Investire nella decarbonizzazione, ecco i settori chiave

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La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio è diventata una priorità globale che porta con sé interessanti risvolti per gli investitori. Jennison Associates, affiliata di PGIM, ha individuato i settori che potrebbero maggiormente avvantaggiarsi

Decarbonizzare il settore energetico è una sfida da 110 mila miliardi di dollari. A tanto ammontano, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), gli investimenti in fonti rinnovabili necessari a realizzare la completa transizione verso una produzione di energia carbon-free. “Tuttavia – spiegano gli esperti di Jennison Associates, affiliata di PGIM specializzata in growth equity – questo è lo scenario più ambizioso tra quelli previsti dall’IEA. In realtà, le difficoltà che alcuni paesi stanno incontrando nel perseguire progetti di decarbonizzazione molto ambiziosi potrebbero far sembrare questo obiettivo molto distante. Per questa ragione, l’IEA propone uno scenario più conservativo che prende in considerazione le sole politiche attualmente implementate e i piani effettivamente annunciati dai governi. “In entrambi i casi, gli investimenti sono previsti su vasta scala ma nel secondo questi ultimi potrebbero superare i 2 mila miliardi di dollari all’anno entro il 2030. A prescindere dallo scenario, riteniamo che le aziende meglio posizionate per l’economia della decarbonizzazione si dividano in tre categorie chiave: offerta, domanda e tecnologie volte a facilitare il processo di transizione energetica”. Vediamo nel dettaglio gli specifici vantaggi per gli investitori.

Decarbonizzare l’offerta di energia

La categoria dell’offerta comprende quelle aziende che producono e/o sfruttano combustibili a basse o zero emissioni con l’obiettivo finale di sostituire la generazione di energia da fonti fossili con fonti rinnovabili. Tra queste ultime, i mercati dell’energia eolica e solare appaiono relativamente più mature e gli sviluppi geopolitici in Europa hanno riportato l’attenzione sul tema della sicurezza energetica. “In risposta al conflitto in Ucraina – spiegano gli esperti – l’Europa, che è tra i maggiori consumatori di petrolio e gas forniti dalla Russia, ha accelerato gli sforzi per diversificare le sue fonti energetiche. Di conseguenza, i paesi del Vecchio Continente hanno accelerato lo sviluppo di gas puliti come l’idrogeno rinnovabile. Inoltre, ci si aspetta un continuo progresso sul fronte delle tecnologie necessarie per migliorare efficienza, costi e capacità di storage di fonti alternative come l’eolico, il solare e l’idrogeno.

Alleggerire la domanda rendendo più sostenibili i consumi

Alla categoria della domanda appartengono quelle aziende che promuovono l’efficienza energetica agendo da un lato sui consumi industriali e degli edifici e, dall’altro, sullo sviluppo di sistemi di accumulo con capacità sempre maggiore. “Una sfida sul fronte della domanda è costituita dalla ristrutturazione delle infrastrutture esistenti. Ma non è tutto: si stima infatti che il settore delle costruzioni contribuisca per circa il 50% alle emissioni globali annuali di CO2 e, entro il 2040, circa due terzi degli edifici globali saranno strutture già esistenti”. Modernizzare gli edifici commerciali e residenziali su scala globale richiederà dunque investimenti significativi.

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Puntare sui facilitatori

La terza e ultima categoria è quella degli abilitatori. A tale gruppo appartengono quelle società che sviluppano innovazioni tecnologiche, attrezzature, infrastrutture, materiali, beni e servizi volti a potenziare le capacità di elaborazione dell’energia e a creare infrastrutture intelligenti. Qualche esempio? Le aziende che supportano la creazione di nuove architetture di rete e infrastrutture necessarie per il rifornimento dei veicoli elettrici, come stazioni di ricarica, misurazione e trasmissione, che si prevede che cresceranno significativamente. Nel 2017 negli Stati Uniti c’erano tra 50.000 e 70.000 punti di ricarica di Livello 2, ossia le tipiche stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Nel 2021, il loro numero è cresciuto a circa 90.000 e, per far fronte alla prevista domanda di veicoli elettrici, dovranno ulteriormente aumentare sino a raggiungere circa 2.240.000 punti di ricarica entro il 2025.
I facilitatori comprendono anche quelle società che si sono posizionate lungo la filiera dei materiali necessari per sviluppare l’infrastruttura di cablaggio sulla rete di trasmissione dell’energia. “In particolare, l’aggiornamento dell’attuale infrastruttura di trasmissione dell’energia richiederà cavi resistenti al calore e impermeabili. Recentemente, essi hanno contribuito a creare l’interconnessione elettrica sottomarina più lunga al mondo tra il Regno Unito e la Norvegia, consentendo per la prima volta lo scambio di energia rinnovabile tra i due paesi”, aggiungono gli esperti di Jennison Associates.

In conclusione

Nonostante le incertezze in termini di quantificazione e realizzazione degli sforzi necessari, l’economia della decarbonizzazione rappresenta una significativa opportunità di lungo periodo per gli investitori, in grado di generare alpha su un ampio spettro di settori.

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