Gli effetti della guerra in Ucraina sui mercati: 4 incognite da osservare

Le conseguenze della guerra in Ucraina preoccupano i mercati nel secondo trimestre. Quali le incognite più rilevanti da tenere in considerazione per muoversi nell’incertezza? La parola agli esperti di NN Investment Partners

Le conseguenze della guerra in Ucraina turbano i mercati nel secondo trimestre. “Il conflitto ha innescato una reazione a catena nell’economia globale: i mercati delle materie prime hanno ricevuto un altro impulso, l’inflazione è salita a livelli mai visti dagli anni Settanta, le principali banche centrali hanno adottato un approccio più hawkish e il clima economico si è deteriorato rispetto alla crescita stellare del 2021”. Questa l’analisi degli esperti di NN Investment Partners, secondo cui gli investitori azionari stanno cercando di capire quanto i profitti saranno colpiti dagli sviluppi del conflitto, mentre quelli obbligazionari osservano l’aumento dei tassi di interessi.
I dati confermano la view del gestore olandese: il Bloomberg Commodity Index ha registrato un aumento del 13,9% dal 24 febbraio al 19 aprile 2022 (dall’inizio del conflitto) e +72,3% dal 20 febbraio 2020 (dal crollo dei mercati causato dalla pandemia). Quanto all’inflazione, a marzo 2022 essa ha registrato un aumento del 7,5% su base annua nell’Unione Europea e del 8,5% negli Stati Uniti. Infine, le previsioni della World Bank avevano già stimato lo scorso gennaio un incremento del Prodotto interno lordo (Pil) globale nel 2022 pari al 4,1% (in diminuzione rispetto al +5,5% registrato nel 2021), quando ancora il conflitto non era iniziato.

Guerra in Ucraina, 4 incognite da osservare nel Q2

Correggere le previsioni di mercato per il secondo quadrimestre richiede quindi di riconsiderare i recenti sviluppi. “Abbiamo costruito il nostro modello sulla base di quattro incognite che riteniamo essere cruciali nella definizione dei possibili scenari futuri: estensione dell’intervento dei governi nell’economia, deglobalizzazione, inflazione da costi e livello di apprensione delle banche centrali” spiegano gli esperti di NN IP.

 

1. L’intervento pubblico nell’economia

La prima incognita considera il peso crescente nelle dinamiche economiche assunto dai governi dall’inizio della pandemia ad oggi. “Questa tendenza dovrebbe portare allo stanziamento di maggiori investimenti statali, all’incremento del debito pubblico e a una più estesa regolamentazione in materia economica” afferma Marco Willner, Head of investment strategy della società. “Tutto ciò potrebbe giocare un ruolo significativo nelle elezioni presidenziali in Francia e Brasile e in quelle di metà mandato negli Stati Uniti. L’intervento pubblico nell’economia è aumentato dall’inizio della guerra, come dimostrato dall’incremento degli investimenti in spese per la difesa e nei mercati energetici”. Allo stesso tempo sono stati riaffermati anche gli impegni di spesa esistenti a favore della tutela dell’ambiente e nel settore sanitario. “In uno scenario “business-as-usual” ci aspettiamo quindi che la tendenza dei governi di intervenire nell’economia si confermi”.

 

2. Deglobalizzazione

Il conflitto in Ucraina è evidenziato nella seconda incognita: la deglobalizzazione. “Sebbene le recenti sanzioni contro la Russia non abbiano completamente escluso il Cremlino dall’economia globale, esse hanno congelato i rapporti tra i mercati occidentali e Mosca. Ciò a cui stiamo assistendo è una deglobalizzazione prodotta da misure politiche che frammentano l’economia globale, quali dazi, embarghi, strategie di reshoring e di limitazione dell’accesso alle materie prime, nonché politiche di sussidio alle economie locali e regionali” continua Willner. Questo potrebbe condurre nel lungo termine a una diminuzione del livello di beni e servizi scambiati in tutto il mondo, inficiando negativamente l’efficienza dell’economia globale. “Così come la guerra commerciale del 2018 tra Cina e Usa, così anche il conflitto in Ucraina dimostra che a eventi geopolitici improvvisi possa seguire uno sconvolgimento dell’economia globale”.

 

3. Inflazione da costi

Quanto all’inflazione, a rilevare non è solo l’aumento in sé, quanto piuttosto la particolare natura di quest’ultimo fenomeno inflattivo, spiega Willner. “Mentre molti dei dibattiti sull’inflazione dagli anni Novanta si erano incentrati sulla domanda, le banche centrali devono adesso affrontare un forte shock negativo dell’offerta, derivante in gran parte dalle oscillazioni di prezzo di svariate commodities”. Sotto questo profilo occorrerà anche valutare in che misura l’economia globale si adatterà alle attuali interruzioni nelle catene di approvvigionamento e di quanto aumenteranno i salari dei dipendenti per compensare l’inflazione.

 

4. Grado di preoccupazione delle banche centrali

L’ultima incognita è rappresentata dall’approccio delle banche centrali rispetto alla sfida che queste dovranno affrontare nel prossimo futuro: “da un lato, contrastare l’inflazione e, dall’altro, prevenire una recessione in un momento in cui la stretta monetaria risulta meno efficace vista la natura dell’inflazione. Il rischio di errori politici in entrambe le direzioni è significativo e le possibili conseguenze sono discusse negli scenari alternativi”, conclude Willner.


I 3 scenari di NN IP per il 2022.
Fonte: NN Investment Partners.

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