Investimento sostenibile: scelta di moda o valore aggiunto?

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L’integrazione dei principi ambientali, sociali e di governance (ESG) nel processo di investimento porta i suoi frutti anche in termini di rendimento? La risposta può arrivare solo da un analitico confronto delle performance tra strategie sostenibili e tradizionali. I numeri non mentono

Nel corso degli ultimi anni la sensibilità verso i temi legati alla sostenibilità è enormemente
aumentata determinando un vero e proprio boom degli investimenti ESG, ovvero legati ai criteri
ambientali (Environmental), sociali (Social) e di Governance. Ma queste strategie producono
risultati migliori, in termini di rendimento, rispetto a quelli che non lo sono? Il quesito è
fondamentale per capire se può esistere una finanza sostenibile, al di là di una moda passeggera,
perché un investitore, per quanto più sensibile all’ambiente e alla società, è comunque alla ricerca
di alfa.

Dalle parole ai fatti

Per rispondere Pharus Milano, la succursale italiana di Pharus Management Lux SA specializzata in
gestioni patrimoniali e a breve anche in consulenza, ha condotto un’analisi sulle performance di
mercato in tre diverse aree geografiche (Usa, Europa e Mondo) e messo a confronto il risultato dei
principali benchmark nella versione ESG e non, calcolando la relativa volatilità. Ebbene, in tutti e
tre i casi emerge che gli investimenti con logiche ESG hanno ottenuto rendimenti superiori rispetto
alle strategie non-ESG
, mantenendo un livello di volatilità perfettamente confrontabile e in alcuni
casi inferiore al parent index.

Il risultato più impressionante riguarda l’area globale: la differenza di rendimento (total return) in
cinque anni, ovvero dal 2018 al 2022, tra l’indice MSCI World Net Total Return e l’indice
sostenibile MSCI World ESG Leaders è di quasi il 7% (7,02% per la precisione) a favore di
quest’ultimo. In altre parole, la strategia sostenibile nel giro di cinque anni ha sovraperformato la
strategia tradizionale di circa il 7%. Anche sul fronte volatilità, la risposta migliore, seppur di poco,
arriva dall’approccio ESG (con un 17,30% contro un 17,67% in cinque anni).

“Pertanto – sottolineano da Pharus Milano – possiamo affermare che, sì, investire ESG è premiante
e che, no, non può essere considerata solamente una scelta di moda”.

La soluzione di Pharus targata ESG

Per chi volesse investire sostenibile, tra le diverse strategie proposte dalla casa di gestione
lussemburghese compare Pharus Sicav Best Regulated Companies (articolo 8 del SFDR). Si tratta di
un fondo azionario che investe in aziende dei paesi sviluppati (Stati Uniti, Canada, Eurozona, Gran
Bretagna, Svizzera e Australia) specializzate in infrastrutture all’interno dei settori regolamentati,
come ad esempio la trasmissione e la distribuzione elettrica, il trasporto di acqua e lo stoccaggio di
gas. Sono networks infrastrutturali che offrono servizi di rilevanza strategica e sociale per gli stati.
Il fondo è quindi un tematico, essendo concentrato sulle storie societarie di eccellenza legate
all’ambiente. Anche il processo di investimento incorpora criteri ESG, perché ogni tre mesi il fondo
viene certificato da una società esterna di rating (Nummus, centro di ricerca per la finanza etica e
sostenibile). E ad oggi il comparto gode del più alto standing creditizio nella scala dei rating ESG
disponibili.

L’obiettivo della strategia è quello di far crescere il capitale nel medio-lungo termine investendo in
un settore poco collegato al ciclo economico
, focalizzandosi su società caratterizzate da una
crescita molto stabile degli utili e da elevati flussi di cassa che si traducono in dividend yield solidi e
sostenibili nel tempo. Questa dinamica si riflette sul fondo che infatti distribuisce ogni sei mesi una
cedola di circa il 3%. Come si nota dal grafico sottostante, finora, questa cedola è cresciuta nel
tempo.

Guardando alla più generale performance, nel 2022, annus horribilis per i mercati finanziari (con
performance negative tra -18 e -25%), il Pharus Sicav Best Regulated Companies ha
sovraperformato con un -8,6%, contenendo quindi la volatilità e limitando le perdite. “A
sottoperformare sono in particolare le utilities europee che risentono dei toni molto hawkhish
adottati dalla Bce in risposta a dinamiche inflazionistiche ancora particolarmente elevate in
Europa”, spiega Stefano Reali, gestore del fondo, che guardando ai prossimi mesi sottolinea: “È
interessante notare come il settore utilities sia tra i pochi che negli ultimi mesi ha registrato una
revisione al rialzo degli utili attesi per il 2023, in un contesto di taglio utili generalizzato da parte
degli analisti”. Un aspetto importante per un flusso di dividendi elevati e sostenibili nel tempo,
anche in vista di un quadro economico non dei più solidi e promettenti.

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