Clima: l’adattamento sarà inevitabile, i settori su cui puntare ora

La transizione verde è già in atto, ma potrebbe non essere sufficiente a evitare la crisi climatica. Da qui l’inevitabilità di adattarsi al nuovo mondo. Le idee su cui investire oggi in vista del futuro, tra energie rinnovabili e nuove abitudini

Poco meno di sette anni al punto di non ritorno. Secondo il climate clock mancano per la precisione sei anni e 355 giorni prima che la temperatura del pianeta aumenti di 1,5 gradi. Un tempo breve da sfruttare al massimo per cercare di rallentare il processo attraverso interventi diretti, come il programma di decarbonizzazione e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, ma anche pratiche di adattamento. Ebbene sì, anche se la transizione verde è in atto, anzi ha addirittura accelerato a seguito degli eventi internazionali come la pandemia e il conflitto russo-ucraina, è ormai certo che occorrerà comunque adattarsi al cambiamento che il pianeta sta vivendo, con nuove abitudini di consumo, di produzione e di prevenzione. E proprio questo adattamento potrebbe rappresentare una nuova idea di investimento. Ne sono convinti a Lombard Odier Investment Manager, secondo cui “la magnitudo e l’urgenza della situazione creano anche opportunità di investimento in società che potrebbero trarre vantaggio dalla transizione energetica globale”. 

Transizione energetica ma anche adattamento 

La pandemia prima e la guerra russa-ucraina poi hanno dato una spinta verso la transizione verde, con l’obiettivo, soprattutto in Europa, di dare slancio alla ripresa e raggiungere una sempre maggiore indipendenza dalle fonti tradizionali di energia. Dal Green Deal UE al più recente RePowerEU, il Vecchio Continente si è posto l’obiettivo di neutralità carbonica (quindi azzeramento delle emissioni nette) entro il 2050 e di indipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2030 attraverso lo sviluppo delle rinnovabili, come eolico e solare. Ma non solo. “Questo deve essere accompagnato da un graduale potenziamento di soluzioni basate sull’idrogeno, di sistemi di riscaldamento a basse emissioni di CO2”, suggeriscono Paul Udall e Peter Burke-Smith, portfolio manager di Lombard Odier Investment Manager. Fondamentale sarà anche decarbonizzare i settori in cui è difficile limitare le emissioni: questo aprirà la strada a nuovi investimenti e darà l’opportunità alle aziende all’avanguardia nel processo di transizione di sottrarre quote di mercato a quelle invece ancora in ritardo. 

Ma tutto questo sarà sufficiente? Secondo gli esperti di LOIM, l’adattamento al cambiamento climatico sarà comunque inevitabile. Basti pensare al fatto che, secondo le ricerche del gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico IPCC, la produttività in settori quali l’agricoltura e la pesca è già stata criticamente ridotta, facendo così scattare l’allarme per la sicurezza alimentare, già in un equilibrio precario, considerata la prospettiva di crescita della popolazione mondiale (le Nazioni Unite stimano circa 9,7 miliardi di persone entro il 2050). Facile dedurre come alcune abitudini di consumo, ma anche di produzione e sfruttamento delle risorse dovranno inevitabilmente cambiare. Ma non solo. “Le misure di adattamento – proseguono i due esperti – comprendono ad esempio la costruzione di difese contro le inondazioni, l’istituzione di segnali di allarme per le tempeste, il passaggio a colture resistenti alla siccità e l’installazione di pavimentazioni permeabili per gestire meglio le inondazioni e le acque meteoriche”. Insomma, una serie di interventi specifici in diversi ambiti, tra pianificazione urbana, metodi di coltivazione, sistemi di stoccaggio dell’acqua e di allerta tempestiva per eventi atmosferici anomali. Tutte aree e idee su cui è possibile investire oggi guardando al futuro, con un orizzonte di lungo termine. 

E proprio in quest’ottica, LOIM ha elaborato la strategia Climate Transition, esposta al tema dell’adattamento tramite i suoi investimenti. “Gestione del rischio, assicurazioni e condizionatori a basse emissioni di CO2 sono esempi delle aree in cui riteniamo che si registrerà una crescita strutturale sulla scia di iniziative tese a combattere gli effetti del cambiamento climatico”, concludono Udall e Burke-Smith, alla luce della drammatica trasformazione prevista per l’economia globale. Oltre alla transizione energetica, quindi, il buon esito di queste misure di adattamento potrà aiutare l’uomo e la natura a fronteggiare un riscaldamento di 1,5°C del pianeta.

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