Pharus Management Lux SA sono internalizzate, permettendo così di avere un controllo completo del processo produttivo, mantenendo un’elevata flessibilità delle soluzioni e qualità dei servi offerti.

 

Riassumendo, si tratta di insourcing completo di tutte le funzioni e le competenze chiave, corretto?

Esattamente. La decisione strategica della società di gestione presa sin dall’inizio della sua attività nel 2012 di insourcing completo di tutte le funzioni e le competenze chiave (ovvero legale, gestione del portafoglio, risk & compliance) è un vero e proprio valore aggiunto, che ci permette di fornire ai nostri clienti soluzioni su misura più adatte alle loro esigenze, di altissimo livello qualitativo.
Essere un gruppo indipendente, nato da zero più di 20 anni fa per iniziativa di un giovane imprenditore nel lontano 1998, è un vantaggio competitivo importante che si manifesta nella rapidità nella presa ed esecuzione delle decisioni e nella qualità dei nostri servizi che presentano un altissimo livello di personalizzazione.
In particolare, mi soffermerei sul fatto che l’indipendenza rappresenta un vantaggio non solo con i clienti, ma anche nella gestione di Pharus Sicav e dei comparti ad essa sottostanti, i quali, grazie alle competenze anche di gestione sviluppate in house, presentano caratteristiche di nicchia e strategie uniche nel panorama dei fondi comuni di investimento. L’impiego di risorse in modo responsabile e centralizzato consente dunque non solo di soddisfare le esigenze sempre diverse dei clienti, ma anche di creare strategie di investimento che mirano a conseguire un rendimento ottimale nel lungo periodo.

 

Dottor Vitelli, quali sono i prossimi goal da conseguire e quale esperienza vi portate dietro dall’avvento di questa Brexit?

Uno dei punti di rilievo del business plan di domani è rappresentato dall’implementazione di nuove relazioni di partenariato con asset manager britannici che desiderano commercializzare i loro prodotti in Europa, o con quei gestori alternativi britannici che desiderano invece avere prodotti alternativi di diritto europeo o più specificatamente lussemburghese, ai quali fornire tutti i relativi servizi di Alternative Investment Fund Manager (AIFM).
Pharus Management Lux SA ha appena concluso un primo partenariato in questa direzione e non intende fermarsi qui. Al di là delle nuove opportunità commerciali, Pharus coglie le opportunità della Brexit nella condivisione con attori britannici delle proprie competenze e servizi di gestione.

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