Crisi alimentare? È ora di investire sull’agricoltura sostenibile

L’aumento della richiesta di cibo e la crisi climatica stanno mettendo in luce le problematiche legate all’agricoltura. C’è bisogno di intervenire velocemente e creare un sistema sostenibile che apra la strada anche a nuovi investimenti

Al momento 5 miliardi di ettari, ovvero circa cinque volte il territorio cinese, sono utilizzati per l’agricoltura. Questo è il dato incredibile fornito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Ma la la coltivazione di questa immensità basterà per offrire una dieta sana e equilibrata alla popolazione che cresce sempre di più (secondo le Nazioni Unite entro il 2050 la terra conterà circa 9,7 miliardi di persone)?

Secondo l’ultimo report “New food systems – una sintesi ” di Lombard Odier Investment Managers, la risposta è no. Gli esperti del gruppo bancario svizzero hanno evidenziato come “il sistema alimentare che al momento è in uso sia assolutamente inefficiente. Quasi l’80% della superficie agricola utilizzata viene sfruttata per la produzione di carne e latticini. Ma da questo 80% di terra si ricavano solo il 20% delle calorie globali”.

Tuttavia, esistono delle soluzioni. Sarà innanzitutto necessario modificare le abitudini alimentari, ma anche migliorare la produzione e ridurrelo spreco alimentare lo spreco alimentare. Secondo LOIM “questo permetterà di sviluppare nuovi modelli di business trasversali, che potrebbero rappresentare grandi opportunità di investimento”.

Restituire il suolo alla natura

Per prima cosa è necessario ripristinare il suolo, ovvero ridurre entro il 2030 la superficie utilizzata per le colture agricole di almeno il 20%, quindi circa di 1 milione di acri (fonte: UN Environment Programme). Un passo fondamentale anche per bloccare la deforestazione, che ha un forte effetto negativo sulla biodiversità, e diminuire l’emissione di CO2 nell’aria. È un progetto che già vede impegnati 115 paesi, secondo la PBL Netherlands Environmental Assessment Agency.

Sistema alimentare sostenibile

Al momento le tecnologie agricole moderne sono basate, secondo gli esperti di LOIM, “sull’arare e dissodare la terra, che però così rilascia carbonio nell’atmosfera. Inoltre, l’uso eccessivo di fertilizzanti a base di combustibili fossili libera ulteriori emissioni. Senza contare che l’impiego di pesticidi sintetici causa un enorme spreco agrochimico, oltre a degradare il suolo e inquinare le acque”. Vi è dunque la necessità di attuare una serie di trasformazioni sulle modalità in cui il cibo viene prodotto, distribuito e consumato. Questo è l’unico mezzo per permettere di nutrire quasi il 25% della popolazione in più, utilizzando il 20% di territorio in meno, nel rispetto dei confini planetari.

Questo processo prevede, secondo gli esperti di LOIM, quattro step:

  • Produrre più cibo di origine vegetale e meno di origine animale
  • Modificare il circolo alimentare. Al momento vengono prodotte piante allo scopo di nutrire gli animali, che poi vengono utilizzati come cibo per gli individui. Invece qui l’idea sarebbe di produrre direttamente piante per nutrire gli uomini, “tagliando la mucca di mezzo”
  • Cambiare la produzione di cibo. “L’agricoltura tradizionale verrà sostituita da una combinazione di agricoltura rigenerativa e di precisione”
  • Trasformare il sistema di distribuzione, così da eliminare lo spreco di cibo.

Secondo le stime di LOIM, “la transizione verso sistemi alimentari più sostenibili genererà un profitto annuale di 1,5mila milioni di dollari entro il 2030. Questa transizione avrà un forte impatto sulla stabilizzazione dell’economia, porterà nuovi rischi, ma soprattutto opportunità per gli investitori”.

Le possibilità di investimento infatti sono molte: dalle tecnologie di produzione (come applicazioni dedicate, l’utilizzo di controllo satellitare e lo sviluppo di nuovi fertilizzanti), ai packaging per preservare al meglio i prodotti, passando per nuove attrezzature di produzione di proteine alternative.

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