Finanza commerciale, perché investire nel mercato più antico del mondo

La finanza commerciale è il più antico e vasto tra i mercati di capitale. Sinora è stato prevalentemente di competenza dalle grandi banche, ma l’attuale quadro economico globale offre opportunità interessanti per gli investitori

“L’attuale contesto di mercato rappresenta un ottimo punto di ingresso per gli investitori nella finanza commerciale”. Così Suresh Hegde, Head of Structured private debt and Lead portfolio manager di NN Investment Partners. Tradizionalmente dominato dalle banche, che oggi incontrano difficoltà a erogare prestiti a causa del cambio repentino delle normative commerciali nazionali e internazionali, il settore è alla ricerca di nuovi capitali. L’aumento della popolazione, la crescita del benessere economico e la transizione verso le fonti rinnovabili hanno infatti incrementato la domanda di materie prime, le quali devono essere acquistate e scambiate. Alla luce dell’attuale contesto di volatilità nel mercato del credito e dei tassi di interesse, la finanza commerciale risponde altresì alle esigenze di diversificazione del rischio, rappresentando un’alternativa difensiva decorrelata dai mercati tradizionali.

Che cos’è la finanza commerciale…

La finanza commerciale è l’insieme delle strategie e degli strumenti finanziari utilizzati dalle aziende per facilitare il commercio nazionale e internazionale. Essa introduce un attore terzo nelle transazioni rispetto a venditore e acquirente con l’obiettivo di ridurre il rischio di pagamento e di fornitura. Al 2019, il settore valeva circa 8,9 mila miliardi di dollari secondo Bloomberg. Con un tasso di crescita annuo composto del 5,37%, il comparto potrebbe superare i 10,4 mila miliardi di dollari entro il 2026. La finanza commerciale “è probabilmente il più antico e grande mercato di cui si possa sentire parlare ed è uno degli ultimi tra quelli dominati dalle grandi banche ancora aperto agli investitori istituzionali” aggiunge Hegde. La scarsa presenza di questi ultimi è dovuta al fatto che “finora le operazioni di finanza commerciale si sono tendenzialmente concentrate su una particolare nicchia di prestiti ad alto rischio e alto rendimento. Inoltre, il settore non era considerato sufficientemente trasparente e attento rispetto alle tematiche Esg (ambientali, sociali e di governance)”.

…e quali opportunità offre

Secondo Hegde, tuttavia, il comparto risulta oggi meno rischioso e maggiormente in grado di rispettare i criteri di sostenibilità, per una serie di motivi.
In primo luogo, attraverso la finanza commerciale si investe nelle transazioni, non nei soggetti che le effettuano. Ciò permette di utilizzare maggiore cautela e di rendere il finanziamento più trasparente. “Questa è la differenza più importante rispetto alle forme di credito tradizionali” continua Hedge.
In secondo luogo, la finanza commerciale permette di diversificare il rischio: attraverso essa, infatti, non si finanziano in maniera diretta le aziende produttrici, ma si entra a far parte di un vasto network di banche e intermediari che, spiega l’esperto di NN IP, sono i soggetti meglio qualificati per supervisionare in loco le operazioni.
In terzo luogo, sebbene la finanza commerciale spesso investa nelle materie prime, questo non significa automaticamente andare in direzione contraria alla sostenibilità. Secondo l’esperto infatti, “escludere a priori l’investimento in materie prime danneggia la transizione verso un mondo più sostenibile, invece di favorirla. Dopotutto, i parchi eolici hanno bisogno di acciaio, le batterie delle auto elettriche di litio e le persone di cibo. A mio avviso, non esistono materie prime del tutto ‘cattive’, o almeno non sono così frequenti: ciò che conta è il modo in cui queste vengono prodotte e per cosa vengono impiegate” conclude Hedge.

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