Debito dei mercati emergenti: 7 ragioni per essere opportunisti

Nonostante le difficoltà del 2021, i paesi emergenti potrebbero offrire diverse opportunità d’investimento nell’anno a venire. Osservato speciale, il debito

Se il 2021 è stato un anno complicato per i mercati sviluppati, lo è stato ancora di più per i mercati emergenti. L’elevata inflazione e i cambi di direzione della politica monetaria hanno infatti pesato sul loro debito. L’incertezza sugli sviluppi del coronavirus rimane elevata, contribuendo ad alimentare volatilità e rischi. A tutto ciò, si aggiungono probabili cambi di rotta ai vertici di diversi governi e nuove regolamentazioni che potrebbero muovere gli equilibri geopolitici. Gli esperti di NN Investment Partners hanno indicato 7 fattori chiave da tenere in considerazione nelle valutazioni per selezionare i migliori investimenti nel debito dei mercati emergenti (emd) nel 2022.

Debito dei mercati emergenti: 7 ragioni per essere opportunisti

1. Differenze di crescita

La ripresa dalla crisi pandemica potrebbe continuare a livello globale, ma non alla stessa velocità per tutti. I dati di ottobre 2021 del Fondo monetario internazionale (Fmi) stimano un tasso di crescita nel 2022 del 4,5% per i paesi sviluppati e del 5,1% per i paesi emergenti. “Il differenziale è il più basso da diversi anni” commenta Marcin Adamczyck, Head of emerging debt, che ipotizza una sostanziale dispersione a livello regionale, con Asia ed Europa centrale in testa e America latina e Africa in ritardo. Grande incognita la Cina, per cui Fmi e Bloomberg rivedono le stime al ribasso, dall’8% al 5% circa. “Identificare i paesi che beneficiano del fatto di essere catene di approvvigionamento regionali per i mercati sviluppati in forte crescita, come il Messico per gli Stati Uniti, e allo stesso tempo non hanno grandi scogliere fiscali nel 2022, sarà l’opportunità chiave per l’anno”, continua l’esperto.

2. Incognita inflazione

La natura dell’inflazione nel corso dei prossimi mesi potrebbe non rivelarsi (solamente) transitoria. Tale cambio di prospettiva lascia aperta la possibilità di un picco di inflazione nel primo trimestre del 2022, guidato soprattutto alla riapertura dell’economia e dagli effetti base sui prezzi energetici e alimentari. “I paesi dei mercati emergenti in cui è probabile che l’Indice dei prezzi al consumo (Ipc) raggiunga il picco prima avranno più margine di manovra e diventeranno anche meno sensibili ai flussi di capitale negativi” commenta Adamczyck.

3. La reazione delle banche centrali

Le politiche di normalizzazioni delle banche centrali interessano anche i paesi emergenti (a eccezione della Turchia). “Nel complesso, queste ultime hanno già aumentato i tassi di oltre 150 punti base e sono previsti ulteriori rialzi” sottolineano gli esperti. “Con i picchi dell’Ipc e l’emd che ricomincia a offrire rendimenti reali, potrebbe essere un punto di svolta” continua Adamczyck.

4. Come influirà la stretta della Fed sull’emd

I mercati emergenti hanno aumentato i tassi prima del mondo sviluppato, consentendo alla debolezza valutaria di agire come valvola di regolazione. Secondo gli esperti, molti paesi hanno mostrato anche dinamiche di conto corrente favorevoli e i timori di riscontrare le fragilità emerse con il “taper tantrum” del 2013 sembrano infondati. Inoltre, la dipendenza limitata dal finanziamento esterno o della partecipazione straniera nel mercato locale, potrebbe creare opportunità d’investimento.

5. Opportunità nelle commodity

I mercati emergenti beneficiano dell’aumento dei prezzi delle materie prime, dato che la maggior parte di essi ne sono esportatori. In NN IP, gli esperti scorgono possibilità d’investimento nei paesi in via di sviluppo con bilanci sani, “poiché il mercato passa da beta ad alfa sul tema delle materie prime”. In aggiunta, la transizione verde (che ne sosterrà i prezzi) e il rallentamento dell’economia cinese potrebbero giocare ulteriormente a favore.

6. Politica, in vista cambi al vertice

Un’attenzione particolare andrà dedicata alla politica, dato che il 2022 sarà un anno di importanti elezioni in molti paesi emergenti. Tra di essi, la Cina, con il potenziale terzo mandato di Xi Jinping, ma anche il Brasile di Bolsonaro contro Lula, la Colombia, l’Ungheria e le Filippine. “Un eventuale cambio positivo o il calo di volatilità che solitamente si verifica dopo le elezioni potrebbero rappresentare un’opportunità d’investimento per i gestori attivi” aggiunge Adamczyck.

7. Transizione green globale

Secondo gli esperti, l’inclusione dei paesi emergenti nell’allocazione del capitale finalizzato alla risoluzione dei problemi globali e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile potrebbe sostenere e accelerare la transizione green. I paesi emergenti che stanno emettendo obbligazioni verdi, sociali e sostenibili rappresentano un’opportunità di maggiore diversificazione e scelta per gli investitori, oltre che un premio per gli sforzi effettuati su questo fronte.

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