Social bond, un mercato giovane che lascia spazio alla creatività

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Il fenomeno dei social bonds è piuttosto recente, ma già al centro del dibattito. NN Investment Partners spiega cosa sono e perché si tratta di un mercato ancora aperto e flessibile

Il mercato dei social bond potrà ricalcare lo slancio nella crescita sperimentato solo qualche anno fa dai green bond? “Ci troviamo ancora allo stadio iniziale, in una situazione simile a quella dei green bond sei anni fa” spiega Isobel Edwards, Green, social and impact analyst di NN Investment Partners. L’interesse è evidente: “il ritmo nelle emissioni di green bond è aumentato nel 2020 e nel 2021, specialmente se finalizzate al finanziamento di progetti sociali che si concentrano sugli effetti a lungo termine della pandemia”. Così, secondo Bloomberg, il mercato dei social bond ha raggiunto il valore di altri comparti obbligazionari a impatto, con una capitalizzazione ci più di 400 miliardi di euro, secondo dati Bloomberg a fine luglio. A sommarsi entro la fine del 2022 potrebbero essere i circa 250 miliardi di euro la società si aspetta in quanto a nuove emissioni.

Trovarsi ancora ai blocchi di partenza, tuttavia, non deve essere visto come un limite. Anzi, offre una flessibilità molto alta, lasciando spazio anche alla creatività. Definire con precisione quali siano gli obiettivi dei social bond è infatti ancora complicato. Mentre quando si pensa ai green bond lo scopo è facilmente intuibile, se non chiaro ai più, se si fa riferimento al sociale il concetto è molto più sfocato e difficile da delineare.

Questo è possibile perché, nella fase primaria in cui si trovano ora, molte strade diverse sono aperte e si possono sviluppare obiettivi su misura. Una grande certezza è che, per investire in social bond, è necessario “partire avendo già chiarito in modo ben definito l’utilizzo dei proventi” prosegue Edwards. Inoltre, è necessario “far riferimento a una categoria ben specifica, si devono rispettare dei principi e bisogna essere in grado di provare di agire in linea con loro”. Quale sia la categoria di riferimento però, non è chiarito da nessuno ente regolatorio, ma unicamente dall’investitore. Questa flessibilità ha tuttavia anche dei limiti. L’impatto sociale non è infatti un aspetto quantitativo, o misurabile in modo univoco. “Proprio per questo è fondamentale scegliere con molta cura un asset manager che abbia una filosofia di pensiero simile a quella portata avanti dall’investitore”.

Dal momento che si tratta di confini ampi e flessibili, è di primaria importanza, continua Edwards, “che l’esperto a cui si fa riferimento abbia un’idea molto chiara di cosa potrebbe rientrare in ogni categoria secondo l’investitore”. Un’altra figura a cui si dovrebbe far riferimento è quella di analisti esperti in social bond. È necessario infatti analizzare le attività dell’azienda su cui si vuole puntare, oltre alla sua filosofia, ed è un processo lungo, manuale e complesso.

Ma si tratta veramente di una possibilità interessante per gli investitori? Visti i dati dell’ultimo periodo sembra che la risposta sia positiva. Al di là delle emissioni previste per il 2022, oltre al ritorno economico (così come offerto da tutti i buoni investimenti) i social bond rappresentano anche una possibilità di prendere parte a un vero cambiamento sociale. Proprio questo secondo aspetto sembra il più interessante: investire in social bond “non solo può essere un ottimo mezzo per evidenziare gli impegni sociali che già sono in atto, bensì può anche motivare le imprese ad agire sempre meglio e con piani ben definiti, per rimanere al centro dell’attenzione”.

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