La prossima pandemia mondiale? La causa potrebbe essere l’acqua

La resistenza dei microrganismi patogeni ai farmaci creati per combatterli è un tema ancora troppo poco discusso dalle società, a partire da quelle nel settore dell’acqua potabile

È una delle prime 10 minacce alla salute pubblica secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il suo verificarsi potrebbe portare a conseguenze considerevoli per l’economia globale, con una perdita di Prodotto interno lordo del -3,8% secondo i dati della Banca mondiale, percentuale pari a quella causata dalla crisi finanziaria del 2008. Non da meno gli effetti sulla popolazione. Secondo le Nazioni unite, sono circa 700 mila le persone che dal 2014 hanno perso la propria vita a causa di questa minaccia e circa 10 milioni potrebbero morirne ogni anno entro il 2050 se nessuna azione verrà intrapresa, 9 volte di più delle vittime di Covid-19 nel 2020. Stiamo parlando della resistenza agli antimicrobici (Anti-microbial resistance, Amr), un tema “di importanza crescente per gli investitori” afferma Maria Larsson Ortino, Global Esg manager di Legal and General Investment Management, “dato che probabilmente rappresenterà la prossima pandemia che ci troveremo ad affrontare”.

Amr: cos’è e perché avviene

La Amr è il processo evolutivo per cui i microrganismi patogeni (microbi responsabili dello sviluppo di malattie come virus, batteri, funghi e parassiti) sviluppano resistenza alle medicine create per combatterli. Accade in natura quando questi mutano nel tempo e smettono di rispondere ai farmaci esistenti, rendendo il trattamento difficile anche per semplici infezioni e aumentando il rischio di malattie più severe e contagiose, oltre che mortali. Tra i farmaci troviamo non soltanto gli antibiotici, ma anche antivirali, antifungini e antiparassitari.
La causa principale della Amr è da ritrovarsi nell’uso incorretto di tali medicine, per lo più in casi di profilassi sia umana (nei pazienti pre-operatori) che animale (negli allevamenti in cui un esemplare è risultato malato o per stimolare la loro crescita). Tuttavia, a contribuire alla Amr sono anche l’agricoltura e l’acquacoltura, così come le case farmaceutiche, spesso legate al rilascio incontrollato di agenti antimicrobici come antibiotici nelle acque potabili.

L’Amr coinvolge anche l’acqua potabile

“Mentre negli ultimi decenni le infrastrutture per il trattamento delle acque di scarto sono migliorate, questo non si può dire per gli effetti della Amr. Crediamo che il primo passo in tal senso sia capire se (o quanto) le società di acque potabili siano consapevoli di questo tema, così da introdurre sistemi di monitoraggio efficienti per riconoscere agenti come batteri e geni resistenti agli antibiotici”, afferma Larsson Ortino.
“Per comprendere meglio la consapevolezza del mercato sul tema abbiamo inviato una lettera aperta a 20 società in cui investiamo a livello mondiale, spiegando le nostre preoccupazioni e instaurando un con loro un dialogo. Siamo stati delusi dal riconoscere che in molti paesi vi è poca sensibilità e monitoraggio sulla Amr. Crediamo che questo sia dovuto a una mancanza di requisiti normativi e incentivi a livello nazionale, oltre che internazionale, forse a causa della poca percezione sui rischi immediati e a lungo termine per le singole società”, prosegue l’esperta.
“Quello che è chiaro è che dobbiamo considerare come possiamo influenzare il panorama legislativo in quest’area, al fine di promuovere un approccio migliore e standardizzato. Risolvere la sfida della Amr nel contesto delle acque potabili è complesso e richiederà la collaborazione e le competenze di tutto il settore, così come di tutti gli stakeholder, inclusi investitori, università ed enti nazionali e internazionali” conclude Larsson Ortino.

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