Fondi Esg, cosa cercano i fund selector? La parola a PGIM Investments

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Nonostante le tensioni sui mercati azionari e obbligazionari, i fund selector continuano a scegliere gli investimenti Esg. È quanto emerge dal sondaggio semestrale realizzato da PGIM Investments: ecco su quali prodotti puntano e perché continueranno a crescere nei portafogli degli istituzionali

Il ritorno dell’inflazione ai livelli degli anni Ottanta e i tassi in aumento non spengono l’interesse per i fondi Esg, acronimo di Environmental, Social – Anzi, una recente analisi della società globale di servizi professionali Pwc prevede che gli asset under management legati all’Esg continueranno ad aumentare nei prossimi anni, superando la crescita globale degli investimenti in asset e wealth management, toccando i 33,9mila miliardi di dollari, pari al 21,5% di tutti gli asset entro il 2026.
Che l’ascesa degli Esg sia inarrestabile emerge anche dal sondaggio semestrale di PGIM Investments sul settore, condotto su 210 fund selector di grandi istituzioni finanziarie globali in Europa e Asia, che conferma il forte interesse degli operatori per questa asset class, anche se con priorità differenti in base all’area geografica. 

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Fondi Esg, alcune scelte dei fund selector 

E così mentre le strategie collegate all’inflazione saranno le più gettonate nei prossimi 12 mesi, una scelta che riguarda soprattutto i fund selector asiatici, ben 6 operatori su 10 (la maggior parte europei) prevedono di incrementare gli investimenti in reddito fisso Esg, privilegiando le emissioni più sicure (i cosiddetti investment grade). Passando agli investimenti azionari, dal sondaggio di PGIM Investments emerge che l’equity globale resta la via principale attraverso cui i fund selector incrementano l’esposizione agli Esg, con il 66% degli intervistati in procinto di aumentare i loro portafogli, una scelta senza rilevanti divergenze tra l’Europa e l’Asia. 

Ma come fanno gli istituzionali a selezionare questi prodotti? Il sondaggio indica che per il 61% degli intervistati la priorità nella scelta dei fondi obbligazionari Esg è la performance, mentre per il 60% sono gli obiettivi Esg l’aspetto più importante per scegliere. Gli asiatici danno più importanza alla performance e alla gestione del rischio, mentre gli europei sono più attenti alla trasparenza e alla rendicontazione, insieme alla protezione dai ribassi. 

La fame dei fund selector per i fondi art. 9 

L’analisi segnala anche la “fame” dei fund selector per i prodotti che rispettano l’articolo 9 della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR). Si tratta di fondi che hanno un obiettivo di investimento sostenibile con un forte focus Esg, i cosiddetti “dark green”, e devono rispettare tre requisiti: 1) contribuire a un obiettivo ambientale o sociale; 2) non danneggiare in modo significativo alcun altro scopo ambientale o sociale; 3) le società partecipate devono avere buone pratiche di governance.
Come già l’anno scorso, un terzo degli intervistati vuole strutturare internamente portafogli che rispettino proprio l’articolo 9, puntando principalmente sull’energia pulita per i fondi azionari (75%) e obbligazionari Esg (61%), senza dimenticare i temi legati all’acqua e alla riduzione delle emissioni di carbonio

Fondi Esg, quale l’asset allocation ottimale? 

Inoltre, per arrivare a una asset allocation ottimale, il 73% degli interpellati punta su una gestione attiva dei fondi Esg, preferenza più forte tra gli europei rispetto agli asiatici (77% rispetto a 63%). Due terzi prediligono la gestione attiva per selezionare i fondi obbligazionari Esg (72% in Europa rispetto al 50% in Asia), mentre il 73% ritiene che la gestione attiva continuerà a prosperare nell’obbligazionario Esg. Questo dato è sostenuto dalla convinzione che la gestione attiva sia molto più flessibile rispetto alla passiva su specifici temi Esg (82%) e consenta un miglior allineamento tra quotazioni e rendimenti (71%). 

Greenwashing, l’altro lato della medaglia 

Ma la crescita vorticosa di questi prodotti ha avuto come conseguenza negativa l’ascesa esponenziale del greenwashing, ovvero di quella pratica di marketing che le aziende usano per attirare clienti attenti all’ambiente, nonostante i loro prodotti o servizi non lo siano. Una trappola in cui cadono non solo i risparmiatori, ma anche gli investitori istituzionali, al punto che negli ultimi 12 mesi, un terzo dei fund selector intervistati afferma di aver riscontrato numerosi casi di greenwashing all’atto di selezionare fondi obbligazionari o azionari Esg. Per 6 su 10, i tre migliori metodi per limitare le insidie del greenwashing sono: definizioni e standard più chiari e armonizzati, dati Esg più precisi, insieme ai riconoscimenti e ai controlli Esg da parte di soggetti terzi indipendenti. 

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