Carbon credits: cosa sono e quanto contribuiscono alla sostenibilità

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Non esiste una sola strada verso la sostenibilità e anche quelle meno battute e più tortuose possono condurre alla meta. Questo è il caso dei crediti di carbonio, secondo Lombard Odier Investment Management

“È tardi, è tardi!” gridava il Bianconiglio ad Alice. Qui, nel Paese delle meraviglie terrestre, è la natura ad avvertirci che non c’è più tempo. Molti limiti planetari sono già stati superati e hanno segnato il punto di non ritorno. Non significa però che tutto sia perduto o non si possa far nulla. Una delle priorità principali è limitare il surriscaldamento globale a 1,5 gradi. Si tratta di un impegno non più rinviabile secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, che ha sottolineato come sia necessario diminuire le emissioni del 43% entro il 2030. La strada verso la sostenibilità è tutta in salita e per alcuni tratti non ancora battuta, con tante opzioni diverse, alcune controverse, ma non per questo meno valide. Un esempio sono i crediti di carbonio o carbon credits.

Crediti di carbonio: cosa sono e come contribuiscono alla sostenibilità

I carbon credits sono una sorta di autorizzazione, acquistabile dalle aziende e dai governi, per emettere una tonnellata di anidride carbonica: l’obiettivo è quello di investire le risorse così raccolte in progetti per l’ambiente. In questo modo si cerca di guidare i processi industriali nella direzione di basse emissioni e contemporaneamente finanziare attività di transizione sostenibile. Lombard Odier Investment Management(LOIM) ritiene che i crediti di carbonio “possono essere considerati dei veri e propri mezzi che aiutano a finanziare la protezione e il ripristino della natura”.

Si tratta tuttavia di un comparto degli investimenti sostenibili ancora controverso, che suscita dubbi e perplessità sulla sua integrità e credibilità, soprattutto per quanto riguarda l’abilità di aiutare a proteggere e restaurare la natura.

Sebbene sia innegabile che alcuni crediti di carbonio, in particolare quelli meno recenti e rigorosi (definiti “di bassa qualità”) contribuiscano poco alla neutralità carbonica, non sopperendo alle mancanze delle aziende, va anche sottolineato che esistono dei carbon credits di alta qualità, che il mercato sta cercando sempre di più di mettere in luce. Inoltre le imprese che acquistano crediti di bassa qualità rischiano ora danni legali e finanziari, oltre che reputazionali. D’altronde, “è necessario aprire gli occhi e rendersi conto che la Terra non può più permettersi falsi progressi e piccoli compiacimenti”, sottolineano gli esperti di LOIM.

I tre driver verso crediti di carbonio di alta qualità

È innegabile che ci siano ancora delle problematiche da affrontare, ma è anche vero che il mercato dei crediti di carbonio continua a crescere, sia da un punto di vista di domanda sia di offerta, evidenziando miglioramenti significativi:

  1. Coloro che decidono di puntare sui carbon credits stanno diventando sempre più esigenti e sensibili ai rischi, cercando solo opzioni di alta qualità. Uno dei focus principali è quello di ridurre la deforestazione nelle zone tropicali. È fondamentale cambiare la prospettiva, la domanda giusta da porsi non è se senza il progetto le foreste in questione sarebbero davvero andate distrutte, bensì misurare quanto i crediti di carbonio abbiano aiutato nel prepararsi a possibili minacce future. “I crediti vanno analizzati come riduzione delle emissioni in paesaggi molto vasti, paragonandole a quelle passate”.
  2. Le norme e i criteri che controllano i carbon credits si stanno diffondendo. Come è normale che sia, all’aumentare della richiesta, aumentano anche i controlli e le linee guida diventano sempre più stringenti, così da assicurare un mercato integro e affidabile. Proprio per questo i più importanti organismi di normazione come Verra, American Carbon Strategy e Gold Standard stanno consolidando nuove metodologie per ridurre la deforestazione. Ma anche piccoli gruppi territoriali, come il Tropical Forest Credit Integrity si stanno muovendo in questo senso.
  3. Visto che la richiesta continua a salire, vi è sempre più bisogno di innovazione per migliorare questo comparto del mercato. Si stanno diffondendo sempre di più nuove ed avanzate tecnologie per rispondere alla crescente richiesta di trasparenza e monitoraggio. Ad esempio l’utilizzo di analisi geospaziali e del machine learning, cosi come quello di piattaforme che verificano e valutano la qualità dei crediti di carbonio.

La strada è ancora lunga, ma il mercato dei carbon credit continua a crescere e a trasformarsi per soddisfare le richieste. Secondo la Global carbon credit market analysis ci possiamo aspettare un tasso annuale di crescita del 31% tra il 2020 e il 2027: se nel 2019 si trattava di un mercato da 211,5 miliardi di dollari, nel 2027 ne varrà 2,4mila. “L’utilizzo di crediti di carbonio di alta qualità”, sottolineano gli esperti di LOIM, “deve essere un modo per aiutare le aziende e i governi ad integrare, piuttosto che sostituire, altre strategie di decarbonizzazione”.


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