Bce attesa al varco, cosa aspettarsi da qui ai prossimi mesi

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Mercati in attesa delle prime riunioni delle banche centrali del 2023: osservata speciale la BCE. Cosa aspettarsi? Le previsioni degli esperti di PGIM Fixed Income anche per i prossimi meeting

È la settimana delle banche centrali, con i primi meeting del 2023. Oltre alla Federal Reserve, sui mercati sale l’attesa per la riunione della BCE e della BoE, in agenda entrambe giovedì. Se per Powell & Co. il ritmo dei rialzi dovrebbe rallentare a 25 punti base, secondo il consensus degli analisti, per i due istituti del Vecchio continente le attese sono ben diverse. Ecco che cosa aspettarsi da questi primi incontri e dai successivi, secondo Katharine Neiss, chief European economist di PGIM Fixed Income.

I falchi volano ancora alto in Europa

La BCE sembra intenzionata a proseguire la propria politica restrittiva senza troppi dubbi. “In seguito alla riunione di dicembre e alle recenti comunicazioni dei membri del Consiglio direttivo – spiega Neiss – sembra che Francoforte intenda aumentare i tassi di 100 punti base (pb) nel corso del primo trimestre di quest’anno, con due aumenti equivalenti a febbraio e marzo”. Vale a dire, quindi, 50 punti base nella riunione di giovedì e ulteriori 50 punti base nel meeting successivo, quello di marzo appunto. E poi? Solo successivamente, ci si può aspettare un rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi, ovvero ritocchi inferiori ai 50 punti base, con un picco del tasso di interesse sui depositi superiore al 3% entro la fine dell’anno.

Il persistere dell’atteggiamento “falco” da parte della BCE è la conseguenza del ritardo con cui questa si è mossa nell’estate del 2022, quasi un semestre più tardi rispetto a quanto fatto dalla statunitense Fed. Non solo. Finora dal fronte macro non sono giunti segnali troppo preoccupanti riguardo la crescita, che anzi si è dimostrata migliore del previsto.

Tuttavia, avverte Neiss, vi sono almeno due rischi cruciali da tenere in considerazione nel caso Francoforte dovesse proseguire con un atteggiamento particolarmente aggressivo. “In primo luogo, sebbene i dati più recenti siano stati migliori del previsto, i fondamentali legati alla scarsità dell’offerta energetica globale e all’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina non sono scomparsi”. Senza contare che il persistere di una politica monetaria restrittiva potrebbe accelerare la corsa verso la recessione, con conseguenza negative per le economie europee più indebitate.
“In secondo luogo, se la ripresa nell’area euro continuerà a sorprendere al rialzo, i tassi potrebbero dover aumentare molto di più di quanto attualmente previsto dal mercato”. In altre parole, Lagarde & Co. potrebbe anche proseguire dritta per la sua strada a colpi di ritocchi non troppo leggeri.

Cosa succede Oltremanica

Non solo BCE, però. Sempre giovedì anche la Bank of England annuncerà la sua decisione di politica monetaria e, sebbene anche qui le attese siano per un rialzo dei tassi di interesse dello 0,50%, la traiettoria di politica monetaria potrebbe essere diversa, ossia più vicina alla fine dei rialzi. L’esperta di PGIM Fixed Income infatti ricorda che il sentiment dei consumatori si è deteriorato a gennaio e rimane più basso rispetto al periodo peggiore della pandemia o della crisi finanziaria globale. Non solo. Le vendite al dettaglio hanno subito una contrazione in tutti i mesi del 2022, tranne uno, e anche in un mercato del lavoro rigido, dalla primavera dell’anno scorso si è assistito a un calo costante dei posti di lavoro. I timidi segnali a indicazione del fatto che l’inflazione headline avrebbe raggiunto il picco verso la fine dello scorso anno suggeriscono che la BoE possa essere vicina alla fine dell’attuale ciclo di rialzi, con un picco dei tassi appena superiore al 4%. Tuttavia, conclude Neiss, Londra “non vorrà che si pensi possa essere ricaduta nell’errore contrario, ovvero essere costretta a tagliare rapidamente i tassi in un contesto di inflazione in calo e di indebolimento dell’economia”. Ecco perché gli operatori dovranno osservare da vicino i dati macro e soprattutto prestare orecchio alle parole di Andrew Bailey, governatore della BoE per cogliere qualche segnale in merito.

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