Cina e recessione? La politica sceglie la tolleranza zero

Dopo il ritorno dei lockdown e l’allentarsi della stretta normativa che aveva coinvolto alcuni settori dell’economia, come affronterà la Cina il secondo semestre del 2022?

La Cina ricopre una posizione unica nell’economia globale: il suo Prodotto interno lordo (Pil) nel 2021 rappresentava il 18% di quello mondiale, ma il paese è anche sottoposto a uno stretto controllo da parte delle autorità. Gli sforzi del governo di bilanciare la crescita con l’ideologia hanno infatti già caratterizzato l’anno passato, dalla stretta di regolamentazione che ha riguardato diverse e importanti società tecnologiche e del mercato immobiliare alle tensioni politiche con gli Stati Uniti d’America. “È stato più o meno come un completo restyling di alcune parti dell’economia del paese” afferma Martin Fechtner, Multi-Asset Portfolio Manager, Emerging Markets di ODDO BHF Asset Management. “Per il governo era importante mandare un segnale a certi business, che negli ultimi anni erano cresciuti troppo”. 

Tra aprile e maggio di quest’anno, la crescita economica si è tuttavia congelata a causa dei diversi lockdown istituiti per arginare la diffusione del Covid-19. Del conseguente rischio sembrano essersene accorte le autorità: durante un simposio nazionale trasmesso in televisione alla fine di maggio, il primo ministro Li Keqiang ha mostrato chiaramente una politica di tolleranza zero nei confronti di una qualsiasi recessione, anche potenziale. L’atteggiamento del governo è diventato favorevole. 

Stabilizzare la crescita dell’economia diventa ora una priorità. Vediamo un’accelerazione nella istituzione di politiche monetarie e fiscali espansive, insieme a un allentamento delle restrizioni imposte ai settori “puniti”. Il blocco dell’approvazione di nuovi videogiochi per l’industria del gaming, in corso da luglio 2021, si è infatti interrotto e sono state promosse molteplici misure per aumentare la domanda e l’offerta nel settore abitativo, tra cui rate più basse per i primi prestiti, acconti più bassi, riduzione delle limitazioni all’acquisto, accesso più facile al credito per gli sviluppatori immobiliari, ecc

Il business privato rimane una parte essenziale dei piani economici della Cina, con il 90% delle persone residenti nelle città impiegate in imprese private. Il paese rimane aperto anche alle società straniere, con regolamentazioni che si sono allentate nei settori automobilistico e assicurativo. Le politiche zero-Covid, tuttavia, continuano a ostacolare i viaggi

Sebbene il settore immobiliare (che costituisce il 30% del Pil) continui a rappresentare una preoccupazione per molti investitori, gli alti livelli di risparmio delle famiglie e i bassi rapporti prestito/valutazione sui mutui potrebbero mitigare potenziali ricadute del comparto. Il governo cinese dispone infatti di una varietà di strumenti che potrebbero avere un impatto sia sulla domanda che sull’offerta, per evitare fluttuazioni selvagge dei prezzi delle case. 

I mercati cinesi possono cambiare rapidamente, quindi non è sufficiente limitarsi alla semplice selezione dei titoli. Gli investitori devono capire in che modo le politiche governative e i fattori economici influenzeranno le azioni a breve, medio e lungo termine“, afferma Ken Wong, Director, Client Portfolio Manager China Equities di Eastspring. Investire in Cina significa infatti legarsi alla direzione ideologica e politica del paese: gli investitori devono quindi concentrarsi su aziende e settori che potranno trarne vantaggio

Come negli Stati Uniti, la politica economica a lungo termine è fortemente guidata dalla necessità di autosufficienza in settori come i veicoli elettrici, l’intelligenza artificiale e i semiconduttori, nonché dal disinvestimento dai combustibili fossili. In una transizione strutturale da una crescita guidata dalle esportazioni a una guidata dai consumi, la Cina sta anche tentando di aumentare la spesa domestica, attualmente solo il 56% del Pil, che potrebbe anche avvantaggiare notevolmente le imprese europee del lusso. 

Alcuni settori chiave del piano quinquennale 2021 del governo per lo sviluppo sociale ed economico comprendono sia il comparto della transizione energetica, comprese le energie rinnovabili come l’energia eolica, solare e a idrogeno, sia i servizi finanziari come la gestione patrimoniale, la gestione finanziaria e il settore assicurativo. Tuttavia, la volatilità resta ancora persistente (l’anno scorso le società tecnologiche sono state colpite da una nuova severa regolamentazione), quindi un approccio diversificato è essenziale per distribuire il rischio. La chiave è identificare team forti in grado di adattarsi ai nuovi regolamenti. 

Tra i settori nei confronti dei quali essere prudenti vi sono invece i titoli quotati all’estero, le comunicazioni, i servizi pubblici e l’energia; nonostante l’incertezza, tuttavia, gli investitori continuano a favorire la Cina per altri settori. Rispetto al 2020, l’anno 2021 ha visto infatti afflussi di capitali più che raddoppiati nel mercato delle azioni A attraverso lo Shanghai-Hong Kong Stock Connect, grazie a valutazioni interessanti, con attività valutate a 13 volte gli utili a termine, rispetto a 20 volte negli Stati Uniti alla fine del 2021. 

Le incertezze sulle tensioni geopolitiche e i blocchi conseguenti il Covid-19 hanno causato un deflusso di capitali dal mercato delle azioni A nel mese di marzo, con un deflusso netto di 45 miliardi di yuan attraverso lo Shanghai-Hong Kong Stock Connect. Tuttavia, a fronte di un complicato contesto internazionale, le notizie positive in Cina e le valutazioni relativamente interessanti (11 volte gli utili a termine in Cina rispetto a 18 volte negli Stati Uniti a fine maggio) hanno riportato gli investitori alle azioni A, in particolare con la revoca del lockdown a Shanghai. I flussi di capitali in azioni A proseguono con ritmo accelerato: 6 miliardi di yuan ad aprile, 17 miliardi di yuan a maggio, 41 miliardi di yuan dal 1° giugno al 10 giugno.

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